Chiedo asilo
Il "Patto di corresponsabilità" degli asili impone il tampone ai bimbi che manifestano anche un sintomo di raffreddore. Dopo una mattinata agli Scalzi, cosa potrebbe accadere in inverno già preoccupa centinaia di genitori.
Il "Patto di corresponsabilità" degli asili impone il tampone ai bimbi che manifestano anche un sintomo di raffreddore. Dopo una mattinata agli Scalzi, cosa potrebbe accadere in inverno già preoccupa centinaia di genitori.
Alle 8 alla Caserma Pianell di Verona la fila è già lunga. Ben oltre il cancello d’ingresso, dal parcheggio pubblico esterno si snoda una colonna umana ordinata, socialmente distanziata e, in fondo, rassegnata. A formarla è qualche centinaio di mocciosi, in senso letterale, e i rispettivi genitori. Sono stati spediti lì dai regolamenti applicati da educatori, maestri e pediatri. Come recita il “Patto di responsabilità reciproca” istituito per questo anno particolare, devono effettuare il tampone rapido necessario per essere riammessi all’asilo o a scuola.
Qualche gocciolina al naso del bimbo – tra uno e cinque anni è la prassi tra quelli che frequentano scuole materne e asili nido – è sufficiente a costringere ogni famiglia a chiamare il pediatra, mettere in auto il figlio con in bocca il ciuccio e in mano la tessera sanitaria magnetica e recarsi in uno degli ambulatori previsti (in provincia oltre agli Scalzi sono a San Bonifacio, Legnago e Bussolengo) per escludere che il sintomo sia segno del contagio da Coronavirus.
Per arrivare al test a Verona in questi giorni i tempi d’attesa sono in media di quasi due ore di coda, più quindici minuti tra accoglienza, analisi e ritiro del referto. Lisa (nome di fantasia) ha appena un anno e non ha avuto neppure il tempo di ultimare l’inserimento al nido che un paio di “eccì” hanno costretto la madre a chiedere un permesso di lavoro per portarla alla Pianell. Si dimena tra video di cartoni animati, coccole e pupazzetti ma dopo un po’ la bambina inizia a piangere. È esausta, sotto il sole che già incombe in un contesto tutto sommato accogliente ma senza tettoie tranne che per il drive-in delle auto.
I più piccolini sono i più sensibili alle lungaggini che la disponibilità del personale, incluso quello militare, non possono snellire. Più tranquilli e fatalisti appaiono gli studenti di elementari e medie. D’altronde in fondo è bastato un raffreddore o qualche colpo di tosse senza neppure la febbre per saltar scuola con la giustificazione. Così se ne stanno buoni ad attendere, con le mamme e i papà che poco a poco iniziano a sgranare gli occhi. La rassegnazione e il fastidio per le ore di lavoro perse sono seguiti dallo sconcerto in prospettiva. Quando autunno e inverno moltiplicheranno gli starnuti, cosa accadrà?
Passo dopo passo verso l’ambulatorio, minuto dopo minuto trascorso col bimbo in braccio, più d’uno dei presenti ha avuto tempo di riflettere, in attesa dell’esito del tampone che per tutti sembra essere negativo. Alcuni pensano in silenzio, altri ad alta voce sull’eventuale ritiro del figlio dall’asilo. Una scelta dolorosa ma che per paradosso potrebbe evitare un’ulteriore complicazione nella gestione del ménage familiare. «Col brutto tempo rischiamo di dover venire qui ogni giorno» dice una signora. «Se non cambiano le cose saranno più i giorni d’asilo persi che quelli frequentati» ribatte un papà, rasserenato da altri sulla profondità del bastoncino che verrà introdotto nelle narici del figlio. Improbabile che questa procedura possa reggere nel medio periodo: se non sarà possibile individuare un compromesso rispetto all’attuale regolamento, ovvero modificando al rialzo i parametri di prevenzione, l’unica alternativa realistica è riuscire a moltiplicare i locali adibiti a eseguire i tamponi. Con i referti in mano, all’uscita una mamma saluta la vicina di coda. «Arrivederci» dice la prima. «Speriamo di no», le risponde l’altra, con il sorriso nascosto dalla mascherina.