La fantastica carriera di Primo Deifurbi
Un calciatore falso per una storia vera. Tra cialtroni, creduloni e professionisti solo a parole.
Un calciatore falso per una storia vera. Tra cialtroni, creduloni e professionisti solo a parole.
Ci sono fatti di cui vale la pena parlare e altri da ignorare. Prendiamo il mondo del calcio, ad esempio. Dopo la pausa per l’emergenza sanitaria sono ripartite a Coverciano le lezioni del corso da direttore sportivo a cui sono iscritti tra gli altri Nicolàs Burdisso, Stefano Sorrentino e l’ex centravanti del Parma Emanuele Calaiò. La notizia, con tanto di nomi e cognomi dei tre ex atleti, era stata enfatizzata dal sito ufficiale della Figc e ripresa dai principali media nazionali e sportivi. In effetti si tratta di una curiosità interessante per gli appassionati. Succede però che, strada facendo, si scopre che Calaiò in realtà non ha diritto a partecipare al corso in quanto, da calciatore, nella stagione sportiva precedente era stato coinvolto in una vicenda di calcioscommesse. La squalifica ricevuta gli costa dunque la revoca dell’ammissione. Se è incredibile che la cosa gli sia stata notificata dalla Federazione a soli due mesi dal termine del programma formativo, lo è forse ancor di più che la vicenda non abbia destato l’attenzione dei grandi media. Che l’hanno ignorata, come ha riferito Il Fatto Quotidiano.
Qualcosa in effetti sembra non tornare nel comunicare o meno certe notizie. Anzi, a livelli più lontani dal calcio che conta, esiste anche un modo di porsi inclassificabile che sforna talvolta categorie di persone non qualificabili, le quali a loro volta ottengono un successo di una popolarità imprevedibile. Robe che potrebbero far uscire dai gangheri chi è abituato a svolgere il proprio lavoro con impegno e porsi con misura ed educazione. Può bastare lo spazio di questa pagina per raccontare – specie a chi non la conosce – fino a dove possa spingersi l’inventiva strategica di taluni personaggi che cavalcano il mondo del calcio? E allora, uno dei più emblematici esempi di quanto ci sentiamo in dovere di raccontare riguarda la promettente carriera calcistica di Primo Deifurbi, nome di fantasia che chiediamo di immaginarlo vero.
Partiamo dall’inizio: Primo è un ragazzotto con la passione per il calcio. Anzi, vorrebbe diventare quel che lui ritiene sia essere “calciatore”. Così decide di investire un po’ dei quattrini, messi da parte grazie all’azienda di famiglia, per chiedere ad un’agenzia di marketing come poter penetrare e farsi conoscere dal pubblico. Deifurbi non è fesso: siccome non esiste tracciabilità statistica della sua mediocre carriera da calciatore, se la inventa. Stende un falso curriculum rivendicando i fasti di una percorso giovanile tra un Torneo di Viareggio (che rimane pur sempre un “must” nel panorama giovanile nazionale) e un provino al Leyton Orient, passando per una deludente semestrale parentesi con il Vaduz, club scelto per tentare di approdare con maggior facilità nel calcio delle Nazionali e delle grandi competizioni Fifa. Niente di che, ma pur sempre meglio che niente.
Per ottenere visibilità, sfrutta poi gli indici di gradimento tipici di una certa fascia di giornalisti che rimangono affascinati dai progetti contenenti “borse di studio”, college universitari e soprattutto nomi altisonanti, negli Usa e a Dubai. Le interviste e gli spazi sui giornali si possono comprare con la stessa facilità di un posto nella rosa di una squadra. Nel giro di poche settimane il nostro Primo diventa così un calciatore vero, una stella del Web e un ospite fisso all’interno della messinscena di matrice trumaniana.
Chi pensa che ci sia soltanto dell’effimero si metta il cuore in pace. Deifurbi non ha trovato ancora qualcuno deciso a smascherarlo e giorno dopo giorno i suoi fan prolificano come gli utili di una fabbrica di gel in tempi di Covid. E proliferano anche i video di partite fasulle grazie ai quali il nostro (rimpiazzato da un attore!) finisce per ottenere sul serio delle opportunità. Quando poi Primo incrocia sul suo percorso uno dei più importanti giornalisti sportivi, il gioco è fatto perché lo spettacolo può continuare. In storie come queste – per le quali non vorresti mai conoscere il finale – c’è un altro aspetto: l’astuzia di Primo mette a nudo la povertà professionale di una certa categoria di stampa, pronta a tutto pur di avere tra le mani qualcosa che possa fare colpo sul pubblico: il sogno americano del portiere cresciuto sul campo in sassi dell’oratorio di periferia. La verità non interessa. Perché quello che conta è avere per le mani una buona storia.
La storia di Primo Deifurbi è tracciabile sui maggiori portali di informazione calcistica. Il suo “percorso” nel calcio e addirittura i suoi consigli – su esperienze che non ha mai vissuto – possono essere seguiti ogni giorno sulla sua pagina Instagram. In fondo, è tutta una questione di utili e di sapersi mettere al servizio del fan. Che poi si riesca a fare il calciatore o a portare al cinema la propria storia che importanza potrà avere?
«Poi vedo approdare calciatori in Serie A che fanno solo da comparsa. Calciatori presi in campionati sconosciuti, ma che per qualche ragione entrano nel giro giusto e approdano magicamente nella massima serie. Sarà merito dei procuratori? Sarà merito degli sponsor? Non è dato a saperlo». Parole del Divin Codino, al secolo Roberto Baggio. Che gli si faccia avere il contatto del Primo Deifurbi?