Donne che odiano Trump e dove trovarle
Mr Trump, appassionato amante delle donne, si trova spesso a doverle inseguire, mai come stavolta solo per provare a vincere le elezioni.
Mr Trump, appassionato amante delle donne, si trova spesso a doverle inseguire, mai come stavolta solo per provare a vincere le elezioni.
Le elezioni presidenziali americane si avvicinano a grandi passi (sono in programma il 3 novembre, fra due settimane esatte) e l’esito appare quanto mai incerto, con Donald Trump e Joe Biden separati da diversi punti percentuali, nei sondaggi rivelatisi però inattendibili all’ultima tornata di quattro anni fa, quando ad affrontare il tycoon c’era la democratica Hillary Clinton. E a proposito di donne al potere, in queste ultime settimane pre-elettorali si mostra con sempre maggior chiarezza la potenza delle donne. Da uno studio del prestigioso Pew Research Center che rileva la percentuale dei votanti degli ultimi 20 anni rispetto agli aventi diritto, classificandoli per genere, etnia e istruzione, si rivela infatti un gender gap a favore delle donne, tra le quali complessivamente il 63% ha votato nel 2016 (contro il 59% degli uomini). I bianchi votano più dei neri (il 67% delle donne e il 64% degli uomini) e il divario maschio/femmina cresce nella comunità afroamericana, dove le donne vincono di ben 10 punti (64% vs 54%). Al crescere del livello di istruzione, aumentano le percentuali dei votanti e il gap di genere si appiattisce: tra i laureati votano l’80% delle donne e il 78% degli uomini bianchi, percentuali che passano per i neri al 74% e 71% rispettivamente. Tra la popolazione con istruzione più bassa, il divario si espande (4 punti tra femmine e maschi bianchi, 11 punti nei neri e 6 punti negli ispanici).
A livello di partito, esiste poi un innegabile vantaggio dei Democratici tra le donne, che si è ampliato negli ultimi anni. Nelle elezioni di metà mandato del 2018, il 56% delle donne si dichiarava Dem, mentre solo il 38% si sentiva Repubblicana (tra i maschi, tendenza invertita: il 50% si sente Repubblicano e il 42% Democratico). La propensione tutta femminile per i Dem si conferma nelle varie etnie esaminate, con un gap costante di oltre 10 punti rispetto ai compagni maschi. Insomma, l’analisi sembra puntare verso un assioma non dichiarato ma difficilmente ribaltabile: le donne odiano Trump. Sorprendentemente.
Pare davvero incredibile, specie alla luce del fatto che “Lui”, il Presidente Donald Trump, le ami tantissimo, invece. Lo afferma in tutti i comizi e da sempre si circonda di donne bellissime, le frequenta tutte, con alcune ci va pure a letto (il “gentleman” ha usato un altro “concetto”) e raramente le sposa. Mr Trump ama talmente le donne da possedere tutti i format dei concorsi di bellezza, dalla Maglietta Bagnata di Chattanooga fino a Miss Universo. Certo, la sua idea di femminilità è decisamente stereotipata e sembra realizzata in laboratorio con abbondante uso di materiali gommosi. Ama donne tutte uguali, secondo un cliché fisico ma anche caratteriale: una donna decorativa e sorridente, da sorreggere e aiutare mentre deambula su abbondanti centimetri di tacco, silenziosa e al suo posto. Ne trova di donne così, sia chiaro; per tutte le altre c’è solo il suo disprezzo. Su un terreno è inattaccabile, a dir la verità: è stato il primo tycoon a eliminare per le sue aziende la discriminazione di genere nelle assunzioni e nello stipendio; inoltre, sia alla Casa Bianca sia nel suo entourage elettorale sono molte le donne insediate nei centri del potere. Che poi le donne prescelte tornino in massima parte ai canoni di bellezza e comportamentali sopra descritti sembra soltanto una fortuita coincidenza.
