Quarantine Records: cinque dischi per la quarantena
Proseguiamo con i nostri consigli per passare nel modo migliore possibile l'isolamento di questi giorni. Questa volta parliamo di musica e di pietre miliari della storia del rock.
Proseguiamo con i nostri consigli per passare nel modo migliore possibile l'isolamento di questi giorni. Questa volta parliamo di musica e di pietre miliari della storia del rock.
Quarantena, parola apocalittica fino a un mese fa ed associata a qualche film di fantascienza, adesso è realtà. Per uscire dalle paranoie dell’incertezza e nell’ottica di ascoltare giusto un notiziario al giorno, fortunatamente ci ricordiamo di avere dei piccoli tesori anche nelle nostre case. Io ad esempio possiedo una collezione di dischi. Potrebbe essere più completa, essere suddivisa per generi e per pietre miliari, potrebbe essere quanto meno in ordine alfabetico. Invece è anarchica ed eternamente incasinata come la proprietaria, ma offre buoni spunti, utili per scoprire o riscoprire alcuni bellissimi album e i loro autori. In ordine sparso e senza classifiche di sorta, ecco quindi i 5 dischi da cercare sui vostri scaffali o da cliccare su Spotify e affini (vi risparmierò il “pippone“ su quanto sia infinitamente migliore l’ascolto analogico, preferibilmente in vinile, stampato in America, in Olanda o in UK…)
I fratelli Robinson, qui all’apice dello splendore nel 1994, rielaborano nel loro suono gli Stones (anche la copertina è un evidente omaggio a Jagger e soci), i Grateful Dead e i Led Zeppelin con grande padronanza. È rock’n’roll, ma è anche blues, country, funk e groove in un’esplosione incendiaria di chitarre. I Black Crowes possiedono un’irruenza appassionata, vissuta con tonnellate di sudore sui palchi d’America, migliaia di kilometri macinati per suonare. Il 1994 è l’anno di grandi album: Vitalogy dei Perl Jam, Superunknown dei Soundgarden, ma è anche, senza dubbio, l’anno di gloria per questi fratelli della Georgia. Siamo al vertice della loro carriera, che continuerà con alti e bassi e lunghi periodi di litigi e incomprensioni. Sembra essere tornata ora la concordia tra i Robinson, con tanto di tour mondiale che dovrebbe coinvolgere l’Italia a novembre. Incrociamo le dita, anche per questo.
Suggestions: A Conspiracy, She Gave Good Sunflower, Ballad In Urgency
Scegliere dal canzoniere di Nick Cave porta subito inesorabilmente a convivere con la tristezza dell’annullamento del concerto di Milano previsto per Giugno (postponed si legge sul comunicato stampa); perchè il Re Inchiostro è un performer senza pari, drammatico, sensuale, potente e dal vivo il suo essere rock-star emerge con prepotenza. Henry’s Dream, pubblicato nel 1992, ci porta nel profondo degli abissi di Cave, risente della sua permanenza in Brasile, una terra che lo ispira per questi viaggi oscuri, tra incubi, talking gospel e ballads. La traccia numero tre è Straight to you, uno dei momenti più pop del repertorio caveiano, di sconfinata bellezza, perfetta nella sua malinconia dolente.
Suggestions: Straight to you, Christina The Astonishing,Papa Won’t Leave You Henry
Un San Patrizio passato per ovvie ragioni in sordina si può tardivamente celebrare ascoltando questa pietra miliare dei Pogues, datata 1985. Shane MacGowan e la sua banda mischiano folk irlandese, punk, pop, american dream e whiskey creando un mix esplosivo. Oltre ad alcuni tradionals riarrangiati superbamente come Dirty Old Town e The Gentleman Soldier, ci sono grandiballate e bellissime storie, che ci trasportano dentro a pub affollati, birre che volano tra i tavoli e gente allegra, profondamente umana, custode di una tradizione musicale impareggiabile. La produzione di Elvis Costello aggiunge spessore alle prodezze dei Pogues, qui all’apice della carriera.
Suggestions: I’m the man you don’t meet everyday, The Sick Bed of Cuchulainn, A pair of brown eyes
Torniamo in America con un eccellente cantautore, già leader dei Grant Lee Buffalo, qui in veste solista, anno 2004. Strumentazione ed atmosfera acustica: chitarra, banjo e piano arricchiti da archi qua e là, sono al servizio della splendida voce di Grant Lee Phillips, calda ed espressiva. Sono canzoni adatte a viaggiare, portano alla polvere delle strade dell’ovest, ai saloon, ai cuori infranti, alle verande delle case da cui scappare per cercare fortuna. Sono brani avvolgenti come un abbraccio, che accarezzano ed infondono serenità, merce rara di questi tempi. Approfittiamone.
Suggestions: Susanna Little, Lily-A- Passion, Dirty Secret
Chiudo le mie proposte con il capolavoro di Tom Petty, qui senza i suoi Hearthbreakers. Si tratta di uno degli autori più significativi del rock americano, scomparso prematuramente e mai abbastanza compianto. E‘ una collezione di magnifici brani, pubblicata nel 1989, che va ascoltata dalla prima all’ultima traccia con la devozione del caso. Da Free Fallin‘ e le sue atmosfere sognanti, a I Won’t back down ela sua immediatezza pop degna dei Beatles (la chitarra in questo brano è suonata da George Harrison peraltro), al riff senza tempo di Running down a dream, questo è il lavoro della maturità artistica di Tom Petty. È un tesoro di rara bellezza, uno scrigno da aprire e da riaprire, soprattutto in tempi di quarantena.