Nonostante la recente ondata di maltempo e le difficoltà dovute alla pandemia per il Covid-19 per la vendemmia 2020 in Veneto si prospetta un’annata di piena produzione. «Nella nostra Regione – ha confermato Alberto Negro, commissario straordinario di Veneto Agricoltura, intervenendo al primo focus del Trittico Vitivinicolo, iniziativa promossa da Veneto Agricoltura, con Regione, Avepa, Arpav, CREA-VE e Università di Padova, svoltasi ieri, giovedì 11 giugno – l’annata vitivinicola 2020 potrebbe dare grandi soddisfazioni ai produttori dato che, al momento, la situazione nei vigneti si presenta quasi ovunque buona sotto il profilo fitosanitario. Sarà quasi sicuramente una vendemmia anticipata di qualche giorno rispetto al 2019 e soprattutto medio-alta sotto il profilo quantitativo».

Per l’export della produzione veneta, che vale oltre due miliardi euro, l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan ha annunciato che la Regione ha già deciso di implementare le risorse da destinare alla promozione dei nostri vini nei cosiddetti Paesi “terzi”, ovvero extra-UE, investendo sul riposizionamento nei mercati internazionali, vecchi e nuovi. «Nel 2019 il Veneto – ha ricordato Pan – ha sostenuto il settore vitivinicolo con oltre 46,5 milioni di contributi, suddivisi tra aiuti per la “Ristrutturazione e riconversione dei vigneti” (circa 13,5 milioni di euro), sostegno agli investimenti materiali ed immateriali sia di aziende agricole che di aziende di trasformazione e commercializzazione (oltre 22 milioni di euro) e in aiuti alla promozione sui mercati dei Paesi terzi volti a sostenere i vini veneti al di fuori dell’Unione europea (oltre 11 milioni di euro).»

Soffre ma resiste, infatti per ora, il vigneto Italia all’attacco del Covid-19 sul fronte dei mercati extra-Ue. Il quadro del mercato del vino nel primo quadrimestre 2020, rilevato il 13 giugno dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor (a fonte dogane), è sempre più spezzato in 2 parti: il primo bimestre da record, il secondo da dimenticare. Con un aprile in pieno lockdown globale e tra i peggiori di sempre. Nel complesso, andando a misurare le performance a valore del periodo nei top 10 Paesi importatori (che valgono il 50% dell’export del Belpaese), l’Italia segna a sorpresa +5,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente, grazie all’ottima prestazione negli Stati Uniti (+10,8%, nei primi 2 mesi il dato era a +40%) e in Canada (+7,1%). Nei prossimi mesi, secondo l’Osservatorio, la crisi peserà ancora su un bene voluttuario come il vino, alle prese con un minor potere di acquisto della domanda, oltre allo smaltimento dell’invenduto nella ristorazione e nei magazzini degli importatori. Senza considerare il trend della domanda Ue ad aprile, che si preannuncia con un segno negativo più marcato.

Ma la perdita italiana potrebbe continuare a rivelarsi più contenuta rispetto ad altri Paesi produttori: «I dati di aprile – ha detto il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – parlano di un mercato made in Italy che ovviamente cala ma sembra rispondere alla crisi in maniera più efficace dei propri competitor. Il mancato crollo nel mercato statunitense, complici i dazi aggiuntivi sulla Francia, la maggior presenza del prodotto tricolore nella Gdo d’oltreoceano, un miglior rapporto qualità-prezzo, assieme all’ottimo risultato in Canada, rendono meno amaro il calice italiano in tempo di Covid-19.»

Lo stato di salute delle vigne inoltre, al momento, fa ben sperare: la vegetazione si presenta quasi ovunque sana e non si evidenziano problemi di peronospora, una delle patologie che maggiormente impensierisce i viticoltori. Qualche ansia in più viene invece provocata dalla flavescenza dorata e soprattutto dalla virosi del Pinot Grigio, visto che alcuni vigneti di Glera risultano aggrediti da questa malattia. Comunque, l’orizzonte produttivo per quasi tutte le varietà di uva presenti nelle diverse aree vocate del Veneto è buono, tanto che le prime indicazioni – come ha affermato Diego Tomasi, del CREA-VE, intervenuto all’incontro online – confermano che «quella del 2020 non sarà certo un’annata “scarica”, ovvero con poca produzione, a parte per il Pinot Grigio e probabilmente per alcuni vitigni a bacca nera».

In Valpolicella tutto dipenderà dalle previsioni metereologiche. I vigneti della zona si presentano in buone condizioni, ha rimarcato anche Olga Bussinello, direttrice del Consorzio di Tutela. «Sotto il profilo fitosanitario la situazione è soddisfacente e non si registrano particolari patologie. Bisognerà però valutare quali saranno le eventuali conseguenze sulle uve dovute alle abbondanti precipitazioni degli ultimi giorni». La grandine ha colpito localmente diversi vigneti, in particolare nel comune di San Pietro in Cariano, ma fortunatamente gli ettari interessati sono “solo” circa 150. Positive le attese anche sotto il profilo quantitativo, con una produzione che dovrebbe posizionarsi nella media degli anni più interessanti.

Ottimismo per la vendemmia anche a Soave. Per Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave, ma la situazione in vigneto è al momento nella norma e priva di particolari preoccupazioni di carattere fitosanitario. Le precipitazioni che sono giunte sono “tranquille”, senza cioè quelle pericolose bombe d’acqua che più volte in passato hanno danneggiato le viti o peggio ancora copiose grandinate. Anche sotto il profilo quantitativo l’annata 2020 nell’area del Soave si presenta interessante, casomai bisognerà intervenire nella selezione dei vigneti per le Doc.

Previsioni abbastanza favorevoli anche per i vigneti dell’estesa area di produzione del Prosecco DOC (Glera), che da Vicenza si estende fino Trieste, si presentano ad oggi in buona salute. «I 180 quintali per ettaro previsti dal disciplinare – ha ricordato Andrea Battistella del Consorzio Prosecco DOC – dovrebbero essere raggiunti, nonostante si evidenzi una fertilità inferiore rispetto allo scorso anno, soprattutto nel trevigiano e nell’area di Conegliano, ma le dimensioni dei grappoli sono eccezionali, raggiungendo in alcuni casi addirittura i 30 cm». Purtroppo, le precipitazioni di questi giorni non consentono di difendere il vigneto dalla peronospora, per cui non resta che incrociare le dita e attendere il sole.

Le bizzarrie meteorologiche a cui far fronte, del resto, sono da considerarsi orami una costante. Il 2020 sarà uno di quegli anni in cui la capacità del viticoltore farà la differenza sul risultato finale.