Mannaggia a te Francesco che mi sfidi pure.
L’altro giorno scrivevo del Fosbury flop e di come sia stata probabilmente quella l’unica rivoluzione d’ottobre ad aver avuto risultati efficaci e duraturi. Mi sembra abbastanza chiaro che, dopo avermi letto, tu abbia deciso di alzare l’asticella dei rivoluzionari autunnali. «Anche gli omosessuali hanno diritto ad una famiglia, va creata una legge sulle unioni civili» … hai detto niente.

Non ho ancora visto le volte celesti squarciarsi, il sole oscurarsi e nemmeno falangi di arcangeli pronte a purificarci con piogge di zolfo. Giusto un po’ di nebbia mattutina, qui, into the padan pianur. Ne deduco, quindi, che lo sapessi che ai piani alti le tue dichiarazioni non avrebbero creato chissà quali sconquassi. Con buona pace dei tanti fan di The young Pope.

Daje Jude

Che poi, vabbè, lo so pure io che su sta cosa ci stai facendo un po’ di marketing, che il montaggio del video magari è fatto per trarci in inganno e le interpretazioni delle tue parole potrebbero pure essere diverse. Le implicazioni e i ragionamenti teologici, però, meglio lasciarli a chi di dovere. A me interessano i risvolti terreni, gli umori della terra di mezzo, “laggente”. Anche perché è qui che si gioca la partita vera delle rivoluzioni.

Mi aspettavo di più, devo essere sincero. Già mi vedevo Adinolfi stracciarsi le vesti di fronte a quattro perpetue (che è la media di partecipazione ai suoi comizi), un Pillon pronto a tatuarsi il volto di Ratzinger sul petto e qualche altro personaggio in collegamento su “Rete4”. Invece niente incazzature, niente strepiti, nessuna torcia infuocata in marcia.

Anzi, mi tocca pure sentire che «il Papa ha fatto bene a pronunciare certe parole. Ribadiscono la distinzione tra l’istituto del matrimonio, che per il Papa e l’ordinamento giuridico italiano non può che essere tra un uomo e una donna, rispetto a quello dell’unione civile pensato per i gay». Il risvoltone della frittata.

Questa non me l’aspettavo da te, Mario, te lo dico sinceramente. Queste paraculate le devi lasciare a quei politicanti che col Papa si incazzano quando parla di migranti perché fa engagement, ma poi su certe questioni mica intervengono. Perché lo sanno anche loro che c’aveva ragione MJ a dire che «pure i repubblicani comprano scarpe da ginnastica”. E quindi restano nella loro comfort zone, i clandestini e gli attacchi al Governo, appunto.

Ma tu, Mario, non sei come loro. Tu sei mosso da puri ideali e non devi tenere d’occhio le percentuali di consenso. Il bigottismo 4.0 è il tuo core business, non dimenticarlo. Non puoi arretrare di un passo, tu, che sei il Che Guevara dei basabanchi. Da te mi aspettavo una reazione alla Mario Brega, non quella di un don Alfio qualunque. Per fortuna hai ancora tempo per rimediare. Ci conto.

Mario, indicaci la via

Ok, avete ragione, con Adinolfi son partito per la tangente. Torniamo a noi.
Francesco, c’è chi potrebbe sostenere che buttare lì una bomba del genere, in un momento storico dove mezzo mondo è piegato dalla pandemia, sia un po’ come infilare dei piccoli articoli “ad personam” all’interno di un pacco di decreti legge su cui va votata la fiducia. Punti sul fatto che nessuno ci darà troppo bado, e intanto porti avanti i tuoi progetti.

Io non la vedo proprio così. Secondo me ci credi davvero nella tua rivoluzione, vuoi una Chiesa che sia al passo col mondo. Up to date, come direbbero quelli che ne sanno. Già, il mondo, forse è proprio quello il problema.

Io te lo dico, quando ieri ho letto le prime agenzie con le tue parole, un sorriso mi è scappato. Poi però ho passato la serata a cancellare commenti ad un articolo in cui si parlava di reati commessi da persone di origine magrebina. “Facciamo un bel falò”, “bastonate sui denti, altro che” e “lanciafiamme” erano solo alcuni dei più carini. Che poi, non è mica per le cazzate scritte da quattro infelici che mi preoccupo. Loro restano in quattro, ma è proprio vedere la mole di reazioni e condivisioni che un argomento del genere, rispetto a qualsiasi altro, scatena anche nelle persone più moderate (da anni ormai) a farmi pensare.

E dovrebbe mettere in guardia anche te, Francesco, sta roba. Perché le rivoluzioni hanno bisogno sì di tempismo, ma pure di terreno fertile per germogliare, e non vorrei che quello della vigna del Signore fosse ormai troppo indurito.
Lo dico un po’ per tutti, anche perché sarebbe davvero ora di una nuova rivoluzione d’ottobre. Pure Fosbury credo sia d’accordo.

P.S. Questo pezzo l’ho scritto ieri sera. Stanotte ho sognato Adinolfi in camicia sbottonata e petto villoso a raccontare “J’ho dato un destro ‘n bocca, m’è cascato a terra come Gesù Cristo. J’ho rotto er setto nasale, j’ho frantumato le mucose, e je dicevo «Arzete, a cornuto arzete!»”. Sto male.