La tragica morte del 46enne George Floyd è il più recente degli atti di violenza razzista contro gli afroamericani negli Stati Uniti, dove la polizia commette violazioni dei diritti umani contro le minoranze razziali ed etniche con una violenza e frequenza scandalose.

Una tragedia iniziata in Missouri 

Già nel 2014 la morte del giovane Michael Brown, diciottenne afroamericano ucciso da un agente di polizia con sei colpi di pistola mentre camminava con un amico per le strade di Ferguson, aveva evidenziato a livello nazionale il persistente e diffuso modello di trattamento discriminatorio e profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine attraverso arresti e perquisizioni ingiustificate, maltrattamenti, trattamenti eccessivi e l’uso della forza letale.

Mancanza di dati ufficiali

Per anni, il monitoraggio della condotta della polizia e dell’uso eccessivo della forza sono stati ostacolati dall’incapacità e la mancanza di volontà del Dipartimento di giustizia di raccogliere dati nazionali accurati e completi sul numero di persone uccise o ferite a causa di sparatorie della polizia o altri tipi di forza. 

La mancanza di dati ufficiali ha spinto diversi ricercatori a raccogliere quanti più dettagli disponibili sui social media, necrologi, database dei casellari giudiziari, rapporti di polizia e altre fonti pubblicandoli su diversi siti come: Mapping Police Violence, FatalEncounters.org, U.S. Police Shootings Database e KilledbyPolice.net.

Violazione dei diritti umani 

Nella stragrande maggioranza, gli agenti polizia non sono ritenuti responsabili delle loro azioni nonostante ci siano video schiaccianti. Secondo Mapping Police Violence, il 99% dei poliziotti bianchi responsabili delle morti di uomini afroamericani, registrate tra il 2013 e il 2019, non sono stati incolpati di alcun crimine; su 351 casi, solo 4 poliziotti coinvolti hanno avuto conseguenze legali: 3 sono stati accusati e solo 1 è stato poi condannato.

Sono addirittura quattordici i dipartimenti di polizia che nel 2015 hanno ucciso soltanto persone di colore. Inoltre, secondo l’ong Amnesty International, nessuno tra i cinquanta stati americani ha adottato leggi che soddisfano gli standard internazionali per l’uso della forza letale da parte della polizia.

Quando le forze dell’ordine hanno un uso di forza letale, esse violano numerosi diritti umani fondamentali: diritto alla vita, alla sicurezza della persona, alla libertà dalla discriminazione e la parità di protezione ai sensi della legge. Inoltre, durante le ultime manifestazioni sedate violentemente dalla polizia, sono stati violati anche i diritti alla riunione pacifica, alla libertà di associazione e la libertà di espressione, diritti garantiti anche dalla Costituzione degli Stati Uniti.

Alcuni volti delle proteste 

George Floyd era un cittadino disarmato e come lui molti uomini e donne afroamericani sarebbero ancora in vita se la polizia non avesse usato la forza illegalmente:

