Il lungo sabato di Conte: DPCM rinviato, scontro con le Regioni
Il nuovo decreto, la cui bozza era già pronta e stava circolando nelle redazioni dei giornali, ha trovato un ostacolo imprevisto nella Conferenza delle Regioni.
Il nuovo decreto, la cui bozza era già pronta e stava circolando nelle redazioni dei giornali, ha trovato un ostacolo imprevisto nella Conferenza delle Regioni.
La costante crescita dei contagi, ma soprattutto quella dei ricoveri, aveva convinto il governo ad una forte accelerazione su un nuovo DPCM. Gia’ nel pomeriggio di sabato, dopo un confronto fiume con esperti e rappresentanti delle regioni, era pronta una bozza. Le voci parlavano di una nuova stretta sugli orari di apertura degli esercizi pubblici e altri provvedimenti restrittivi. Malgrado le reazioni non positive su siti e social il Governo era determinato ad andare avanti, a costo di sfidare il consenso.
Attorno alle 18, nelle redazioni è circolata la bozza che pubblichiamo, che Conte avrebbe dovuto illustrare in una conferenza stampa un paio d’ore dopo.
Poi lo stop improvviso. Conferenza stampa rimandata. Firma del DPCM rinviata.
Le voci parlavano di uno scontro interno alla maggioranza, con diverse posizioni tra PD e M5S soprattutto sui presunti imiti di spostamento tra le Regioni che pareva fossero previsti dal nuovo decreto, ma invece l’ostacolo è venuto dalla Conferenza delle Regioni, con una lettera a firma del Presidente Bonaccini della quale siamo venuti in possesso.
Una linea decisamente in contrasto con il rigore proposto da Governo, soprattutto riguardo i pubblici esercizi, per i quali le regioni chiedono da un lato meno limiti orari, dall’altro la chiusura totale nel centri commerciali durante i week end. Divergenze anche sulla scuola, dove i governatori chiedono la chiusura totale degli istituti superiori, con didattica a distanza al 100%. Preso probabilmente atto del fallimento del sistema di tracciamento dei contagi, viene anche proposto di adottare solo i test sierologici per le verifiche a tappeto e riservare i tamponi ai soli casi sintomatici.
Al centro temi urgenti, sui quali tanto lo Stato, quanto gli enti locali hanno mancanze alla quali porre rimedio. Il problema che traspare – però- è che su nessuno dei due fronti si procede a un’assunzione di responsabilità e si preferisce ributtare la palla nell’altra metà del campo. Quale che sia la sintesi finale, è chiaro che siamo di fronte a due visioni molto diverse, con di fondo un rigorismo del Governo e una maggior elasticità da parte delle amministrazioni locali. Resta da vedere chi- politicamente parlando – sta rischiando di più. Purtroppo lo scopriremo tra qualche settimana, quando i provvedimenti adottati avranno dato il loro risultati sull’emergenza sanitaria.
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