Si celebra oggi 11 aprile la Giornata nazionale del mare e della cultura marina, istituita al fine di accrescere la sensibilità nei confronti del mare inteso come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico. Una giornata che arriva in un momento particolare, non solo per le misure di contenimento che ci costringono a sognarlo attraverso foto e video sul web, ma soprattutto per il grido d’allarme che arriva dal settore della pesca: l’emergenza sanitaria causata dall’epidemia di Covid-19 e il calo della domanda stanno mettendo in seria difficoltà gli stock ittici e il comparto a livello regionale.

Le prime elaborazioni effettuate da Veneto Agricoltura attraverso il suo “Osservatorio Socio Economico della Pesca” fanno emergere, con chiarezza, la grave situazione di crisi: per il mercato ittico di Chioggia, sicuramente rappresentativo della situazione regionale e non solo, i dati produttivi del mese di marzo 2020 evidenziano una contrazione, rispetto a marzo 2019, del valore della produzione locale di quasi il -61%, mentre in termini di quantità la diminuzione è stata del -49%. Del -40% è il decremento anche dei transiti dall’estero, sia in valore che in quantità, mentre quelli nazionali segnano un -56% circa.

«La chiusura del canale HORECA (hotel, ristorazione e catering) ha provocato una forte depressione della domanda di prodotti ittici, tanto che in Veneto alcuni mercati lavorano a giorni alterni e molte imprese sono ricorse al fermo pesca facoltativo, permesso dal decreto legge n.18 del 17 marzo 2020» denuncia l’Assessore regionale alla Pesca Giuseppe Pan. In una regione a forte vocazione turistica come il Veneto, per alcuni settori ittici, l’HORECA arriva a rappresentare fino all’80% degli sbocchi commerciali. A questo si aggiunge la modifica dei comportamenti di acquisto da parte del consumatore che, in questo periodo, predilige gli acquisti nella grande distribuzione. «Diverse barche dello strascico hanno così dovuto bloccare temporaneamente le attività, mentre i pescherecci veneti dei Consorzi Gestione Vongole si sono orientati per un fermo temporaneo dal 14 marzo al 30 giugno – sottolinea Pan – . La piccola pesca artigianale e qualche peschereccio continuano a lavorare rifornendo parzialmente i mercati che, in una situazione così precaria, rispondono con forti oscillazioni dei prezzi. Da non dimenticare infine le produzioni da allevamento tipiche regionali, come i mitili, che giungeranno a maturazione tra pochi giorni: non avranno un mercato di sbocco e si rischia l’eccesso di offerta, dovendo gli impianti essere liberati.»

Un settore strategico per l’economia del Veneto che conta 7 mila addetti, ricorda l’Assessore, quasi 700 imbarcazioni e circa 4 mila imprese attive nella filiera ittica veneta per un valore alla produzione di circa 200 milioni di euro. «Come Regione Veneto abbiamo rimodulato il piano finanziario dei fondi Feamp – il fondo europeo che favorisce la competitività e lo sviluppo delle imprese del comparto ittico – destinando 6 milioni (dall’importo complessivo del ciclo di programmazione 2014-2020 vale circa 46 milioni di euro) con priorità alle piccole e medie imprese della filiera della pesca e all’acquacoltura» conclude Pan.

«Il pesce è una risorsa fondamentale a livello globale, ma anche nazionale: il consumo di pesce pro-capite nel nostro paese è molto alto, intorno ai 31 kg per persona all’anno, superiore alla media europea» afferma Francesca Oppia, Program Director di Marine Stewardship Council in Italia. MSC promuove un programma di etichettatura e certificazione che riconosce e premia le pratiche di pesca sostenibili e garantisce ai consumatori che solo i prodotti ittici provenienti da una pesca ben gestita siano venduti con il marchio blu MSC. Ad oggi solo il 15% del pescato globale è certificato secondo lo standard MSC.

Se la raccomandazione al consumatore in questo periodo eccezionale per tutto l’agroalimentare è quella di “comprare italiano”, l’appello ancora più accorato per i prodotti ittici è quello di comprare locale. Un gesto che può concretamente aiutare la filiera a risollevarsi e alle barche di tornare in mare, anche perché, è bene ricordarlo, le pescherie al minuto, anche a Verona, sono aperte con servizio di consegna a domicilio, offrendo varie specie di ottimo pesce fresco e stagionale.

È anche il momento però di rivedere i nostri stili di vita e adottare misure contro cambiamento climatico, pesca eccessiva e inquinamento. Questi cambiamenti hanno un effetto a catena sugli ecosistemi marini e di conseguenza presentano anche una grande sfida per le imprese, le economie e le comunità che si affidano alla pesca per i propri mezzi di sussistenza e alimentazione. Per rispondere alla sfida del cambiamento climatico occorre che l’industria della pesca e chi la gestisce collaborino su scala internazionale, adottando un approccio precauzionale per stabilire le catture e far evolvere le pratiche.

«L’importanza del pesce nella dieta alimentare costituisce una ragione in più per non ignorare i preoccupanti effetti del cambiamento climatico sugli stock di pesce. Si stima che le ondate di calore nelle acque marine ed oceaniche siano aumentate di oltre il 50% negli ultimi 30 anni, determinando una riduzione localizzata e spesso improvvisa della vita marina» commenta Francesca Oppia. Infatti, mentre si registrano aumenti di stock ittici di alcune specie nel Nord Atlantico e Nord Pacifico con conseguenti nuove possibilità di pesca, nelle aree tropicali il potenziale di pescato potrebbe diminuire del 40% entro il 2050.

Il rischio che i cambiamenti climatici producano nei prossimi anni una riduzione drastica delle risorse ittiche è quindi concreto e potrebbe portare a gravi conseguenze non solo ambientali, ma anche sociali ed economiche. Con il pesce che fornisce il 17% di proteine animali consumate a livello globale e rappresenta una fonte alimentare e di reddito fondamentale per oltre 800 milioni di persone, nonché oltre 130 miliardi di dollari di scambi internazionali all’anno, questa è una crisi ambientale e umana che non possiamo ignorare.

«Il singolo cittadino è un attore fondamentale nella strada verso la sostenibilità – sottolinea Francesca Oppia -. Scegliendo prodotti certificati MSC, il consumatore è in grado di orientare la pesca verso una sostenibilità a 360 gradi: sostenibile per gli stock ittici, sostenibile per le altre specie e i diversi habitat di un ecosistema marino; e sostenibile anche nel futuro, tramite piani di gestione che assicurino la sopravvivenza delle risorse ittiche a lungo termine».