Uscirà stasera a mezzanotte il mixtape dal titolo Verona Sveglia 2020, terzo episodio di un progetto nato dieci anni fa e che, proprio in occasione del decennale del primo disco, riabbraccia vecchi e nuovi protagonisti della scena hip hop veronese e li riunisce tutti insieme in un’unica compilation. Un vero e proprio regalo per gli appassionati di questo genere musicale (la compilation sarà on-line a partire dalla mezzanotte di oggi in free download) in un epoca in cui la musica – causa restrizioni da Covid-19 – non ha avuto modo di esprimersi dal vivo. Ne parliamo con uno degli ideatori del progetto, Matteo Dall’Osto in arte Dj Teo. Veronese, ma nato a Genova 46 anni fa, Dall’Osto è un deejay professionista e svolge la sua attività da molti anni in diversi locali del territorio italiano e internazionale.

Matteo, innanzitutto, da dove nasce quest’idea di Verona Sveglia 2020?
«Nei primi giorni di lockdown ho cominciato a fare un po’ di dirette live sui miei profili Facebook e Instagram mettendo su dischi e suonando per i miei follower e un giorno ho deciso anche di suonare alcune canzoni di artisti hip hop veronesi. Quello stesso giorno mi è venuta l’idea di riunire in un’unica chat tutti gli esponenti scaligeri di questo genere musicale e di riprendere così quel filo interrotto alcuni anni fa quando, dopo i primi due album di Verona Sveglia del 2010 e del 2012, avremmo dovuto realizzare anche il terzo, nel 2015. Il progetto, però, si arenò. Verona Sveglia 2020 nasce ancora una volta in collaborazione con Ermanno Coppola, in arte Sonbudo, membro fondatore della storica crew Zona 34, che negli anni Novanta fu un vero e proprio pilastro della scena hip hop veronese. La prima compilation targata Verona Sveglia uscì il 19 maggio del 2010 con 22 tracce che rispecchiavano le varie realtà della scena rap dell’epoca e a distanza di dieci anni esatti abbiamo deciso di lanciare un nuovo mix con ben 36 brani e il coinvolgimento di 45 persone fra produttori e artisti, alcuni dei quali anche molto conosciuti a livello nazionale, come Zampa, Capstan, Flesha, mentre altri sono più giovani e sconosciuti ma dal talento purissimo e sicuramente in grado, in futuro, di farsi largo anche a livello nazionale. Anzi, devo dire che, proprio grazie a questa iniziativa, ho potuto conoscere e apprezzare alcuni di loro e rendermi conto che Verona, su questo fronte, non ha nulla da invidiare alla scena hip hop milanese.»

Vista l’impossibilità di incontrarsi, in che modo avete lavorato?
«Mi sono fatto mandare dai vari artisti i loro brani via email. C’è chi l’aveva già pronto e chi, al contrario, l’ha scritto, registrato e prodotto appositamente per questa compilation. Ho chiesto di inviarmi anche una piccola presentazione parlata del pezzo, poi ho mixato il tutto utilizzando un programma multitraccia, ho creato un ordine per dare un filo conduttore e alla fine è venuto un disco di un’ora e quarantadue minuti di splendida musica. Alcuni brani sono cantati dai cantanti singoli, altri vengono cantati da due o tre di loro assieme. Direi che il risultato generale è particolarmente efficace. Inoltre, è stato bello vedere che, per una volta, la scena di Verona ha lavorato compatta, senza inimicizie, gelosie o invidie, ma con un gran desiderio da parte di tutti di mettersi in gioco e fare qualcosa per la città e il movimento hip hop.»

Martedì 19 maggio ci sarà anche una presentazione live sui vari canali social. Di che si tratta?
«Si, verso le 21 andremo live online su più canali social per presentare il progetto, con un miniascolto di qualche brano e un po’ di chiacchiere con alcuni artisti. Il mixtape verrà caricato su Youtube, Soundcloud, Deezer, Spotify e iTunes e inoltre verrà creata una playlist su Spotify, per chi volesse ascoltarsi le tracce separate.»

Dai testi dei brani inediti presenti nella compilation emerge qualche riferimento al periodo che abbiamo vissuto e in parte stiamo ancora vivendo?
«Si sente, in effetti, in alcuni un po’ di inquietudine legata al Covid-19, ma nessuno è focalizzato sulla malattia o la paura che ne è derivata. Volevamo, in realtà, altro e lo abbiamo ottenuto riuscendo a mettere insieme un po’ di tutto, dalla canzone che fa ballare a quella più “conscious” che vuole far riflettere, anche se come detto non necessariamente a tema virus, fino a quella un po’ più autocelebrativa. Direi che nel complesso ne è uscita la voce hip hop della nostra città, che ha una sua peculiarità.»

