Grazie di tutto, Capitano
Dopo cinque anni con 133 presenze e 50 reti si conclude per Giampaolo Pazzini l'esperienza con la maglia gialloblù dell'Hellas.
Dopo cinque anni con 133 presenze e 50 reti si conclude per Giampaolo Pazzini l'esperienza con la maglia gialloblù dell'Hellas.
La notizia era nell’aria già da qualche settimana e nel caldo pomeriggio di martedì 28 luglio ha trovato la sua – per certi versi a malincuore attesa – definitiva ufficialità. Dopo cinque stagioni il rapporto tra Giampaolo Pazzini e l’Hellas è arrivato alla sua naturale conclusione. L’indiscutibile valore della sua esperienza gialloblù è testimoniato prima di tutto dai numeri con 50 gol in 133 presenze, che lo pongono al settimo posto della classifica all time dei bomber gialloblù, alle spalle dei vari Porta, Sega, Tavellin, Adailton, Chiecchi e del suo grande amico Luca Toni. Questi numeri, inoltre, si incastrano all’interno di una prestigiosa carriera fatta di 566 presenze ufficiali e 199 gol, dati che da soli rendono l’immagine di un campione con la C maiuscola. Oltre al campo, però, l’aspetto più importante in grado di dare un pieno significato alla suo rapporto sportivo con il club scaligero è il legame quasi ombelicale venutosi a creare in questi cinque anni con la tifoseria gialloblù, che lo ha eletto a proprio beniamino sin dal suo arrivo in riva all’Adige.
Ora sulla sua avventura scaligera si potrebbero dire un sacco di cose. Il suo rendimento è stato scandito da alti e bassi, dove hanno inciso in maniera fondamentale l’infortunio della prima stagione e alcune incomprensioni con Pecchia e Grosso, che troppe volte – forse – hanno scelto di rinunciare a un suo pieno utilizzo, sfidando non senza contestazioni anche gli inevitabili malumori della piazza. Tali scelte hanno trovato il loro massimo epilogo in una specie di “esilio forzato” che ha portato Pazzini a vestire per sei mesi la maglia degli spagnoli del Levante. Diversa, invece, è stata per certi versi la sua attuale ultima stagione dove l’iniziale diffidenza nei suoi confronti da parte di Juric è stata subito spazzata via da un aspro confronto tra i due contendenti che ha riportato il rapporto professionale su un nuovo livello di stima e rispetto reciproci. Il suo bilancio è comunque estremamente positivo soprattutto se, riavvolgendo il nastro, rivediamo molti dei suoi gol, uno su tutti il calcio di rigore con il quale ha regalato l’insperata vittoria contro la Juve, mandando in totale visibilio l’intero Bentegodi. La sua corsa carica di felicità verso la Sud con le due dita a indicare gli occhi – suo marchio di fabbrica nel festeggiare ogni sua rete – è un ricordo ancora fisso nelle menti dei tifosi gialloblù.
In questi cinque lunghi anni, tuttavia, risultati del campo a parte, il capitano gialloblù ha dato prova di grande attaccamento ai colori, anteponendo sempre gli interessi della squadra ai propri. Mai una polemica, mai una parola fuori posto, sempre pronto a dare il suo contributo quando chiamato in causa, non facendo mai mancare l’incitamento ai compagni e i preziosi consigli ai giocatori più giovani. E nella conferenza stampa dove ha annunciato il suo accorato addio all’Hellas, ha lasciato da parte ogni sterile polemica, limitandosi a parlare solo degli aspetti positivi, mettendo in luce il suo affetto – e quello della sua famiglia – per la città, la squadra e i suoi splendidi tifosi. Rendendogli giusto merito per quanto fatto dentro ma anche fuori dal campo, crediamo comunque che alla fine di questo lustro sportivo si possa essere concordi sul fatto che, per quanto riguarda il calcio giocato, il centravanti gialloblù avrebbe sicuramente meritato un trattamento migliore. Inutile girarci attorno ma un giocatore come Pazzini – non crediamo possa essere un’affermazione esagerata – andrebbe sempre fatto giocare, se non per tutti i novanta minuti almeno per uno spezzone di partita. Prova ne è che quando è stato chiamato sul terreno di gioco, è riuscito sempre a crearsi delle occasioni da rete, indipendentemente dai tanti o pochi minuti a sua disposizione. Un giocatore del suo calibro e della sua esperienza, seduto in panchina a guardare gli altri, è una scena che si è ripetuta forse troppe volte.
Ora, però, è tempo di lasciare tutto alle spalle – tornare su ciò che rappresenta ormai il passato non serve a nulla – e rendere onore a un campione che Verona e i veronesi hanno avuto occasione di conoscere, ammirandone le gesta sportive e le indiscutibili doti umane. Le strade sue e dell’Hellas – per molti non senza rimpianti – si separano definitivamente e chissà mai se un domani potranno incrociarsi nuovamente, se non in campo magari dietro una scrivania. Pazzini saluta Verona lasciando un ricordo indelebile fatto di profonda professionalità e inappuntabile signorilità, caratteristiche che si vedono sempre più raramente nel calcio di oggi.
Foto: hellasverona.it