La musica dal vivo riparte a “Le Cantine de l’Arena”, nel contesto della rassegna “100 note in rosa”, dedicata agli aperitivi musicali in abbinamento con il Chiaretto e il formaggio Monte Veronese. Per questo primo appuntamento il plateatico esterno ospita Meek Hokum, alias Michele Bertoldi, cantante e chitarrista noto da tempo nella scena veronese e italiana per differenti progetti artistici, e ora alle prese con il blues-ragtime delle origini, che lo porterà la prossima settimana sul rinomato palco del Pistoia Blues, insieme ad artisti famosi come Bennato e Britti. Lo stesso soprannome scelto da Bertoldi, “Hokum”, indica un sottogenere della musica blues traditional, caratterizzato dall’utilizzo di umorismo esplicito, con chiari riferimenti sessuali.

Meek Hokum presenta un repertorio di canzoni, tra gli altri, di Blind Boy Fuller, Gary Davis, Blind Willie McTell, Big Bill Broonzy, artisti conosciuti per il loro blues rurale nelle prime decadi del Novecento, poi dimenticati e riscoperti nel blues revival anni Sessanta e nuovamente ripresi in questi nuovi anni ’10, grazie ad un impegno notevole nella ricerca filologica della vera tradizione di quel periodo, della qualità sonora, del modo di presentarsi sul palco. Meek Hokum cerca infatti di riportare in vita quei personaggi vividi, naturali, espliciti che si sentono nelle registrazioni dell’epoca, con i pochi necessari aggiustamenti di amplificazione e con una verve decisamente azzeccata, lasciando trasparire uno studio musicale da autodidatta che permette allo “spirito del blues” di uscire fuori direttamente, senza il filtro di una formazione musicale “classica”. Abbiamo fatto alcune domande a Meek dopo la fine dello spettacolo.

«Come sono le sensazioni sul palco in questo periodo di ripresa dei concerti?»
«È una sensazione strana, in un periodo molto strano, in cui l’incertezza la fa da padrone. Si naviga un po’ a vista. Fino a poco tempo fa sembrava che le tempistiche potessero essere molto più lunghe, invece ci stiamo muovendo abbastanza, rispetto a quello che mi aspettavo, anche con gli Hot Teapots (gruppo jazz traditional dove Meek canta e suona, nda). Per esempio al festival jazz di Ascona la settimana scorsa hanno deciso di proporre una versione ridotta dei concerti ed abbiamo proposto e registrato un bellissimo live.»

«Quanto è importante la ricerca di repertorio e sonorità per un genere così legato alla tradizione?»
«Ho cominciato ascoltando le registrazioni di artisti di quell’epoca, che suonavano Hokum Blues nelle bettole, registravano un pezzo come si poteva e poi sparivano del tutto. Si scopre un mondo vastissimo ed interessantissimo, che è quello del Pre-War blues. E’ anche un genere in cui ci si può immergere completamente, non è invasivo, ci devi entrare dentro lentamente: è come un salto nel tempo dal punto di vista dell’ascolto. Parlando di puro suono, per esempio, lo si considera ormai di una qualità davvero estetica, è diventata un classico, nonostante si parli un tempo in cui non c’erano molte scelte dal punto di vista tecnico e della strumentazione»

«La ricerca sonora è anche ricerca della registrazione della musica.»
«Si aprono delle opportunità molto interessanti, sia per il genere che porto con Meek Hokum che per il jazz tradizionale degli Hot Teapots. La procedura attuale di microfonare ogni strumento e poi mixare fa perdere quella determinata qualità sonora che caratterizzava la musica traditional. Il suono della band risulta diverso, una volta si utilizzava un microfono solo. Noi registriamo così, usando solo un mic e facendo il mix con la sonorità della stanza.»

«Uno dei tuoi banjo è di fattura artigianale.»
«Sì, è un minstrel banjo, fatto dal liutaio Bell degli Stati Uniti. Andava molto alla fine dell’800, è considerato l’anello di congiunzione fra lo strumento antenato africano ed il banjo moderno. Le chitarre all’epoca erano strumenti costosi, invece il minstrel banjo era di costruzione molto più semplice e quindi molto più economico. Quindi in origine il banjo proviene più dalla tradizione nera, mentre il luogo comune lo vorrebbe come strumento di origine bianca, tipico della musica country.»

«Quali sono le tue sensazioni per il concerto del 18 luglio al Pistoia Blues?»
«È il primo grande festival da solo, con il progetto Meek Hokum, di solito suono in realtà più piccole. Farò il set al pomeriggio e l’apertura di una ventina di minuti al concerto serale (che ospiterà Bud Spencer Blues Explosion e Finaz, nda). E poi la sera mi ospitano in albergo!»

Il profilo bandcamp di Meek Hokum: https://meekhokum.bandcamp.com
La pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/category/Musician-Band/Meek-Hokum-182296888496828/

(Le foto in evidenza e nell’articolo provengono dal bandcamp dell’artista)