Quello che accade a Verona in questi tempi lo sappiamo. Sappiamo anche cosa succede in altri luoghi del mondo. Ma ci sono luoghi che possono incuriosirci più di altri, come Verona, nel New Jersey. Sì, si chiama proprio così. Verona è una piccola cittadina di poco meno di 15.000 abitanti nella Contea di Essex. Viene considerata uno dei luoghi top dove vivere nella contea, dalle sue colline o dai tetti degli edifici ti puoi godere un panorama fantastico della skyline di New York. Infatti, vi risiedono giornalisti, artisti famosi, vip. A Verona, NJ, per molti decenni sono state prodotte le bandiere ufficiali americane, poste in luoghi simbolo come a  Iwo Jima, al Polo Nord e Polo Sud e molto probabilmente anche quella issata sulla luna. Non solo, è anche il luogo dove hanno girato la serie tv cult The Sopranos.

La cosa paradossale è che il nome non sembrerebbe avere a che fare con le ondate migratorie di fine Ottocento. «Inizialmente era stata battezzata Vernon», racconta Robert Williams, storico per passione e autore del libro Old Verona: «Quando però i primi abitanti hanno fatto la richiesta per registrare con questo nome l’ufficio postale, hanno scoperto che esisteva già un’altra Vernon nella vicina contea di Sussex. Allora, visto che alla fine dell’Ottocento era in voga lo stile architettonico Italianate, da Vernon a Verona il passo è stato breve. Non sono sicuro che all’epoca ci fossero molte persone di origini italiane nell’area, ma di sicuro poi avrebbero avuto un ruolo fondamentale in tutta la zona», racconta Alberto Giuffré, nel suo libro Un’altra America: Viaggio nelle città “italiane” degli Stati Uniti. Insomma Palladio ha ispirato il nome.

Decenni dopo, si sono accorti di un abbinamento che non poteva essere trascurato, quello di Verona con Romeo e Giulietta. Per questo, nel 2005, esce un film per la tv: Pizza My Heart, un’interpretazione in chiave moderna della storia dei due amanti. Una commedia romantica che racconta una difficile  storia d’amore tra i figli di due proprietari di pizzerie rivali, i Montebello e i Prestolani. Detto questo, perché ne parliamo? Perché abbiamo creato un ponte virtuale tra le due Verona. Abbiamo intervistato Enza Antenos, che abita proprio a Verona, NJ, per farci raccontare cosa sta accadendo da quelle parti a causa del Coronavirus. Enza Antenos è una linguista, poliglotta, docente di italiano alla Montclair University. Le sue radici e la sua anima sono italiane, la sua residenza è, ovviamente, americana. Se c’è un cosa che emerge più di altre è che, in un modo o nell’altro, l’Italia rimane sempre un modello.

Enza Antenos

Enza, cosa sta accadendo in New Jersey e a Verona, NJ, a proposito del Coronavirus? 

«Come saprai, il governatore ha dichiarato uno stato di emergenza circa 10 giorni fa mentre questa settimana ha iniziato un coprifuoco statale (tutto chiude alle 20) e ha dichiarato che i locali (bar, caffè, ristoranti) ora possono solo offrire cibo asporto o servizio a domicilio. Tante altre attività hanno anche deciso di chiudere come precauzione e per non esporre i dipendenti a rischi inutili. A proposito anche tutte le scuole sono passate alle lezioni online: all’inizio si parlava di solo qualche settimana ma ora rimarrà così finché lo Stato non cambia il decreto.»

C’è una percezione della diffusione del Coronavirus  e delle sua pericolosità o c’è ancora scetticismo?

«Girando per Verona, NJ, si nota subito che gli abitanti pensano sia pericoloso… pochissimo traffico, nessun assembramento nei locali, persone con mascherine quando escono. Nemmeno nei supermercati ci sono lunghe code come quelle della scorsa settimana, anche se devo dire che la distanza sanitaria non viene sempre rispettata all’interno dei negozi. Nel New Jersey, però, ci sono testardi che rimangono scettici. Genitori che accompagnano figli al parco (tanto che due giorni fa hanno addirittura dovuto chiudere tutti i parchi), persone che prendono il caffè d’asporto poi stanno fuori se fa bel tempo e fanno due chiacchiere, giovani che si godono la libertà di non dovere assistere a lezioni. A proposito, NPR (un media non-profit fra i più prestigiosi degli USA) ha rilasciato i risultati di un sondaggio che rivela che gli Americani in questo periodo ancora credono che il Corona Virus e le precauzioni siano esagerati.»

Come si sta vivendo quello che accade in Italia?

«Con timore. Con tutte le speculazioni che si fanno, i leader (di qualsiasi agenzia governativa statale) fanno riferimento alla situazione italiana avvisando che faremmo la stessa fine se non peggio, a causa di un sistema sanitario sicuramente non all’altezza di quello italiano. Peccato che ci siano delle persone che cercano di dare delle colpe agli italiani venuti qui o quelli che hanno “riportato” dall’Italia con loro il virus, perché il governo italiano non aveva fatto abbastanza per isolare chi aveva già il virus. Ho scambiato anche delle parole con una mia amica proprio in merito. Che ironia quando si pensa a tutto quello che l’America non sta in realtà facendo…»

E i nostri connazionali, rispetto agli altri sembrano essere più attenti, responsabili o uguali?

«Molto più attenti. Conosco tante italiane (abbiamo il nostro gruppo di oltre 40 donne) e ci sentiamo quotidianamente da quando le prime notizie arrivavano dall’Italia. Senza dubbio avere questo legame diretto con l’Italia ha sensibilizzato tantissimo alla realtà italiana, per quanto ne possiamo capirla a distanza.»

Che immagine emerge generalmente dell’Italia e delle sue scelte di chiudere gli italiani a casa?

«L’Italia continua ad essere un modello almeno qui nel New Jersey. Il governatore dello Stato, i leader delle istituzioni statali e i miei concittadini… cioè si segue con ansia ma anche con ammirazione l’Italia e il suo popolo per la sua grinta. Non vi siete arresi e nemmeno noi ci arrediamo. Teniamo duro!»