La copertina dell’album

Emerge dalle tue parole una certa consapevolezza dell’importanza della scena veronese hip hop. È così?
«Si anche se questa consapevolezza credo l’abbiano pochi artisti, che purtroppo dopo tanti anni di svilimenti si sono inevitabilmente un po’ accomodati. Sono diventati molto autoreferenziali, anche perché stiamo parlando di musica un po’ di nicchia e rimaniamo di conseguenza nella nostra piccola nicchia, quella di Verona, ma il nostro movimento oggi potrebbe fare molto di più. Le potenzialità sono enormi e ci sono artisti di prospettiva davvero in grado di dire qualcosa.»

Mancano, però, gli spazi per potersi esibire…
«A livello di spazi purtroppo penso che possa cambiare relativamente poco: a Verona di locali che propongono musica live ce ne sono sempre meno e che danno spazio all’hip pop ce ne sono meno ancora. Colpa, forse, dei locali da ballo che negli anni passati hanno dato spazio ai dj più giovani e meno quotati che però si portavano il loro gruppetto di amici e quindi – mettendone insieme sei o sette a serata – ti consentivano di riempire il locale. Ma di fatto, così facendo, hanno tolto spazio a chi valeva di più, anche se magari non aveva un grande seguito. Uno dei pochi locali che ha invece sempre puntato sulla qualità, il Sin City di Negrar, si è ritrovato più di una volta, pur con artisti di grande livello che magari arrivavano anche dagli Stati Uniti, con poche persone. Alla fine hanno dovuto chiudere e si è persa così anche una bella realtà della nostra provincia. Insomma, in generale forse ci manca la cultura per un certo tipo di proposte di qualità, perché occorre del tempo per educare le persone e questo però incide sull’economia dei locali.»

La qualità, insomma, non sempre paga…
«La qualità purtroppo non premia quasi mai. Credo, dopo 33 anni di onorata carriera da deejay, di avere comunque esperienza da vendere, ma ancora oggi trovo  qualche difficoltà nel suonare, perché spesso si ricerca il personaggio, la sua immagine, il “tiro” a livello di appeal. In fondo basta mettere su le “cento hit” del momento e tutti ballano, senza farsi troppe domande. In questo senso il tentativo di Verona Sveglia è proprio quello di unificare il più possibile la scena perché di artisti in gamba ce ne sono ed è un peccato che tutto si restringa al campo di Verona o del Veneto. Sarebbe bello, solo per fare un esempio, che musicisti come Zampa avessero lo stesso seguito di dieci anni fa, quando anche sulla scena nazionale era molto seguito.»

DjTeo mentre si fa un “selfie” insieme al pubblico alla Grande Festa di Santa Viola nel 2018

Ma l’hip hop ha qualche responsabilità in tutto questo?
«Purtroppo l’hip hop, in generale, oggi a livello di testi ha fatto un discreto balzo indietro rispetto a qualche anno fa. Tanti artisti, purtroppo, non si sono evoluti nel loro percorso ma hanno per certi aspetti deciso scientemente di non fare quel salto in avanti necessario per la loro carriera e per tutto il movimento. Poi, però, penso a una ragazza veronese come Sugar che ha scritto un bel pezzo presente nella nostra compilation, e allora mi dico: è giovane (ha 24 anni, nda), ha tempo e saprà meritare molta più attenzione. Me lo auguro. C’è anche da dire che oggi non ci sono più etichette indipendenti come un tempo, che investono e sperimentano nei giovani. Qualcuno ci prova, ma fra mille difficoltà e con sempre meno interesse a rischiare. Ora qualcosa si muove, anche se rimane sempre un’iniziativa personale, non organica. Ecco, sarebbe importante, per fare un esempio, non organizzare due concerti hip pop nella stessa serata in due luoghi diversi di Verona, ma trovare un accordo e differenziare le serate, per riuscire a non danneggiarsi reciprocamente.»

Quindi, il tuo è anche un appello per riuscire a riportare, tutti insieme, in alto il nome di Verona?
«In Italia sarebbe bello sentire parlare della scena romana, della scena napoletana, della scena milanese e poi magari anche della scena veronese. Le potenzialità ci sono, ma bisogna lavorare di squadra. Si sa che il rapper, di base, è egocentrico, però nessuno nega la possibilità di seguire i propri progetti. L’importante, però, è capire che si è in un contesto che ha bisogno di tutti e tutti possono dare il proprio contributo.»

I social di riferimento dell’iniziativa sono:

https://www.facebook.com/hhdisaster
https://www.facebook.com/djteovr/
https://www.instagram.com/dj_teovr_official/
https://www.instagram.com/hhdisaster/
https://www.instagram.com/sonbudo/