Se doveva essere una sorta di ripartenza del mondo dei viaggi, non vi è dubbio che sia stata “falsa”. Una passeggiata per il centro di Verona è sufficiente a rappresentare lo stato dell’arte di quello che era il mese delle vacanze per antonomasia. In questo anno infausto, ad agosto la città è rimasta semivuota, così come tutte le più amate mete turistiche internazionali. A registrare il “tutto occupato”, almeno nei fine settimana, sono state le seconde case. Prese d’assalto a Sottomarina, Jesolo o ad Asiago. Non basta però a far sopravvivere albergatori, tour operator, guide e agenti di viaggio. Quello che avrebbe dovuto essere il periodo della ripresa dell’attività, si è trasformato in un disastro annunciato, tra strutture chiuse, voli cancellati ed estemporanee normative anticovid da gestire. Da esperti di servizi e destinazioni, gli agenti si sono dovuti trasformare in consulenti sanitari oltre che psicologici. Spesso senza neppure portare a casa un euro, come racconta Chiara Vido, che si occupa dell’organizzazione di eventi e di ricettività in Veneto tra la Riviera del Brenta e la Laguna. Da febbraio non registra nessuna prenotazione. «Gli unici clienti che ho visto sono stati dei tedeschi. Mi hanno chiesto delle mappe per andare in bici e stop. Ha provato a organizzare qualche escursione in barca verso Venezia e le isole ma per pareggiare i conti serve avere almeno avere trentacinque passeggeri. Neppure questo ha funzionato.»

I numeri ora fanno davvero paura. Un recente sondaggio lanciato sulla pagina online della componente veneta del Movimento autonomo agenzie viaggio italiane (Maavi), che raggruppa una serie di realtà della distribuzione turistica della regione, fotografa la realtà del comparto senza necessità di filtri. Oltre il 60% di chi ha risposto, ha dichiarato che l’andamento del 2020 sta facendo segnare per la propria impresa un decremento tra l’85 e il 90%. Nulla di nuovo per chi ha un’attività del comparto: è semmai la prova del nove di quanto riferito dall’Istat sull’effetto Covid. Secondo l’istituto di statistica, nel 2020 operatori e agenzie hanno visto calare a un misero 7% il proprio giro d’affari totale. Che significa meno 93% rispetto a cinque anni fa. Non sorridono neppure l’hôtellerie (-88%), il trasporto aereo (-79%) e la ristorazione (-64%). Per riassumere: a pagare il prezzo più alto al Coronavirus è con tutta evidenza il turismo. Quasi impossibile fare peggio.

Verona, estate 2020 (VRmedia ©)

C’è chi si sta reinventando nuove proposte su base locale, come Elena Tonon, titolare di un’agenzia a Mestre, con un rimpianto: «La stagione è stata gestita al meglio ma sono convinta che qualche risultato più incoraggiante sarebbe arrivato se le istituzioni avessero coinvolto noi del settore nella gestione dei flussi turistici rispetto alle necessità sanitarie». Le continue variazioni alle normative sono state costanti e imprevedibili. «Abbiamo dovuto affrontare tutto e il contrario di tutto: normative d’ingresso regionali, poi nazionali e internazionali, modelli di pre-registrazioni d’imbarco e sbarco, autocertificazioni, variazioni delle tipologie di mascherine, della capacità occupazionale di treni e pullman e infine l’obbligo di tampone al rientro da alcuni Paesi europei a ridosso di Ferragosto

Non mancano gli aneddoti, come quello vissuto da Monica Bozzetto. «Una sera a cena alcuni amici mi dicono: “partiamo per la Puglia”. Andavano senza un’agenzia alle spalle e non sapevano neppure quali erano le procedure da rispettare. In questa situazione di emergenza penso che il governo avrebbe dovuto affidarsi ai professionisti del comparto per la gestione degli spostamenti per vacanze, in particolare verso l’estero. Sono sicura non ci sarebbe stata la confusione e soprattutto la paura di contagi generata dai viaggi “fai da te”.» La collega mestrina è d’accordo. «È stata un’enorme fatica, per quanto apprezzata dai clienti che con il nostro supporto hanno potuto rispettare le regole e compreso il valore delle agenzie di viaggi. Alla fine è stato mortificante vedere che qualcuno ha voluto far passare che “per colpa dei vacanzieri stanno aumentando i contagi”.» Come dire: oltre al danno, pure le beffe.

Superare questa fase sul piano operativo non è facile. «Ideale sarebbe istituire una sorta di passaporto sanitario con tampone alla partenza e al rientro, abolendo le quarantene. E poi controllare chi viaggia senza rispettare procedure e protocolli» è l’opinione di Tonon condivisa da molti suoi “concorrenti” che da tempo stanno facendo squadra insieme. Fiavet da anni denuncia che il vero competitor delle agenzie di viaggi è l’abusivismo, che annovera migliaia di realtà operative senza licenza. «Il mestiere dell’agente è complesso e delicato» fa eco Gladys Dalla Cia, trevigiana con quasi quarant’anni d’esperienza nel settore. «Ci vengono affidate le vacanze di persone che a volte risparmiano tutto l’anno per permettersi qualche giorno di relax. Abbiamo una responsabilità sia operativa che morale. Per non parlare del business travel delle aziende che contribuiscono alla nostra economia. È un lavoro in cui occorre esperienza e sensibilità non comuni, oltre che aggiornamenti continui. Rispettiamo le regole, paghiamo le tasse e meritiamo rispetto.»

E domani che si fa? Il presidente di Fiavet Veneto, Giancarlo Reverenna, ha parlato a “Guida Viaggi” di un’orizzonte temporale della ripresa «Che si sposta almeno a marzo 2021» con un reale assestamento dei volumi di traffico, previa gestione della pandemia, «Non prima di tre o quattro anni.» Dalla Cia non ha dubbi: «Dovremmo ripensare un turismo nuovo, responsabile, consapevole e organizzato. Che porti ricchezza reale al territorio senza lo sfruttamento del “mordi e fuggi” che non giova a nessuno. A sei mesi dall’inizio dell’emergenza però fa davvero male che le istituzioni rappresentate dal Mibact non abbiano ancora provveduto ad una forma di sostegno al settore che contribuisce al 13% del Pil. Se non verremo seriamente aiutati, ho il presentimento che il turismo in Italia finirà male. Sarebbe una condanna a morte: spariranno quelle figure altamente preparate e le sole abilitate per legge in grado di organizzare tutti i servizi necessari ad accogliere le richieste, sia nel mondo incoming che outgoing, con riflessi drammatici su tutta la filiera che ruota intorno».

(Foto di copertina VRMedia ©)