Dal 1 luglio l’Europa è a guida tedesca
Il secondo semestre 2020 vedrà la Germania alla presidenza del consiglio dell'UE. In una fase di crisi profonda, le principali istituzioni europee parlano quindi tedesco. E potrebbe essere una fortuna.
Il secondo semestre 2020 vedrà la Germania alla presidenza del consiglio dell'UE. In una fase di crisi profonda, le principali istituzioni europee parlano quindi tedesco. E potrebbe essere una fortuna.
A partire dal 1° luglio la Germania avrà la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, carica che ogni sei mesi viene assunta a turno da un diverso Stato dell’Unione europea, ovvero dal relativo governo in modo collegiale. Il Consiglio dell’Unione si riunisce in formazioni variabili, a secondo dei temi da affrontare: i suoi membri sono ministri, uno in rappresentanza di ciascun Stato membro, che hanno la delega a prendere impegni per il proprio governo. Per fare un esempio, quando verranno trattati temi economici (sono previste cinque riunioni su concorrenza, telecomunicazioni, commercio, energia e collaborazione economica) il presidente sarà il ministro tedesco dell’economia, Peter Altmaier.
Il governo che ha la presidenza detta l’agenda del semestre e quindi può privilegiare e porre al centro dei lavori gli argomenti che ritiene di particolare importanza e urgenza. In pratica ciò si esplica nell’elaborazione di un programma, nel coordinamento dei lavori dei vari gruppi che preparano le riunioni del Consiglio, e nella loro conduzione. Inoltre rappresenta la UE di fronte agli altri Stati ed alle organizzazioni internazionali.
Questo turno di presidenza tedesco arriva nel momento più critico da quando esiste l’Unione. A renderlo tale basterebbero anche solo i gravi problemi politici a livello internazionale: una Cina che spinge le proprie ambizioni imperialistiche ben oltre l’Asia e fino al Mediterraneo, la crescente aggressività della Russia di Putin, saldamente stabilitasi sulle sponde nel Mediterraneo (Siria e Libia), le permanenti tensioni in tutto il Medio Oriente, una Nato che Macron qualche mese fa ha definito in un’intervista all’Economist «cerebralmente morta» e un’amministrazione statunitense altamente imprevedibile e spesso ostile. In questo contesto internazionale l’Unione Europa, priva di una sua politica estera, dà l’impressione di essere un guscio di noce in un mare tempestoso, se non il manzoniano vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.
A livello interno ci sono gli impervi negoziati per evitare una probabile hard Brexit e poi le ardue trattative per varare il pesante pacchetto di aiuti economici post-Coronavirus che aumenta la tradizionale, diffusa litigiosità dei 27 Stati membri.
Proprio la pandemia in corso ha costretto il governo tedesco a rivedere profondamente il programma per il semestre di presidenza, a cui i funzionari dei vari ministeri hanno lavorato negli ultimi due anni. Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, ad aprile la Cancelleria Federale ha impartito la direttiva di ridurre il numero di incontri previsti e adattare la lista delle priorità a fronte della situazione creata dal Covid-19.
In questo contesto non sorprende il basso profilo tenuto dal governo tedesco sul tema presidenza UE. Il 25 maggio scorso il ministro degli esteri tedesco Heiko Mass ed il portavoce della Cancelliera, Steffen Seibert, hanno tenuto una conferenza stampa in cui sono stati presentati il logo e il sito web dedicati alla presidenza tedesca, ma scarseggiavano indicazioni politicamente rilevanti.
Solo la mattina del 18 giugno, praticamente in “zona Cesarini”, Angela Merkel ha tenuto di fronte al parlamento tedesco una relazione di circa 20 minuti sul programma del semestre tedesco, in cui ha illustrato le tre priorità del semestre.
Al primo posto viene la protezione ambientale con la prospettiva di un passaggio ad un’economia clima-neutrale entro il 2050. Parlando di “crescita verde” la Merkel si è esplicitamente ricollegata all’idea del Green Deal lanciata all’inizio dell’anno da Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione Europea e sua ex-ministra della difesa.
Il secondo punto è lo sviluppo della digitalizzazione di economia e società, vista come settore chiave per assicurare competitività a livello internazionale all’Europa. Se ciò comporta significativi investimenti nel settore della intelligenza artificiale e del computing quantistico, la cancelliera si è soffermata più a lungo sulla necessità di un’Europa tecnologicamente e digitalmente sovrana e quindi indipendente dai paesi extraeuropei – un riferimento implicito agli Usa –, precisando che la sua idea di sovranità digitale non implica una specie di autarchia, ma rimanda alla capacità di gestire e proteggere i dati generati in Europa secondo le leggi europee sulla privacy. E ciò richiede ovviamente la costruzione di un’infrastruttura digitale europea.
Infine Angela Merkel ha parlato delle responsabilità a livello di politica internazionale che deve assumersi l’Europa: un tema tradizionale, se non vecchio, per la Germania stessa e per l’UE, al cui grande peso economico fa da contraltare la drammatica impotenza politica a cui si è accennato sopra. In questo senso è una sfortuna che proprio il vertice UE-Cina, in programma da Lipsia dal 13 al 15 settembre, che doveva essere l’evento più importante del semestre di presidenza tedesca, sia stato rimandato proprio a causa della pandemia. Né potrà più tenersi quest’anno, se non in forma di conferenza virtuale, eventualità che ne sminuisce la portata.
Angela Merkel ha anche sottolineato un peggioramento del clima politico a livello globale causato dal rafforzarsi globale di «spinte antidemocratiche, autoritarie, negatrici dell’umanità, che vogliono indebolire lo Stato di diritto, e che i diritti umani e civili siano messi in discussione». Per la cancelliera l’attuale crisi economica rappresenta un’ottima occasione per tutte le formazioni politiche antidemocratiche e questo passaggio del suo discorso ha suscitato mugugni e proteste da parte dei deputati di Alternative für Deutschland cui la cancelliera ha replicato: «A quanto pare qualcuno ha la coda di paglia».
Non ci sono quindi alternative ad un rinnovato impegno per rafforzare l’UE ed in questo senso va letta la volontà del governo tedesco di fornire sostanziosi aiuti alle economie degli Stati membri, Italia in testa. Nel suo discorso la cancelliera ha esplicitamente preso le difese della proposta franco-tedesca di istituire un fondo di almeno 500 miliardi di Euro per sostenere la ripresa delle economie più colpite dalla pandemia. Infatti, ha proseguito Merkel, «la pandemia ha colpito tutti, ma non con la stessa violenza. Le conseguenze della crisi acuiscono le diseguaglianze nella UE». La pandemia avrebbe insomma mostrato quanto vulnerabile sia l’Europa e perciò Angela Merkel si è anche detta assolutamente convinta «che mai come oggi in Europa coesione e solidarietà sono state così importanti».
Ma in ogni Paese della UE ci sono forze politiche che non condividono questa convinzione. Vedremo dunque come il governo tedesco e la cancelliera affronteranno le sfide che li attendono. Per Angela Merkel, il cui quarto ed ultimo mandato finirà tra poco più di un anno, i prossimi sei mesi saranno una delle ultime occasioni di mostrare tutte le sue capacità e la sua virtù politica. Per l’Europa si apre un periodo che deciderà del suo futuro, che è poi il futuro di tutti noi.