L’emergenza Covid-19 ha esaltato una fragilità strutturale della mobilità cittadina basata sull’uso prevalente dell’auto privata e un insufficiente circuito di trasporto pubblico, ma ha anche messo in evidenza le carenze e i ritardi dell’amministrazione comunale nell’immaginare un sistema diverso. Le vicende legate al progetto filobus sono emblematiche di questa incapacità.
L’argomento non è nuovo. Da tempo si discute, non solo a Verona, di come sia rischioso che l’economia e le nostre attività siano dipendenti in modo quasi esclusivo dall’auto privata. Problema che si riflette sull’inquinamento ambientale che essa provoca con polveri e rumori, sull’uso prevalente del suolo pubblico con strade dedicate e parcheggi, sulla facilità di spostamento per intasamenti e ingorghi. Gli interventi correttivi sono sempre stati blandi, mai strutturali: dalla ZTL alle domeniche senz’auto, alle piste ciclabili e ai monopattini.

La necessità di attuare il distanziamento sociale per contenere l’epidemia di Coronavirus ha ridotto e ridurrà drasticamente l’utilizzo dei mezzi pubblici e, mancando alternative praticabili, si incentiverà ulteriormente l’uso dell’auto privata sottoponendo la città a un ulteriore stress.
La preoccupazione dei cittadini, in vista dell’auspicata riapertura delle scuole il prossimo settembre, sta aumentando. Non si intravedono alternative praticabili, anche perché l’uso della bicicletta è sostanzialmente impedito dalla mancanza di spazio rotabile, interamente occupato dalle auto.

La Seconda Circoscrizione ha approvato, a maggioranza, il 25 maggio scorso, un ordine del giorno proposto da Caterina Bortolaso del movimento civico Traguardi e Francesco Premi di Verona in Comune, dove si chiede all’amministrazione cittadina la creazione immediata sul territorio della Seconda Circoscrizione di “corsie ciclabili”, come definite dal Decreto Rilancio, che rendano più sicura e quindi praticabile la mobilità alternativa tra le frazioni, i quartieri e il centro città. Sorprende la precisione della richiesta, quasi una proposta al Comune di coprogettare insieme ai cittadini.
Riprendendo il concetto di “corsia ciclabile”, inserito nel recente Decreto Rilancio del governo, si descrivono dettagliatamente le opere da eseguire in tutto il territorio della Circoscrizione: Asse Parona-Borgo Trento-Lungadige Attiraglio; Asse Parona-Pontte Crencano; Asse Quinzano-Pontte Crencano; Asse Avesa-Ponte Crencano-Lungadige; Asse interno quartieri Ponte Crencano Nord e Pindemonte; Asse interno quartiere Ponte Crencano Sud-Ospedale-Piazzale Stefani; Asse interno quartiere Borgo Trento Ospedale-Bixio-Ponte Garibaldi; Asse interno quartiere Borgo Trento Ospedale-XXIV Maggio-Via Todeschini.

L’ordine del giorno approvato diventa ancora più importante e interessante nel chiedere l’istituzione e la convocazione di un tavolo aperto ai mobility manager e a figure ad esse assimilabili dei grandi attrattori di traffico per elaborare piani degli spostamenti casa-lavoro finalizzati alla riduzione dell’uso dell’auto privata. Nella conferenza stampa di ieri, venerdì 12 giugno, Tommaso Ferrari e Michele Bertucco hanno sostenuto: «La volontà è di estendere l’ordine del giorno alle altre Circoscrizioni e di presentarlo anche in Comune affinché Verona possa pensare concretamente, sulla base di un programma di azioni serio, a una mobilità sostenibile» aggiungendo che «l’Amministrazione comunale non ha finora saputo dare risposte coerenti e organiche, limitandosi ad interventi tampone talvolta apparentemente nemmeno concordati all’interno della propria maggioranza».

«È il momento di puntare sulla ciclabilità e sulla mobilità dolce e l’introduzione della Zona 30 dovrebbe servire proprio a questo» commentano Caterina Bortolaso e Tommaso Ferrari. «Ma se la Zona 30 significa semplicemente affidarsi alla segnaletica verticale e imporre ai cittadini di rispettare i limiti a suon di multe, è chiaro che stiamo perdendo un’occasione.»
«L’idea di ripensare la mobilità con interventi scoordinati, non inseriti in un quadro più ampio, è perdente in partenza. L’uscita del PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile) è ciclicamente rimandata e ormai assomiglia a un miraggio» completano il pensiero Francesco Premi e Michele Bertucco.
Traguardi e Verona in Comune insieme concludono che «Bisogna smetterla di pensare a un pezzo alla volta, ma predisporre un vero e proprio sistema di mobilità alternativa, compito che a nostro parere è proprio della politica locale». Pertanto si attende al più presto la risposta della Giunta Sboarina e le valutazioni delle altre forze politiche sul tema.