Autonomia e Venetobonds: volata per le elezioni
Con i primi caldi, ecco ripartire la campagna elettorale 2020 per il Veneto: già i temi, e i ruoli, sembrano definirsi in modo chiaro. Ma...
Con i primi caldi, ecco ripartire la campagna elettorale 2020 per il Veneto: già i temi, e i ruoli, sembrano definirsi in modo chiaro. Ma...
Se prima dell’epidemia la data presunta per elezioni del Veneto era il 24 maggio adesso, che ci si apre a un confinamento morbido, si cominciano già a intravedere le elezioni regionali: già Luca Zaia ragionava prima su un 28 giugno e ora sul 12 luglio (dichiarazione del 19/04), scacciando l’ipotesi autunno. Come i pollini delle graminacee ad aprile, di fatto, si possono già percepire i sentori dei temi della prossima campagna. Ovviamente, Zaia in prima fila: il Governatore, occupato in prima persona nella gestione dell’emergenza, dopo un inizio incerto (i suoi passaggi repentini dall’apriamo tutto al chiudiamo tutto, alle mascherine made in Veneto di dubbia efficacia) ha gestito con polso e in prima persona la questione e, attraverso una comunicazione accessibile ed efficace, si è presentato come comandante del Veneto nella tempesta e dalla Lega si dà per scontato il terzo mandato. Il confronto con la gestione lombarda della crisi, in effetti, gli garantisce autorevolezza.
Ed è proprio grazie a lui, mentre si apre la stagione primaverile, che improvviso e ciclico come i fiori di campo rispunta il tema autonomia. Mentre dietro le quinte filtra la notizia di nuovi consulenti legali per riprendere l’iter costituzionale, è stato invece diretto in un’intervista su La7 ai primi di aprile: ha taciuto finora sul tema per spirito di collaborazione durante la crisi ma, dopo la proposta di Andrea Orlando (PD) di riportare allo Stato la gestione della sanità, Zaia ha prima rivendicato la bontà della sanità veneta (e, quindi, del suo operato) e, dopo aver minacciato sulla questione sanità un referendum, ha rilanciato in modo determinato la questione dell’autogoverno. Reattivo anche il Partito dei Veneti che, tuttavia, preferisce impostare la propria campagna elettorale sul tema dell’economica post emergenziale, presentando il 14 aprile la proposta di Venetobonds per dare slancio al rilancio l’economico regionale: per i quali, va detto, sarebbe necessario dare seguito all’art. 118 della Costituzione e attuazione del principio sussidiarietà. Un vero rebus al momento, perché significherebbe raccogliere e spendere risorse senza condividerle: scenario intrigante ma, francamente, improbabile.
A questo punto, per par condicio, ci vorrebbe un commento sul PD e ci piacerebbe, perché ci insegnano da piccoli che in democrazia un avversario di qualità è essenziale per non sbracare nell’ubriacatura del potere assoluto e non finire come i fratelli coltelli della DC anni Ottanta. Bruno Astorre, segretario del Lazio del PD, si è accorto dell’aria che tira. Ma il PD Veneto? A febbraio nessuna idea su un candidato, il suo sito è in aggiornamento da molti giorni e la pagina FB mostra la vitalità di un opossum in tanatosi. Peccato. Appiattito su posizioni governative – senza tuttavia il sex appeal alla Christian Grey del presidente Giuseppe Conte – pare riproporre, non troppo convinto (ma è una supposizione legata alla ricorrenza dei post), Alessandra Moretti (al 22,74% nel 2015; Zaia al 50,08%) che sembra sempre di più la risposta a una domanda che nessuno si è mai sognato di fare. Sarà per la prossima volta. Allora, quando manca il metus hostilis, la paura unificante del nemico, i vincoli diventano meno stringenti. Sarà in questo senso più interessante vedere come si posizioneranno gli alleati di Zaia, che dovranno evitare di essere assorbiti dalla Lega che in Veneto è onnivora. Un primo precoce segnale – e modello di impostazione della campagna – è stata la polemica prepandemia innescata da Nicola Finco, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Veneto, in occasione della visita a Venezia di Giorgia Meloni il dicembre scorso: una polemica mirata a minare il crescente consenso di Fratelli d’Italia.
La Meloni, presidente di FdI, accusata da Finco di essere “fredda” sulla questione autonomia del Veneto, caldeggia, infatti, una soluzione alla Francesco Boccia (Ministro per gli affari regionali e le autonomie), ovvero una legge quadro per tutte le regioni non disgiunta, però, da un presidenzialismo che possa coordinare il federalismo (tema sul tavolo sin dai tempi della Bicamerale di D’Alema, A. D. 1997). Tradotto: il giorno del mai. La risposta a Finco di Elena Donazzan (FdI ed ex FI, gruppo consiliare “Più Italia! – Amo il Veneto”) alla fine del 2019 era un richiamo all’unità di coalizione contro il governo PD-M5S: carta che nella prossima competizione regionale non ha valore, mentre ne ha – e molto – il tema autonomia. La vera scommessa, come spesso negli ultimi anni, sarà dunque valutare la resilienza degli alleati del Carroccio.
Ma… C’è anche chi – sottovoce ma non troppo – vede un Luca Zaia molto attivo in questa fase apparentemente in ottica elezioni regionali con ben altre ambizioni: ovvero che parli di elezioni a breve ma, in realtà, pensi che, acquisita sul campo la parvenza di uomo forte e un consistente credito mediatico, stia scommettendo sulla caduta del governo Conte a fine estate per prenotare un ministero in un prossimo governo, magari a guida Mario Draghi. Sembra fantapolitica, ma le aspirazioni di Zaia sono note da tempo (sono la Lega e soprattutto Salvini – che non vuole concorrenti alla leadership – a spingere per la sua riconferma) e ricordiamoci che nell’attuale maggioranza c’è un certo Matteo Renzi, mina vagante che non sta, nel contesto attuale, guadagnando abbastanza consensi per sopravvivere politicamente. Se così fosse, Zaia abbandonerebbe la guida del sogno di un Veneto prima secessionista e poi autonomista; un progetto della cui necessità abbiamo parlato diffusamente. Ma siamo onesti. Bisognerebbe avere la sindrome di Korsakoff per poter credere davvero a questa promessa visto che la questione autonomia/secessione è un mantra della Lega dal 1983 (37 anni fa) e di Zaia, che ne aveva fatto perno del proprio programma già nel 2010 (10 anni fa) e oggetto di referendum nel 2017 (3 anni fa). Soprattutto, è irrealistico pensare di raggiungerla con Matteo Salvini alla guida della Lega che, come abbiamo visto, è il primo vero ostacolo al progetto. Ma, come sappiamo, gli uomini – specie durante le elezioni – vivono di sogni e gli amori più belli sono quelli irrisolti, quelli del “se solo quella volta…”.