“Chissà, chissà, domani…”
Intervista a Giuliano Ramazzina, curatore di un libro che cerca di spiegare cosa avverrà "oltre il Coronavirus".
Intervista a Giuliano Ramazzina, curatore di un libro che cerca di spiegare cosa avverrà "oltre il Coronavirus".
“Chissà, chissà domani..”, inizia così una straordinaria canzone di Lucio Dalla, dedicata ad un’ipotetica figlia, “Futura”, che s’imbarca nel viaggio della vita. Il cantautore racconta la storia d amore tra due amanti separati dal muro di Berlino. Il futuro è tutto da costruire. Oggi quell’incipit diventa il titolo – “Chissà, chissà domani – Oltre il Coronavirus: la vita che verrà” – di un’antologia di sedici scritti di autori di altissimo livello che guarda ai nostri giorni: la vita separata da un virus.
Il libro, curato dai giornalisti – autori anche di uno scritto – Giuliano Ramazzina (Resto del Carlino) e dal “nostro” Mauro Mazza, autore per l’Heraldo delle sue Mazzate settimanali, è dedicato alla memoria dell’imprenditore veneto Giuseppe Da Re, inventore dei Bibanesi. Tra gli autori ricordiamo gli scrittori Nicolai Lilin,“Educazione siberiana”; Giampiero Marrazzo, Matteo Strukul, i docenti universitari Carlo Fumian, Giovanni Gozzini e Gloria Vallese, i politici Lorenzo Cesa ed Ettore Bonalberti, gli imprenditori Giordano Riello, Ida Poletto e Gianni Potti, il musicista Dino Betti van der Noot, il sociologo Ulderico Bernardi e del giornalista e opinionista don Bruno Fasani. Ne parliamo con uno dei curatori, Giuliano Marazzina.
Tante voci diverse, tante penne diverse. Un libro sul Post- Covid va bene. Ma cosa ha in particolare questo che lo differenzia da quanto sta uscendo oggi in libreria sullo stesso tema?
«La diversità è duplice: in primis la selezione delle voci che costituiscono una galassia di pensieri in libertà e quindi il primato dei contenuti sulla forma. Secondo: in genere sui giornali, in televisione a anche sui social ha prevalso il racconto di come è stato vissuto il lockdown. Una raffica di impressioni e sensazioni che ha esaltato la testimonianza del vissuto, in certi casi ripetitiva, retorica, consolatoria e spesso scontata. In “Chissà, chissà domani”, invece , secondo un’impostazione dinamica e creativa, chi parla immagina quale futuro ci aspetta dopo la fine dell’epidemia, che peraltro non è ancora spenta, ma suggerisce già idee e prospettive nuove, un obbligatorio voltare pagina dialettico delineato da varie angolazioni tenendo conto che i 16 contributi provengono da giornalisti, scrittori, politici, sacerdoti, imprenditori e musicisti. Selezionandoli, mi ha soccorso l’idea della prova d’orchestra che Federico Fellini ha reso celebre in un film che porta appunto questo titolo. Però senza direttori, ma con tanti strumentisti di alto livello che si cimentano in libertà. Musica per orecchie speciali. La cosa straordinaria per me che ho letto e riletto i testi prima di pubblicarli , è che nessuno individualmente stona e che collettivamente ci propongono un prezioso spartito per la vita che verrà post Covid.»
Come è stato possibile riunione tanti personaggi così diversi in uno stesso libro? Ci racconti a tal proposito qualche curiosità legata ad uno dei tanti personaggi che vi partecipano?
«La diversità penso sia perfetta per costruire un lavoro trasversale e quindi non fazioso, un format intellettuale che contraddistingue questa iniziativa editoriale. La trasversalità, infatti, è possibile con l ‘accostamento di pensieri liberi e diversi non solo politicamente, è la garanzia di poter offrire al lettore un prodotto aperto, un’opera aperta non a livello di forma bensì di contenuto. L’episodio più curioso è senz’altro legato allo scrittore Nicolai Lilin, grande firma che ha accettato di collaborare. Non potendo inviarmi per mail il testo, me lo ha dettato al telefono quasi a braccio , dieci minuti di grande intensità intellettuale. E poi la ricerca del titolo assieme a Mauro Mazza, che ha curato con grande maestria assieme a me il lavoro essendo autore di un contributo appassionato e strategico nell’economia del libro. La ricerca del titolo rappresenta un’operazione fondamentale per identificarlo nel panorama editoriale ‘saturo’ su questo tema. Io volevo intitolarlo Italvirus, Mazza invece non ha esitato a proporre una frase ricavata dal testo della canzone ‘Futura’ di Lucio Dalla: Chissà, chissà domani’.»
