Il padre le fa un inchino e l’abbraccio sembra durare in eterno, la mamma e la sorella la stringono, finalmente. Silvia Romano è arrivata oggi alle 14 all’aeroporto di Ciampino accolta dalla famiglia e dalle alte cariche dello Stato. Indossando il chador – l’abito femminile che si utilizza in Somalia da quando ci sono gli estremisti islamici – ha mostrato subito il volto coperto dalla mascherina anti Covid-19 sfoggiando il suo sorriso che in questi 17 mesi avevamo visto nelle sue foto di repertorio. «Sono stata forte e ho resistito.» Queste le prime parole ieri diffuse dall’Ansa. Ai politici presenti il saluto toccandosi i gomiti come da protocollo di sicurezza sanitaria. Il vestito verde chiaro e il copricapo fanno pensare a un anno e mezzo chiusa in un mondo tutto da ascoltare dalla sua voce; solo con il racconto di Silvia potremmo capire e comprendere cosa ha passato questa ragazza di 25 anni liberata a 30 km da Mogadiscio in condizioni estreme, dove le alluvioni stanno colpendo la zona da alcuni giorni. A questi due link la vicenda raccontata nei mesi scorsi su “Heraldo”, prima sulle parole d’odio verso Silvia e poi sull’attesa estenuante dei genitori.

Silvia Romano tra le braccia della madre e della sorella

Il Premier Giuseppe Conte in un breve incontro con la stampa ha dichiarato: «Siamo lieti di aver dato il benvenuto a Silvia dopo il grande lavoro fatto dall’intelligence e dai componenti della Difesa. C’è stato il massimo riservo per non compromettere l’esito positivo di questa vicenda, già da alcuni mesi eravamo in dirittura d’arrivo ma non potevamo far trapelare nulla. Bene così.» Luigi Di Maio, inoltre, ha aggiunto: «Ringrazio tutte le persone che hanno portato in Italia Silvia in questa giornata della Festa della mamma, un augurio speciale quindi va alla mamma di Silvia e a tutti i genitori e parenti di altri cittadini che sono ancora in prigionia all’estero. Lo Stato non lascia indietro nessuno. L’impegno di tutti gli uomini e le donne nel lavoro di ricerca e difesa delle persone va avanti, come è sempre stato fatto.»

Il lungo abbraccio con il padre Enzo
Riccardo Noury

«Finalmente il 9 maggio è una data che non ricorderemo più solo per l’assassinio di Peppino Impastato e per quello di Aldo Moro ma anche per una cosa bella, la liberazione di Silvia Romano dopo un anno e mezzo di sequestro – ci racconta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. – È un omaggio alla sua resistenza, alla sua forza, al suo sorriso, lo stesso di milioni di italiani che hanno appreso della notizia. Dunque, bentornata Silvia. Speriamo di poterlo dire presto di Patrick Zaki del quale sappiamo continua il suo calvario. È stata prorogata la sua detenzione preventiva e abbiamo appena preso che l’udienza prossima sarà il 19 maggio. Continuiamo a pretendere insieme al Comune di Bologna, all’Università di Bologna e ora anche alla Regione Emilia-Romagna che Patrick torni a casa e che si faccia tutto il possibile attraverso la diplomazia italiana perché questo incubo finisca.»

Sulla liberazione di Silvia abbiamo chiesto anche al politico e saggista Giuseppe “Pippo” Civati che nell’ultimo anno e mezzo tutti i giorni ha ricordato Romano con un messaggio nel suo canale Twitter. Raggiunto stamattina al telefono ci ha detto: «La sua liberazione non può che renderci estremamente felici. È stato un percorso lungo in cui ho cercato di fare quello che dal punto di vista umano potevo fare, dedicarle un pensiero tutti i giorni. Non la conoscevo ma ho sentito la necessità per tenere viva l’attenzione e nel frattempo ho avuto qualche contatto scritto con la madre. Una vicenda che ci ha preoccupati, col timore che potesse essere una vicenda non a lieto fine. La storia di Silvia Romano ci insegna a credere nelle cause e che ci fa ben sperare anche per altre come quelle che riguardano Zaky o padre Paolo Dall’Oglio, che non dobbiamo dimenticare. Questa è la prima vera e propria bella notizia degli ultimi due mesi di emergenza sanitaria.»