Quando una donna sfugge allo stereotipo oppure semplicemente gli si oppone politicamente, Mr Trump la critica ferocemente, senza preoccuparsi di sconfinare nel sessismo. Trasforma l’avversaria in oggetto sessuale di scarto, ne insulta l’apparenza e sminuisce la sua intelligenza. Definisce le donne fragili e deboli, quando non riesce a “prenderle per la pussy”; lo fa anche con gli uomini a dire il vero: sono tutti “little”, usando un finto diminutivo, molto ma molto freudiano. Quando Mr Trump insulta le misure di Kim Kardashian o Rosie O’Donnell (comica televisiva che lo attacca spesso) non usa mezzi termini: le definisce balene, scaldabagno o semplicemente “fat bitch”. Parlando della principessa Diana, arrivò a dire che rimpiangeva di non averla sul suo elenco, che “lei aveva tutto: il portamento, la bellezza, la pelle (??!) e si, va beh, era pazza ma insomma… una volta orizzontale sono piccolezze”. Pazza è un aggettivo che usa spesso per insultare le donne che sfidano il suo stereotipo, un po’ come si definivano le streghe prima di bruciarle o le libertine prima di rinchiuderle nei manicomi.
Ci sono, altrettanto incredibilmente, delle donne che amano il presidente: le “Women for Trump”, un comitato di azione politica dal cui sito apprendiamo che le donne repubblicane (bianche) gli perdonano di “dire cose che lo mettono nei guai” perché “contano le azioni non le parole e Lui non segue uno spartito scritto da professoroni, ma parla al cuore della gente”. Crediamo non si riferiscano al cuore dell’avvocato Elizabeth Beck che, durante l’udienza in una causa contro Mr Trump, chiese una sospensione per poter allattare al seno e si sentì urlare: «Disgustosa, tu sei disgustosa.» Piccoli errori, dice la fondatrice di “Women for Trump”, Amy Kremer, famosa anche per aver inventato i “tea party” repubblicani; una donna che si definisce nel curriculum una “vera ragazza del Sud (“Southern belle” nelle sue parole). Amo cucinare, fare giardinaggio, il vino e l’antiquariato. Sono la tipica mamma normale, che ama la sua nazione e vuole che suo figlio abbia tutto quello che ha avuto lei”. Via col Vento 2.0 praticamente.
Tornando al nostro film, ecco che alla questione amore odio, apparentemente reciproca, tra il presidente e il genere femminile, si inserisce una trama diversa. La scorsa settimana, durante un comizio a Johnston, in Pennsylvania Mr Trump si è rivolto alle “Casalinghe della suburbia americana” (qualcosa già visto in tv, come forse ricorderete) con una supplica straziante: «Will you please like me?». Era dai tempi di Elvis che non si sentiva un uomo chiedere a una donna di amarlo, per favore. Si è subito ripreso dal candore per attaccare il programma di edilizia equa promosso da Barack Obama e rimarcare con veemenza: «Ma vi rendete conto che io ho salvato i vostri dannati quartieri? Perché non mi amate?»
Lungi dal provocare tenerezza nelle partecipanti, il Presidente ha dato l’idea di esser convinto di vivere ancora negli anni ’60, nei quartieri residenziali bianchi e protetti di Richard Nixon. Le nuove “suburbs” sono invece diversificate e multi-razziali (nel censimento del 2010 il 35% dei residenti erano non-bianchi, contro il 19% di vent’anni prima), più aperte e anche meno ricche. La ricerca riporta come nel 2016 il voto di queste aree era a metà tra i due sfidanti (47% per Trump, 45% per Clinton), mentre alle mid-term del 2018 i Democratici hanno raggiunto il 52% (contro il 45% per i Repubblicani). La nuova mossa per riconquistare il genere femminile è la prima partecipazione alla Convention Repubblicana della First Lady, nella prima uscita pubblica da quando è risultata positiva al Covid-19. Nonostante i pettegolezzi usciti recentemente, è sempre lei il volto di famiglia preferito dagli americani e viene vista come un freno alle esternazioni scoppiettanti del marito, stravolto dai troppi steroidi. Melania Trump porterà sul palco lo stereotipo della Moglie devota e sorridente, che affida il proprio futuro e quello dei figli all’uomo forte al comando, quel modello in cui ormai poche donne si identificano. Pur di chiudere il gender gap elettorale che ha contribuito a creare lui stesso, Mr President concede una ribalta alla consorte, le permette di uscire dal suo roseto, dimostrando forse di essere più disperato delle sue affezionate casalinghe.