Psicologia: quando chiedere aiuto?
Ogni percorso terapeutico è diverso dall’altro. È una cooperazione tra due persone che si rispettano reciprocamente e che stanno cercando di comprendersi l’un l’altro.
Ogni percorso terapeutico è diverso dall’altro. È una cooperazione tra due persone che si rispettano reciprocamente e che stanno cercando di comprendersi l’un l’altro.
Perché andare da uno psicologo? Che differenza c’è tra un percorso di supporto psicologico e una psicoterapia?
Domande apparentemente semplici, ma che riserbano invece la necessità di considerare numerose variabili. In primis l’intenzionalità di una persona di mettere in atto delle azioni per far fronte a un proprio malessere. Il tutto infatti nasce da una richiesta di aiuto. Nell’epoca in cui sembra così rilevante dare all’altro, e probabilmente anche a sé, un’immagine impeccabile, ammirevole e stabile, proprio il chiedere aiuto credo risulti molte volte difficilmente intraprendibile. Si cerca piuttosto di far affidamento su se stessi e di rado ci si consente una sosta per prendersi intimamente cura di sé.
Questo perché riconoscere il bisogno di un aiuto implica il leggersi in difficoltà, il non sentirsi in grado di “risolvere il problema” autonomamente e avere la disponibilità nell’affidarsi a una determinata persona. Il chiedere aiuto non credo significhi essere deboli, ma anzi aver la forza di guardare le fragilità in modo costruttivo. Esse stesse non dovrebbero essere lette come deficit dell’individuo, spesso “categorizzato” in una diagnosi, quanto piuttosto legate all’esperienza transitoria di uno o più eventi che in qualche modo, e in qualche periodo, vive la persona. Chiedere aiuto significa avere a cuore la propria salute e il proprio benessere.
Ma cosa significa star bene? Qualcuno potrebbe rispondere il non star male, altri ne riferirebbero la serenità, la tranquillità, la buona organizzazione. Altri ancora il buon funzionamento delle più significative relazioni. Questo per dire che come lo star bene è così soggettivo, allo stesso modo credo che il percorso di supporto psicologico o psicoterapeutico sia specifico della persona e della relazione che si viene a costruire, in ottica del raggiungimento di un cambiamento. E allora andare da uno psicologo penso significhi intraprendere un viaggio, che nasce dal riconoscimento di una sofferenza e che, per mezzo del processo relazionale, permette alla persona di sentirsi co-protagonista di un cambiamento.
Il fattore determinante di questo movimento credo sia la cosiddetta alleanza terapeutica. Essa consiste nel rapporto di fiducia che si crea tra terapeuta e paziente, grazie alla possibilità di esplorare temi interpersonali, alla realizzazione di un dialogo che favorisca l’emersione delle proprie emozioni, il tutto in un’atmosfera di attivo incoraggiamento. Una relazione di reciproca influenza, che mira al raggiungimento di un obiettivo comune.
In questa relazione, il terapeuta penso abbia il compito di comprendere l’altro, mettendosi nei suoi panni, cercando di vedere il mondo con i suoi occhi. Il cliente, allo stesso tempo, dovrebbe sentirsi a suo agio, in quanto sente il terapeuta sintonizzato e in grado di sostenere la propria sofferenza.
Alcune volte ho visto paragonata la valenza e l’utilità di una relazione di aiuto a una che intercorre tra buoni amici. Certamente il sostegno da parte di una rete amicale è di fondamentale importanza, tanto quanto, più in generale, l’ambiente che sta attorno alla persona e il suo contesto di riferimento. Ma uno psicologo e uno psicoterapeuta hanno alle spalle anni di formazione e impiegano tecniche e strategie che si fondano su basi scientifiche per riuscire ad aiutare l’altro. Presupponendo comunque il ruolo decisivo di questo rapporto e delle caratteristiche delle singole persone coinvolte per l’attuazione di un possibile cambiamento, credo possa essere utile chiarire la differenza tra la formazione di uno psicologo e di uno psicoterapeuta.
Lo psicologo è un professionista che svolge una professione regolamentata dalla legge e che, pertanto, è tenuto al rispetto di uno specifico codice deontologico. Si occupa di prevenzione, diagnosi, attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico, rivolgendosi alla persona, al gruppo e alle comunità. Il requisito minimo per uno psicologo è il superamento dell’Esame di Stato, dopo aver conseguito una laurea magistrale e svolto un tirocinio formativo.
Uno psicoterapeuta è uno psicologo che ha completato, in aggiunta, una scuola di specializzazione quadriennale, e che, oltre ad occuparsi della tutela della salute della persona come appena citato, attraverso la relazione clinica aiuta la persona a far fronte a situazioni d’emergenza, momenti di crisi, condizioni psicopatologiche in atto e promuove una crescita personale. La relazione terapeutica inoltre rappresenta l’ambiente nel quale possono emergere nuove modalità di relazione, delle quali il rapporto con persone al di fuori della stanza della terapia costituirà il banco di prova.
Ogni percorso è comunque diverso dall’altro. È una cooperazione tra due persone che si rispettano reciprocamente e che stanno cercando di comprendersi l’un l’altro. È uno spazio che permette di costruire scenari alternativi che migliorano la qualità della vita. Pertanto andare da uno psicologo è una scelta responsabile e coraggiosa.