Thomas, rider non più precario
In tempo di lockdown sempre più persone chiedono cibo d'asporto. E nella Verona invasa da fattorini si fa conoscere sempre più una cooperativa di otto amici unica nel suo genere.
In tempo di lockdown sempre più persone chiedono cibo d'asporto. E nella Verona invasa da fattorini si fa conoscere sempre più una cooperativa di otto amici unica nel suo genere.
“Eravamo otto amici su un motorino, che volevano cambiare il mondo dei rider”. Si potrebbe parafrasare così la nota canzone di Gino Paoli, pensando all’avventura lavorativa di Thomas Morbioli, veronese 24enne, precisamente “dello stadio”, studente universitario di Beni culturali fino al mese scorso quando si è laureato, da due anni rider. Prima per “Glovo”, poi dopo soli due mesi per “MyMenu” che gli garantiva una retribuzione maggiore.
Da sei mesi ha realizzato il suo sogno: aprire con sette colleghi “Food4me”, “veronese, più affidabile, eticamente responsabile e socialmente sostenibile nel tempo”, rispetto a tutto quello che ha conosciuto finora nel suo lungo pedalare con cibo in spalla.
Thomas, raccontaci come è nata l’idea della cooperativa “Food4me” di cui fai parte.
«Quando ho incontrato i miei colleghi, che poi presto sono diventati anche amici, abbiamo deciso di creare una piattaforma di distribuzione di cibo a domicilio tutta nostra. Parlammo con alcune banche e alcuni finanziatori, ma per creare una vera e propria società i capitali da investire erano troppi e di conseguenza ci venne l’idea di formare una cooperativa che garantisse un esborso minore di capitali e il supporto concreto di altri soggetti come Confcooperative Verona e della Cisl che hanno sposato in pieno il progetto e ci hanno dato un grande supporto. L’idea è nata nel 2018, ma in concreto siamo partiti ufficialmente il 28 ottobre 2019.»
Com’è formato il gruppo e in che territorio lavorate?
«Siamo otto soci-amministratori tutti di Verona, di cui sette ragazzi e una ragazza, tra i 21 e i 36 anni, e ci spostiamo con quattro motorini e quattro bici, di cui una elettrica. Copriamo i tre chilometri intorno al punto di partenza, ossia il ristorante. Confcooperative Verona ci ha dato una grossa mano sia dal punto di vista logistico sia di supporto e di finanziamento di alcune spese, come l’applicazione su cui ordinare il cibo, mentre Cisl ci ha fornito un appoggio concreto per quanto riguardo i nostri contratti di lavoro.»
Perché vi differenziate rispetto alle altre realtà di asporto della città?
«La differenza principale rispetto ad altre piattaforme sta nel tipo di contratto di lavoro. Quello che ci ha fatto nascere in questo modo, in una cooperativa, è stato mosso da un’unica ragione: un contratto di lavoro serio, onesto e compreso di tutti i diritti (contributi, ferie, malattie) di cui godono le normali categorie di lavori ma che alla quasi totalità dei rider delle altre piattaforme manca. La maggior parte propone prestazioni occasionali o Co.co.co. Inoltre, rispetto alle multinazionali offriamo un servizio sul territorio maggiore essendo noi tutti amanti della nostra città, e avendo tutti un’esperienza pluriennale in questo settore, garantendo anche una certa qualità nel trasporto e di conseguenza una garanzia maggiore per la clientela.»
Com’è cambiato il lavoro da fine febbraio con l’emergenza sanitaria?
«Paradossalmente il virus ha alzato in modo esponenziale la richiesta, soprattutto per quanto riguarda l’acquisizione di partner, ossia ristoranti, i quali se mentre prima molte volte erano reticenti a sottoscrivere la collaborazione in quanto noi “ultimi arrivati”, o avevano già altre aziende di rider, o semplicemente non interessati, ora sono loro stessi a chiederci di collaborare in quanto unico modo per continuare il loro lavoro.»
Ti saresti mai immaginato questo lavoro? Hai un sogno nel cassetto?
«Di espandersi il più possibile e far sì che “Food4me” diventi una delle realtà più solide e radicate a Verona.»