Un atelier di una giovane artista veronese si apre non solo al pubblico ma anche ad altri artisti e territori. Alice Voglino da poco più di un anno ha adibito uno spazio in Corso Milano a luogo di lavoro, ma ha subito pensato di renderlo permeabile non solo ai visitatori, bensì di intessere relazioni che aprano un dibattito visivo e culturale intorno ai temi fondanti del contemporaneo. Voglino con la sua pittura usa il colore come un fattore intimo attraverso cui entrare in contatto con se stessi e indagare l’essenza delle cose. E infatti in questo progetto di collaborazione e dialogo dentro e fuori le mura veronesi, è spesso il colore a svolgere il compito del trait d’union nella diversità dei linguaggi e della ricerca.

Così domani, 22 ottobre, inaugura la mostra di Stefano Cescon, classe 1989, nato a Pordenone e diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Verona e in decorazione all’Accademia di Venezia, dove vive e lavora. Cescon trova nella cera il medium ideale, per la sua malleabilità e morbidezza, strumento accogliente e reattivo con cui sonda il modificarsi della forma nel tempo. Come si legge nel testo critico curato dalla Manuel Zoya Gallery di Milano, che collabora al progetto dell’Atelier Alice Voglino, la ricerca di Cescon dell’ultimo anno si fonda in particolare sul rapporto dialettico tra elementi speculari: l’equilibrio tra forze di superficie (laterali e frontali) e i passaggi tonali. Se la forma è costretta o contenuta in una struttura geometrica, la cera con la sua morbidezza aggiunge espressività al risultato finale.

Ad esempio, le opere Honey boxes e Honey panels sono composte da strati di cera d’api mista a stearina, paraffina e colori ad olio, compressi in spazi geometrici e sovrapposti in successioni temporali. Ne nasce una stratificazione cromatica mutevole, la cui consistenza alla vista non è unifome sebbene sia contenuta in una forma rigida. In queste sedimentazioni nno c’è solo la materia lavorata, ma anche il rapporto che l’artista intrattiene con essa e il suo immaginario cromatico, che Cescon coglie dalle immagini virtuali. Per Honey Boxes Cescon afferma che «questo percorso ha origine dall’esperienza maturata dal fare pittorico. L’attenzione al riverbero della luce e all’equilibrio cromatico ha plasmato le future direttive, insieme all’esigenza di tornare a una dimensione più legata al costruire, all’aspetto artigianale nel modo in cui ci si confronta con la materia costitutiva dell’opera.»

Nonostante i limiti della materia e il rigore delle forme, l’artista dichiara di non sapere mai cosa aspettarsi,

«se il lavoro corrisponda più o meno all’idea iniziale o se abbia seguito un’altra direzione. L’ultimo lavoro si rivela sempre il più gratificante per me, perché la sorpresa è maggiore e mi permette di continuare la ricerca mantenendo ogni volta vivo lo stupore e la sensazione di percorrere strade inesplorate.»

E le sedimentazioni sono fatte di connessioni tra i vari livelli, un multistrato che diventa una metafora della vita, che sia umana con tutto il bagaglio di memoria, cultura, esperienza, o che sia più in senso lato, pensando anche al divenire del tempo, a quanto incida nella trasformazione che incorre tra progettazione, opera, contemplazione.

Inaugurazione domani, 22 ottobre dalle 19 alle 20, poi fino al 16 dicembre l’esposizione è visitabile all’Atelier Alice Voglino in Corso Milano 23, dal lunedì al venerdì in orario 15-19, su prenotazione chiamando al +393407998911.
Ingresso agli spazi espositivi come da normative Anti-Covid attualmente vigenti.