Nubifragio: agricoltura e vino fanno i conti
Non ci sarebbe da temere per la vendemmia imminente, però i danni subiti sembrano più profondi rispetto alla perdita della produzione.
Non ci sarebbe da temere per la vendemmia imminente, però i danni subiti sembrano più profondi rispetto alla perdita della produzione.
Nonostante la violenza del nubifragio di domenica 23 agosto, i viticoltori veronesi sono pronti alla vendemmia. Tra i produttori lo comunica ufficialmente Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola e di Federvini, i cui vigneti fortunatamente non sono stati colpiti dal maltempo sia in Valpolicella Classica, sia nelle aree del Soave, del Lugana, del Bardolino.
La prima stima del Consorzio tutela vini Valpolicella, per voce del neopresidente Christian Marchesini, parla di una perdita intorno a quasi il 5% della superficie vitata, ossia 400 ettari.
Però nella zona più colpita, che tocca la fascia subcollinare tra i comuni di Pescantina e Bussolengo, con un pesante accanimento sul territorio di San Pietro Incariano, fino alla bassa Valpantena e in mezzo l’area collinare a nord del comune di Verona, non manca lo sconforto.
Tra i colpiti c’è anche chi non solo ha perso l’uva, ma fa i conti con danni a lunga scadenza, che possono ostacolare le annate prossime. «Stiamo collaborando con gli enti preposti anche per quantificare la perdita economica, l’area interessata è per fortuna circoscritta ma allo stesso tempo violentemente danneggiata in vigna e anche a livello ambientale», ha infatti sottolineato Marchesini.
Non ne soffrirà più di tanto la vendemmia, stando quindi alle dichiarazione degli enti di riferimento, ma per le singole aziende quadrare il cerchio tra fenomeni ambientali disastrosi e l’evento Covid-19 non sarà il risultato di una facile ricetta.
Va tenuto in conto che lo scorso giugno il presidente a fine mandato del Consorzio Valpolicella Andrea Sartori comunicava le misure prese per far fronte alla congiuntura economica creata dal coronavirus. I soci avevano approvato infatti la riduzione delle rese dei vigneti del raccolto 2020, passando da 120 a 100 quintali per ettaro, e la cernita dell’uva destinata all’appassimento di Amarone e Recioto pari al 45%. Avevano inoltre deciso di estendere il blocco totale e senza deroghe degli impianti nella denominazione per altri 2 anni.
«La congiuntura ci ha obbligati a considerare proiezioni legate agli aspetti produttivi, assorbimento del mercato e tenuta del prezzo medio per giungere a un punto di equilibrio – così Sartori. – Una responsabilità importante largamente condivisa, anche perché le misure pensate dalle istituzioni, ovvero la distillazione e la vendemmia verde, non aiutano le produzioni di qualità come la nostra».
Anche altre colture hanno pagato un tributo pesante al maltempo: le associazioni di categoria stanno fotografando non solo danni da grandine e da piogge abbondanti, con conseguenti problemi di gestione fitosanitaria e la distruzione di strutture agricole e di intere produzioni compromesse, come accaduto ad esempio per la coltivazione del kiwi, di mele, di soia, tabacco e mais.
«Questi eventi atmosferici sono sempre meno sporadici – ha evidenziato Piergiovanni Ferrarese, presidente dei Giovani di Confagricoltura -. Emerge soprattutto nelle periferie quanto sia importante la conservazione del territorio da parte di noi agricoltori: dove non c’è agricoltura sono maggiori le frane e gli smottamenti. Servono quindi momenti di studio e incontro con i più importanti player del mondo assicurativo per capire come meglio proteggere le nostre colture. E non è più rimandabile una forte riflessione sui cambiamenti climatici».
Che eventi di forte intensità stiano aumentando negli ultimi anni sembra ormai un dato: basti ricordare il 1 settembre 2018, quando un fenomeno molto simile investì il comune di Negrar e coinvolse di nuovo la città, da Parona, Ponte Crencano, Montorio, Quinto, Poiano, fino all’est veronese, con numerose esondazioni. Si stimarono allora 170 millilitri di pioggia e grandine caduti in un’ora.
Ma domenica resterà nella memoria anche di un giovane viticoltore biologico, Giovanni Ederle, che in dieci minuti ha visto cambiare tutte le sue previsioni. «È accaduto tutto rapidamente – racconta al telefono – e ora abbiamo perso il 50% dell’uva. Spero di riuscire a salvare il resto in vista della vendemmia, sempre che il meteo ora sia favorevole e non si ammalino i grappoli scampati.» Ederle è alla guida di una giovane attività agricola biologica nel cuore delle Torricelle, area che è stata pesantemente investita dal maltempo, e produce Valpolicella dop, Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso, Amarone e Recioto, accanto a olio extra vergine d’oliva, miele, grappa e prodotti ortofrutticoli.
«Per la produzione di frutta e di olive il bilancio è più grave ancora: devastate le piante di fichi, travolti gli ulivi, siamo intorno al 75% di perdita. Si preannunciava un’annata ottima sia per la vendemmia sia per la produzione di olio, invece la realtà oggi è del tutto diversa. Già il Covid-19 aveva inciso pesantemente sull’attività ricettiva dell’agriturismo, abbattendo del 75% gli introiti».
Ederle pensa però a chi ha subito perdite ancora più pesanti: «Dalle parti di Pescantina, Pedemonte, San Pietro Incariano c’è chi non solo ha perso tutta l’uva, ma ha subito danni tali da non sapere se ci sarà una vendemmia il prossimo anno. In qualche modo credo che ce la faremo, perché siamo agricoltori. Insomma, non siamo normali imprenditori».