59 anni per i diritti umani
Amnesty International festeggia un anniversario fatto di lotte per la liberazione di prigionieri di coscienza, contro la pena di morte, tortura e violenza contro le donne.
Amnesty International festeggia un anniversario fatto di lotte per la liberazione di prigionieri di coscienza, contro la pena di morte, tortura e violenza contro le donne.
Amnesty International ha celebrato nei giorni scorsi il suo compleanno accendendo cinquantanove candeline, una per ogni anno speso nella difesa dei diritti umani nel mondo, sin dal 28 maggio 1961.
Oggi l’Ong conta più di 7 milioni di attivisti in oltre 70 paesi, 141.740 in Italia e 35 nella città scaligera, che si impegnano nel portare attenzione sulle violazioni dei diritti umani in Italia e nel mondo attraverso un’attività di informazione costante e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle proprie campagne.
In occasione dell’anniversario, Silvia Savoia, avvocata e responsabile del gruppo Amnesty Verona, ha commentato: «Quasi 60 anni fatti di campagne accanto e insieme ai titolari dei diritti per liberare i prigionieri di coscienza, abolire la pena di morte, porre fine alla tortura e alla violenza contro le donne, contrastare impunità e discriminazione, garantire il diritto all’alloggio, alla salute, all’ambiente e all’istruzione, riaffermare i diritti umani di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Noi volontari attivisti di Verona, anche durante il periodo di emergenza Covid-19, non abbiamo mai smesso di incontrarci telematicamente e promuovere attraverso i social i diritti umani. Tanta strada è stata fatta, ma tante sono ancora le sfide che incontreremo. Noi saremo pronti ad affrontarle, insieme, sempre in difesa dei diritti di tutti.»
La fondazione. 59 anni fa nel Portogallo del dittatore Antonio Oliveira Salazar, venivano incarcerati due giovani studenti mentre brindavano alla libertà e alla democrazia nelle colonie portoghesi. La notizia destò l’indignazione dell’avvocato inglese Peter Benenson, il quale il 28 maggio 1961 scrisse sul domenicale londinese “The Observer” l’articolo “Forgotten Prisoners”, un appello in cui esortava i cittadini di tutto il mondo a inondare le autorità portoghesi con lettere di protesta per ottenere la scarcerazione dei due studenti, da lui definiti “prigionieri di coscienza” perché arrestati per le proprie ideologie politiche.
Un mese dopo, più di mille persone avevano aderito all’azione di protesta che si trasformò, in poco più di sei mesi, in uno dei movimenti internazionali più importanti per la difesa dei diritti umani. L’Ong londinese si impegnò da subito attraverso la ricerca, informazione e la mobilitazione contro la pena di morte, le sparizioni forzate e la tortura, attività per cui ricevette il Premio Nobel per la pace nel 1977 e il Premio dei diritti dell’uomo dell’Onu un anno più tardi per il suo “eccezionale contributo nel campo dei diritti umani”.
Le grandi vittorie. Quello dell’avvocato Benenson diventò un modello di attivismo che ha ottenuto celebri vittorie nella lotta contro l’abuso di potere e di ingiustizia in tutto il mondo.
In 59 anni di attività Amnesty International ha contribuito a salvare la vita di oltre 3.100 persone dall’esecuzione e spinto più di 40 Paesi nel mondo a modificare le leggi ingiuste.
Ripercorriamo dunque le vittorie storiche e quelle più recenti di Amnesty International.
1977. Dopo un processo sommario svoltosi durante la dittatura del generale cileno Augusto Pinochet, lo scrittore Luis Sepulveda, accusato di tradimento della patria, cospirazione sovversiva e appartenenza a gruppi armati, viene scarcerato e la condanna a morte commutata in un esilio della durata di otto anni.
1988. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ispirata da Amnesty International, adotta la Convenzione contro la tortura.
1990. A seguito della campagna lanciata nel 1989, cinque paesi – Andorra, Irlanda, Mozambico, Nigeria e Ungheria – aboliscono la pena di morte.
2011. In Argentina l’ex generale Eduardo Cabanillas è stato condannato all’ergastolo per aver ordinato nel 1976 la tortura e l’uccisione di prigionieri politici sudamericani.
In Serbia l’ex funzionario del ministero degli Interni e alto dirigente di polizia Vlastimir Djordjevic, è giudicato colpevole dell’omicidio di almeno 724 kossovari albanesi e della deportazione di almeno altri 200.000. Ratko Mladic, è arrestato per crimini di guerra per l’uccisione di almeno 8000 musulmani durante il genocidio di Srebrenica nel 1995.
2013. Le Nazioni Unite adottano il Trattato internazionale sul commercio di armi per cui Amnesty International si è impegnata sin dagli anni Novanta. Il trattato entrerà in vigore nel 2014.
2019. Il 3 dicembre un tribunale dell’Honduras ha condannato a 50 anni di carcere gli assassini dell’attivista per l’ambiente Berta Cáceres, uccisa nel 2016 per aver guidato la campagna contro una diga idroelettrica che avrebbe inondato i territori del popolo Lenca.
Taiwan diventa il primo Paese asiatico a riconoscere il matrimonio egualitario.
(La foto di copertina è di Carolina Torres)