In sintesi c’è un leitmotiv, una linea comune, una tendenza che accomuna gli autori nel vedere cosa accadrà domani?
«Direi che tutti partono da una considerazione : il Covid-19 sancisce un cambio d’epoca . Nessuno ha la palla di cristallo, ma da alcuni contributi emergono spunti comuni inequivocabili. Ad esempio l’emergere di una linea verde, fortemente ambientalista , rimanda alla crisi di un modello di sviluppo neoliberista che trova, come osservo nel mio contributo , nella definizione di capitalismo ‘rotto’ teorizzata dal premio Nobel Stiglitz, un nervo che il Covid ha scoperto in maniera forse dirompente. Io la definisco una crisi epocale del lasciar fare. In questo senso concorrono la bella Venezia morta descritta da Gloria Vallese, la lode della lentezza di Matteo Strukul, e anche l’anti edonismo para-televisivo di Nicolai Lilin che invoca un’educazione e una formazione che produca più medici e infermieri e meno calciatori e amici di Maria De Filippi, contrastando le aspirazioni al divismo sostenute dalle famiglie italiane. Poi in prospettiva futura emerge la necessità di competenza e di statura politica. La prima invocata dall’imprenditore Giordano Riello , la seconda da Dino Betti van der Noot quando parla di ‘attesa degli statisti’ nella politica italiana che è quasi un provocatorio ‘aspettando Godot’ rispondendo anche all’inciso di Carlo Fumian e Giovanni Gozzini: il mondo bussa e la politica è assente. Il problema quindi sarà: il superamento degli squilibri tra persistenza culturale e mutanti sociali come delinea Ulderico Bernardi, mentre in economia sarà inevitabile il mix tra umanesimo e tecnologia proposto da Gianni Potti.»
C’è qualcosa che il libro svela sulla terribile pandemia, nell’articolazione dei vari contributi, che la gente deve capire?
«Facendo sintesi tra i vari contributi emerge un effetto choc della pandemia difficile da percepire in prima battuta, anche perché questo effetto è stato ed è pilotato dall’infodemia, dal caos mediatico carico di notizie false o tendenziose, un caos organico allo scontro in atto tra chi è al potere e chi lo vorrebbe conquistare. Sul Covid la verità è e sarà sempre politicamente scorretta. Insomma un caos funzionale, costruito e manipolatorio al punto giusto da occultare i veri effetti choc della pandemia. Ne evidenzio due : l’effetto dimezzamento e l’effetto scadenza. Il virus ha dimezzato tutto a causa della regola del distanziamento. Esempio: i ristoranti, i bar e gli alberghi funzionano al 50%, i mezzi di trasporti idem, lo smartworking selvaggio ha dimezzato la scuola , il lavoro nella pubblica amministrazione e negli apparati e nei media in generale. Tutto è dimezzato a livello di spazio e tempo. La vita è dimezzata. La domanda è: quanto vivremo in questa dimensione al 50%, vittime di uno choc psicologico che non ha precedenti? Poi c’è l’effetto scadenza. Il virus ha evidenziato impietosamente l’inadeguatezza della classe dirigente al potere in tutti i Paesi flagellati dalla pandemia. Non si è salvato nessuno. Troppo forte e violento l’impatto sanitario e sociale di un killer invisibile, che ha messo a nudo la difficoltà di gestione dell’epidemia nella varie Nazioni. Così i re si sono scoperti nudi, cioè inadeguati e quindi scaduti. Come scatolette di tonno. Velleitario qualsiasi tentativo di recupero, nonostante la resistenza nel non mollare il potere, nonostante il tentativo facilmente smascherabile di rifarsi un’inattendibile verginità delle varie caste. La domanda è: il Covid spazzerà via piano piano tutte le classi dirigenti scadute e si aprirà per l’avvicendamento un periodo di transizione molto difficile ma indispensabile per riconfigurare il potere ovunque? Una cosa è certa: la pandemia da Covid-19 sancisce un cambio d’epoca : chi lo capisce si salverà, gli altri sono destinati a soccombere.»
In tre parole perché un lettore dovrebbe leggere questo libro?
«Per prendere coscienza di come l’umanità sia riuscita a fronteggiare la prima vera prova di fine del mondo.»
E noi, “….aspettiamo senza avere paura, domani”.