«Educare al rispetto e alla tolleranza nel nome di Nicola e Willy»
Intervista alla profesoressa Daniela Galletta, coordinatrice della rete "Scuola e territorio" e membro dell'associazione Prospettiva Famiglia.
Intervista alla profesoressa Daniela Galletta, coordinatrice della rete "Scuola e territorio" e membro dell'associazione Prospettiva Famiglia.
Nicola Tommasoli, 2008, Willy Monteiro Duarte, 2020. Due ragazzi accomunati da uno stesso tragico destino. Dopo i fatti di Colleferro che hanno visto la morte di Willy, barbaramente ucciso a pugni e calci perché aveva tentato di difendere un amico, la memoria, qui a Verona, è andata a quanto accaduto al povero Nicola. E se da un lato lo scoramento riemerge, perché a volte sembra di combattere contro un destino ineludibile che riappare ogni volta con eventi simili, dall’altro c’è la speranza, sotto forma dell’invisibile che non è accaduto e non ha pertanto fatto notizia, che qualcuno sia sia salvato. Che, appunto, non sia accaduto niente di grave perché è stata messa in moto una macchina di sensibilizzazione, di educazione, di attenzione e di memoria al fine di evitare che fatti simili possano riaccadere.
Un evento che va in questa direzione è quello del prossimo 26 settembre ore 11 all’Istituto Copernico Pasoli (via Dalla Corte, 15, Verona). Giornata del compleanno di Nicola e nella quale si svolgerà la premiazione dei vincitori della VI edizione del concorso-borsa di studio “Nicola Tommasoli”. L’evento, organizzato da Prospettiva Famiglia, in collaborazione con il Comune di Verona, fa parte dei progetti di educazione alla legalità e cittadinanza consapevole realizzati con la rete “Scuola e territorio: educare insieme” che racchiude una cinquantina di scuole del territorio veronese. Di quanto accadrà il 26 settembre ce ne parla la coordinatrice della rete, la professoressa Daniela Galletta dell’Istituto Copernico-Pasoli, che è anche membro dell’Associazione Prospettiva Famiglia.
Professoressa Galletta, ci racconta come nasce questo evento?
«Sei anni fa, nell’ambito del corso di formazione genitoriale di Prospettiva Famiglia, fummo chiamati dalla famiglia Tommasoli che intravide la possibilità di mantenere la memoria del figlio attraverso delle attività didattiche e formative. Istituimmo cinque borse di studio: una per ognuno dei tre gradi scolastici, una per la scuola in carcere e una per quella in ospedale, con una tematica che cambia di anno in anno.»
Cosa viene chiesto di fare agli studenti?
«Sulla base del tema prescelto, agli studenti si chiede una riflessione attraverso materiale di vario tipo: componimenti, produzioni multimediali, grafiche in modo da sviluppare quanto proposta. Quest’anno la tematica è il coraggio. Abbiamo avuto il timore che con il lockdown sarebbero sorti dei problemi. Contrariamente a questo, gli insegnanti hanno risposto con grande partecipazione.»
Come hanno risposto i ragazzi?
«Generalmente raggruppiamo una ventina di produzioni. Quest’anno sono raddoppiate. Abbiamo fatto tutto online, ma ripeto, l’impegno di ragazzi e docenti è stato molto importante. Ricordiamo che le borse, suddivise tra la famiglia Tommasoli e Prospettiva Famiglia, non vanno al singolo, ma alla scuola per l’acquisto di sussidi didattici.»
Quali sono i principi su cui si fonda il bando?
«Ci sono dei cardini sui quali si poggia: educare al rispetto e alla tolleranza, la diversità, costruire il senso di legalità, sviluppare l’etica della responsabilità, sviluppare il senso di oblatività verso la dimensione sociale. Per esempio negli anni abbiamo dato diversi temi: educare al rispetto e alla tolleranza, la Costituzione, educare alla bellezza, il viaggio come ricerca per il proprio sviluppo personale, il sorriso e l’ultimo, come detto, il coraggio. Ci sono delle produzioni della primaria e del carcere che sono commoventi.»
Cosa succederà il 26 settembre?
«Faremo le premiazioni, che quest’anno si svolgeranno all’Istituto Pasoli e non al Centro Civico Tommasoli, alla presenza della famiglia, dei ragazzi, dei docenti e dirigenti. Credo cha alla luce degli ultimi eventi sia ancora più importante dare valore a questo tipo di iniziative, perché, come raccontato dalla famiglia Tommasoli, nonostante le richieste pressanti, nessuno raccolse la loro proposta. Prospettiva famiglia, invece, la accolse e assumendosi l’impegno, che non è da poco, per far svolgere tutte le attività. Voglio ricordare che l’attore Ture Magro, nel 2018, mise in scena una pièce teatrale in cui in 45 minuti ha ricostruito le emozioni vissute quella notte del 1 maggio fino a quando Nicola morì. Una performance molto intensa, che l’attore oggi porta in giro in Italia e che proietteremo, sulla base dei tempi, proprio sabato 26. I ragazzi devono comunque vederla perché c’è molta violenza gratuita, che in alcuni genera stupore e in altri, purtroppo, ancora attrazione.»
Ripensando anche ai recenti fatti di Colleferro e alla tragica morte di Willy Duarte, c’è chi ha avuto coraggio e ci ha rimesso la vita e chi, per il quieto vivere o per non avere problemi, preferisce mettere la testa sotto la sabbia. È difficile insegnare a non aver paura?
«Ci vuole coraggio, ci vuole il desiderio di andare controcorrente. È paradossale che quello che noi proponiamo quotidianamente nelle istituzioni scolastiche vada contro quello che i ragazzi respirano ogni giorno. I ragazzi per avere coraggio di dire di “no” hanno bisogno di esempi educativi coerenti. Nella misura in cui i ragazzi incontrano nel loro cammino figure adulte sane, coerenti, coraggiose anche loro lo diventano. Ecco perché abbiamo la fragilità di questo momento educativo, perché l’istituzione famiglia si è sgretolata e gli stessi genitori sono disorientati. Nella scuola si fa un gran lavoro ma purtroppo anche lì capita che i ragazzi incontrino insegnanti non all’altezza.»