  • 17 luglio 2014, distretto di Staten Island, New York City. Eric Garner era 43enne afroamericano, disarmato, sospetto per la vendita di sigarette senza contrassegni fiscali. Durante il suo arresto, l’agente Daniel Pantaleo mise il braccio attorno al collo di Garner, il quale mentre era bloccato a terra da più agenti, pronunciò 11 volte “I can’t breathe” (Non riesco a respirare). Dopo aver perso coscienza, Eric Garner fu dichiarato morto un’ora più tardi.
  • 9 agosto 2014, contea di St. Louis, Missouri. Michael Brown era un diciottenne afroamericano, ucciso dall’agente bianco Darren Wilson mentre camminava insieme ad un amico in mezzo alla strada. L’agente avrebbe fermato e invitato i giovani a camminare sul marciapiede. Dopo pochi minuti, in seguito ad una rissa tra il giovane Brown e l’agente Wilson, sono stati sparati 6 colpi di arma da fuoco contro il giovane, nonostante fosse disarmato.
  • 20 novembre 2014, Brooklyn, New York City. Akai Gurley era 28enne afroamericano disarmato, ucciso “accidentalmente” dall’agente di polizia Peter Liang. Liang stava pattugliando l’interno delle Louis H. Pink Houses, a New York. Quando aprì una porta, in una zona delle scale non illuminata, sparò un colpo, che rimbalzando sul muro, colpì il 28enne intento a scendere le scale con la sua ragazza. Il colpo si rivelò fatale. Nel 2016 l’agente Peter Liang è stato condannato per omicidio colposo. 
  • 22 novembre 2014, Cleveland, Ohio. Tamir E. Rice era un bambino afroamericano di 12 anni ucciso mentre giocava con una pistola giocattolo dall’agente Timothy Loehmann. Il  passante che aveva avvertito la polizia, aveva specificato che si trattava probabilmente di un’arma giocattolo, ma l’agente Loehmann sparò al giovane Rice sull’addome quasi immediatamente dopo essere arrivato sul posto. Nessuno dei due agenti presenti gli ha prestato il primo soccorso.
  • 26 dicembre 2015, Chicago. Bettie Jones era una donna afro americana uccisa “accidentalmente” mentre cercava di aiutare un vicino ad affrontare una lite domestica. Il vicino aveva chiamato la polizia quando suo figlio, Quintonio LeGrier, aveva cercato di sfondare la porta. Quando la polizia è arrivata, Bettie Jones aveva aperto la porta di casa, ricevendo un colpo di pistola da parte dell’agente Robert Riarmo. Nell’incidente sarà ucciso anche il giovane Quintonio LeGrier. In seguito all’episodio, l’agente Robert Riarmo è stato licenziato e non è stato accusato di nessun crimine.
  • 23 febbraio 2020, contea di Glynn, Georgia. Ahmaud Arbery, era un giovane 25enne afroamericano disarmato, uscito di casa per fare jogging. Arbery è stato ucciso da due uomini bianchi, Gregory McMichael, 64 anni, e suo figlio Travis, 34, che avevano affermato di avergli sparato per autodifesa. 
  • 13 marzo 2020, Louisville, Kentucky. Breonna Taylor era una paramedico afroamericana di 26 anni,uccisa con 8 colpi di pistola da agenti del Louisville Metro Police Department, quando sono entrati nella sua abitazione senza bussare o identificarsi come agenti di polizia. 

L’uso della forza letale 

I funzionari incaricati dell’applicazione della legge devono usare la forza solo come ultima risorsa e la quantità di forza deve essere proporzionata alla minaccia incontrata e progettata per minimizzare danni e lesioni. Gli ufficiali possono usare le armi da fuoco solo come ultima risorsa.

Un uso di forza letale volontario 

Nelle ultime uccisioni di afroamericani da parte della polizia è particolarmente preoccupante il numero eccessivo di colpi sparati dagli agenti: Michael Brown, per esempio, è stato ucciso con sei colpi di pistola, Kajieme Powell, con nove. Questo dettaglio indicherebbe un uso intenzionale della forza letale. Inoltre, sparare così tanti colpi in un ambiente urbano sarebbe spesso imprudente e metterebbe a rischio ulteriori vite.

Le richieste di Amnesty International

Nel 2014, in seguito alla morte di Michael Brown, Amnesty International aveva invitato gli Stati Uniti a:

  • Rivedere il loro uso degli statuti sulla forza letale per allineare le leggi alle norme internazionali.
  • Fornire informazioni sul processo disciplinare interno dei propri agenti, pubblicando regolarmente dati statistici sul tipo e sull’esito dei reclami e delle azioni disciplinari. 
  • Esaminare in modo indipendente, imparziale e trasparente tutti i casi di uso della forza letale da parte della polizia.

Dopo sei anni, sono ancora nove gli Stati che permettono alla polizia di usare la forza letale per reprimere una rivolta e nessuno stato ha adottato leggi che soddisfano gli standard internazionali per l’uso della forza letale.