Nella vicenda di Patrick Zaky il giorno sette di ogni mese risulta – per vari motivi – una tappa fondamentale. In quel giorno, a febbraio, in base a quanto riferito dai suoi avvocati, gli agenti dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale (NSA) lo hanno arrestato e tenuto bendato e ammanettato per 17 ore durante il suo interrogatorio avvenuto all’aeroporto. Ne abbiamo raccontato in modo diffuso nelle pagine di Heraldo

I Pubblici ministeri di Mansoura hanno all’epoca ordinato la detenzione preventiva di Patrick George Zaki in attesa di indagini basate accuse vaghe, tra cui “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Avrebbe dovuto rimanere in carcere per 15 giorni, con lo scopo di prolungare la durata delle indagini, ma solo oggi, mercoledì 7 ottobre, dopo ormai 8 mesi di carcere a Tora a sud del Cairo, forse ci sarà un nuovo capitolo in questa storia, con l’ennesima udienza per la sua scarcerazione.

Riccardo Noury

«Sabato 26 settembre di fatto l’udienza per Patrick non si è svolta perché una rivolta in alcune zone del centro di detenzione in cui è prigioniero hanno costretto tutti i detenuti a rimanere in cella e per questo ci si è accordati per lo slittamento d’udienza che sarà appunto oggi – ci spiega Riccardo Noury, instancabile portavoce di Amnesty Italia–. Continuiamo a usare tutti i nostri mezzi di pressione, soprattutto nei riguardi dell’ambasciata italiana che sembra essersi dimenticata di questa causa, complice l’estate e altro, per rafforzare la richiesta di scarcerazione di Patrick per consentirgli di tornare a Bologna e consentirgli di iniziare quasi in tempo il secondo anno del suo master. È una speranza, nulla di più, forse un sogno, ma dobbiamo coltivare l’una e l’altro.»

A causa della pandemia da Coronavirus, inoltre, le visite già sporadiche consentite ai familiari sono diventate ancora più rare per lo studente.

«Il gruppo di Amnesty International Verona si è attivato per chiedere libertà per Patrick, organizzando un presidio a Ponte Pietra lo scorso 19 febbraio – ci spiega Silvia Savoia, responsabile del gruppo scaligero –. I presenti e le altre associazioni che hanno aderito alla manifestazione (ProgettoMondo.mlal, Rete degli studenti Medi Verona, Udu Verona, e veronetta129) hanno chiesto il rilascio immediato e incondizionato di Patrick, in stato di fermo esclusivamente per il suo lavoro sui diritti umani e per le idee espresse sui social, vittima del regime di sistematica repressione dello stato egiziano di Al-Sisi.»

Durante il periodo di lockdown, il gruppo di Verona non ha smesso di manifestare in favore della libertà di Patrick aderendo ad una foto-petizione su Instagram indetta dal gruppo Amensty di Bologna.

Patrick George Zaki è un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Oggi si cercherà di avere Patrick fisicamente all’udienza perchè  possa difendersi insieme ai suoi avvocati. 

La foto-petizione su Instagram di Amensty Verona