Diversioni
La proposta di aprire le chiese a Pasqua da parte di Matteo Salvini è solo una "manovra diversiva" per sviare l'attenzione dalla debacle dei vertici leghisti nei confronti del Covid-19
La proposta di aprire le chiese a Pasqua da parte di Matteo Salvini è solo una "manovra diversiva" per sviare l'attenzione dalla debacle dei vertici leghisti nei confronti del Covid-19
Matteo Salvini è un propagandista eccezionale, che sa seguire l’onda come nessun altro. Ha raccolto una Lega in pezzi, con consensi da prefisso telefonico, e ha saputo farne il partito egemone del centrodestra italiano. E tutto questo senza far altro che sintonizzarsi con la “pancia” del Paese e assecondarli. Salvini più che un leader è un capo. Non indica una strada, asseconda gli umori. Tuttavia nessuno è perfetto e durante l’emergenza della pandemia da Covid-19 la sua macchina propagandistica si è inceppata più di una volta. A partire dalle incertezze con le quali ha affrontato l’emergenza, vedi l’iniziale polemica contro le prime blande misure di contenimento previste dal Governo giallorosso, fino al successivo stillicidio di somme che secondo lui sarebbero state necessarie per attutire il colpo della pandemia, che cambiavano con cadenza giornaliera. La linea del Capitano è stata piuttosto ondivaga e la sua immagine è stata appannata da quella dei governatori leghisti di Veneto e Lombardia Attilio Fontana e Luca Zaia, che hanno interpretato il ruolo di timonieri nella tempesta. Il secondo in particolare, anche grazie ai consulenti di cui si è servito, è riuscito a superare le iniziali difficoltà e forte di risultati importanti nel contenimento dell’epidemia si è accreditato come autentico punto di riferimento, anche a livello internazionale. Diventando quasi un concorrente per Salvini. Per recuperare posizioni nel borsino dei media, il Capitano ha enfatizzato negli ultimi tempi la sua fede cristiana esibendosi in performance parecchio imbarazzanti per la sensibilità di un credente, come la preghiera recitata in tv assieme a Barbara D’Urso (autentica Papessa Giovanna del trash televisivo) che figurerà negli annali della storia della comunicazione e non certo tra le pagine più felici.
Salvini sfrutta la retorica religiosa per accaparrarsi i voti delle frange di cattolici più estremisti, ma risulta assolutamente indifferente rispetto alla religione. Ne fa solo un uso strumentale, ma per uno che è stato “paparazzato” praticamente ovunque è ben strano che non esistano sue foto in raccoglimento devoto davanti a un altare, senza contare che a Salvini la famiglia tradizionale, pilastro della dottrina Cristiana, piace così tanto che se n’è fatta più d’una. Caratteristica questa che lo accomuna a buona parte dei pasdaran della stessa. Il sospetto che la fervida fede del Capitano sia una semplice posa propagandistica viene pure dall’uso recente che ha fatto, quando ha richiesto l’apertura delle chiese per permettere la celebrazione della Pasqua, perché – a suo dire – «questa pandemia non si combatte con la sola scienza. »
Ora, a parte il sapore medievaleggiante di questa richiesta, che rimanda alle epoche nelle quali la Chiesa cattolica per esorcizzare le epidemie organizzava processioni e celebrazioni di massa che finivano inevitabilmente per moltiplicare esponenzialmente i contagi, v’è giusto da osservare che pure il Papa, il capo supremo della Cristianità, ha officiato una celebrazione in una Piazza San Pietro deserta, le cui foto resteranno tra le immagini iconiche del XXI secolo. Perché essere più realisti del re? Per un pugno di voti di qualche frangia cattolica radicale? Stavolta la risposta è no. Salvini ha attuato quella che in linguaggio militare si chiama “manovra diversiva”, una strategia che utilizza spesso per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica da qualche sua mossa non propriamente azzeccata.
Nei giorni scorsi la Lega, con proprio Salvini primo firmatario, aveva presentato un emendamento al DDL di conversione del Decreto “Cura Italia” il quale sollevava i “datori di lavoro” (leggi: “i dirigenti”) delle aziende sanitarie da qualsiasi responsabilità civile e penale relativa alla pandemia di Covid-19, rimettendole sostanzialmente ai medici. Questo perché, qualora a pandemia finita si dovesse istruire una “Norimberga del Covid”, la Lega finirebbe dritta sul banco degli imputati dato che i vertici delle aziende sanitarie lombarde sono quasi tutte a trazione leghista (nello specifico su 40 ATS e ASST in Lombardia dal 2018 – da quando cioè Attilio Fontana è diventato Governatore della Regione – ben 30 hanno cambiato dirigente e da allora 24 sono dirette da esponenti della Lega, 14 da Forza Italia e 2 da Fratelli d’Italia. Fonte Corriere della Sera, ndr). E di argomenti per istruire un processo ce ne sono in abbondanza, a partire dalla scelta di tentare il contenimento dell’epidemia negli ospedali, cosa che li ha trasformati in veri e propri cluster di propagazione dei contagi, con la nefasta conseguenza che ora la Lombardia è la regione al mondo dove ci sono stati più morti in percentuale rispetto alla popolazione.
L’emendamento è stato precipitosamente ritirato, con la coda di un enfatico post sui social in cui si riafferma la volontà di tutelare i medici e infermieri, ma ormai la frittata era fatta. E così la macchina di propaganda della Lega si è inventata la boutade dell’apertura delle chiese a Pasqua, argomento che ha sollevato il polverone delle polemiche che così ha coperto il vero topic, ovvero che la Lega, più che al tutelare i medici mandati in prima linea con le mascherine di cartone, ha badato in primo luogo a tutelare il suo sistema di potere. E la storia italiana ha già visto un demagogo che mandava al fronte soldati con le suole di cartone.