5G o non 5G?
Più le strutture di estensione dell'uso della tecnologia 5G sono implementate e più crescono dubbi, miti e proteste da parte della popolazione. Facciamo un po' di chiarezza.
Più le strutture di estensione dell'uso della tecnologia 5G sono implementate e più crescono dubbi, miti e proteste da parte della popolazione. Facciamo un po' di chiarezza.
È un dilemma amletico a cui molti sindaci si sentono chiamati a dare una risposta. Ma spetta a loro? Da qualche settimana, da quando il sindaco di Villafranca Roberto Dall’Oca ha bloccato le attività per implementare le strutture di estensione dell’uso della tecnologia 5G, si è sviluppato nel territorio un vasto dibattito.
Alcuni consiglieri di minoranza del Comune di Verona, prima firmataria Marta Vanzetto del Movimento 5 Stelle, hanno presentato al Consiglio comunale una mozione con la quale si chiede di sospendere l’installazione delle infrastrutture idonee ad attivare 5G in attesa di studi scientifici atti a «comprovarne la non pericolosità per la salute umana».
La mozione, appellandosi a un principio di precauzione, insiste molto sulla cancerogenicità delle onde elettromagnetiche ed è accompagnata dall’adesione di 4.400 cittadini perplessi e preoccupati.
Nel contempo sono stati organizzati in città diversi incontri online sul tema con la partecipazione di esperti anche istituzionali. Il consigliere Comunale Tommaso Ferrari del movimento civico Traguardi ha dialogato in una videoconferenza pubblica con Massimo Valsecchi e l’esperta Arpav Sabrina Poli per illustrare le caratteristiche tecnologiche del 5G e le norme vigenti che ne regolano l’applicazione.
Incontri molto approfonditi, informativi e quasi didattici sono stati successivamente proposti dalla Provincia di Verona, dall’Ordine degli ingegneri di Verona. Tutti gli esperti intervenuti concordano: «Sotto il limite di legge di esposizione nessun danno per la salute della popolazione».
Questo però non soddisfa i timori delle persone che protestano. Citano soprattutto un Rapporto redatto dalla associazione European Consumers in collaborazione con l’ISDE International Society of Doctors for Environmental del settembre 2019 nel quale si elencano effetti biologici collaterali delle onde elettromagnetiche non ionizzanti a cui le istituzioni, secondo loro, non hanno dato risposta.
Per maggiore chiarezza occorre richiamare alcune informazioni di base. Con il termine 5G si intende un’evoluzione delle tecnologie di comunicazione elettronica
attualmente in uso come il 4G/LTE (vedi i nostri cellulari) nei collegamenti mobili fra oggetti il cui contributo è ritenuto strategico e indispensabile per attuare la transizione energetica e l’evoluzione sostenibile delle nostre attività. Il piano strategico Europeo 5G Action Plan è del 2016 e il Parlamento Europeo nel dicembre 2018 ha deliberato sull’opportunità che tutti gli Stati dell’Unione preparino l’attuazione entro il 2020.
Si tratta di una tecnologia che, utilizzando bande di onde elettromagnetiche già in uso, non solo permetterà velocità di connessione maggiore di quella attuale, ma per la sua bassissima latenza e la possibilità di indirizzare un numero notevole di dispositivi, abiliterà una serie di nuovi servizi quali quelli relativi alla mobilità, alla gestione della logistica, al monitoraggio ambientale e delle infrastrutture, alla telemedicina, all’agricoltura, alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, all’industria 4.0.
Il Consiglio dell’Unione Europea del 12 luglio 1999, sulla base degli studi scientifici della Commissione internazionale per la protezione della popolazione dalle radiazioni non ionizzante (ICNIRP) ha definito i livelli di riferimento per l’esposizione ai campi elettromagnetici ma l’Italia ha definito un proprio obiettivo di qualità molto inferiore, pari a 6 Volt/metro.
In termini di salute pubblica poi lo IARC – International Agency for Research on Cancer, sulla base di evidenze limitate sull’uomo e sugli animali da laboratorio, ha classificato le onde elettromagnetiche fra le sostanze “possibilmente cancerogene per l’uomo”, gruppo 2B, al pari delle tisane di Aloe vera, meno pericolose delle carni rosse e insaccate inserite nel gruppo 2A come “probabilmente cancerogene per l’uomo”.
Con queste premesse il Comune di Verona, AGSM e TIM Il 19 marzo 2019 hanno firmato un accordo per lo sviluppo del progetto Smart city con l’utilizzo del 5G.
All’incontro organizzato da Arena Atesis ha partecipato il sindaco di Verona Federico Sboarina. Interrogato sul tema ha risposto che la salute dei cittadini viene prima di ogni altro interesse e ha fermato il progetto 5G Smart City per la città in attesa di indicazioni dagli organi competenti per la salute pubblica.
L’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) in una nota del 13 maggio ai sindaci ricorda però che nel progetto 5G, ai fini del rispetto dei limiti definiti dallo Stato e delle competenze regionali, ai Sindaci spetta la sola competenza di pianificazione urbanistica degli impianti: «i Comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e
territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici».
All’Arpa spetta il compito di controllo preventivo dei progetti e delle prestazioni a installazione avvenuta. Sembra che nel nostro Paese i sindaci si trovino ad affrontare il dubbio amletico, se sia “più nobile” subire pressioni e sospendere lo sviluppo tecnologico che l’Europa ci chiede o “prender l’arme” senza fermare i progetti, per indirizzare le lecite domande dei cittadini alle istituzioni preposte e qualificate a dare loro le giuste risposte. Secondo l’ANCI questo dubbio non dovrebbe esistere!