Premessa 1:

Al momento la situazione è molto grave. Siamo in piena emergenza sanitaria con bilanci spaventosi di decessi e contagiati, conseguenze pesantissime per l’economia e il lavoro, difficoltà quotidiane logistiche e psicologiche mai viste in Italia dalla seconda guerra mondiale, un sistema sanitario quasi al collasso e vari altri aspetti difficili (diciamo così) a livello collettivo e individuale. Quindi sia chiaro: non stai cercando di minimizzare niente. Questo perché non vivi su un altro pianeta ma in Veneto, regione che ha quotidianamente bollettini medici da cardiopalma. Questo perché, come tutti, hai conoscenti e/o persone care per cui ti preoccupi quando non ti stai scorticando le mani a furia di lavarle o pulendo le fughe delle piastrelle dopo aver finito di aprire gli scatoloni del trasloco di otto anni fa. Amen.

Sei arrivata a tale degrado domestico perché anche tu, come un botto di altra gente, non esci se non per fare la spesa per tot giorni in una volta sola – e sì, hai comprato anche le penne lisce – o per far pisciare il cane. Cane che devi pure rassicurare giornalmente. È inquieto, ed è colpa tua. Tot mesi fa, in tempi non sospetti di dominio leghista, una volta che faceva il principe davanti alle crocchette gli avevi detto: “Oh, poco fare il figo eh, ché sei un immigrato [te lo sei raccattato che girava randagio in Grecia] che vive sulle spalle di una padana e qui tra un po’ ti rimandano a casa”. Scherzavi, ovvio. Però adesso lui è inquieto. Passi che incrocia più polizia in giro e che la stessa lo/vi guarda, passi che esce parecchio di meno e resta rintanato. Ma l’altro ieri appena rientrati in cortile la vicina vi ha sgridati perché dovevate risalire subito “a casa”, e oggi da una finestra uno vi ha urlato “A casa!”. L’hai rassicurato, gli hai detto che il suo essere immigrato inattivo non c’entra e che si parlava di un altro tipo di casa e di cosa. Ma la psicosi è psicosi. Umana o canina che sia.

Premessa 2:

Come si evince parzialmente dalla premessa 1, tu stai cercando di seguire tutte le regole e le precauzioni indicate al meglio possibile (visto il tuo ultimo pezzo ancora pre-lockdown, sei difficilmente accusabile di fomentare le socializzazioni, cfr. https://ilnazionale.net/le-selve-di-beatrice-chiddo/il-covid-19-lamuchina-da-sniffare-e-il-silenzio/). Il tutto sperando di scamparla per quanto possibile. Ché nel 2020 avevi pure cominciato a fumare di meno, giusto parlando di cercare di evitare di crepare prematuramente. E sempre come si evince dalla premessa precedente, sei come tutti angosciata e dispiaciuta per la situazione e le perdite e le difficoltà e lo stare male collettivi. E le foto dei camion di Bergamo ti resteranno in testa per un bel po’. 

Però, al netto di tutto (cioè le precauzioni e lo stai a casa e tutto il resto), hai alle spalle anni di solida cultura cinematografica non propriamente d’autore a cui ora attingi a piene mani.  Lo fai per gestire non tanto la quotidianità quanto gli eventuali scleri mental/ansiogeni tuoi e/o gli scleri verbal/ansiogeni telefonici o via social altrui. Entrambi si possono riassumere, andando al sodo sodo, in un “non ce la faremo (vari livelli interpretativi sono possibili)”. Per gli stessi, personalmente, ti sei ripromessa di usare:

– entità di sclero bassa: Massimo Troisi, Non ci resta che piangere. Frate: “ricordati che devi morire!”, Troisi: “sì, sì, no… mo’… mo’ me lo segno, non vi preoccupate…”

– entità di sclero media: Mark Rylance, Il ponte delle spie. Avvocato della spia russa beccata e incarcerata dagli americani in piena guerra fredda, che c’ha il patibolo giusto giusto davanti agli occhi con gli scheletri che fanno la danse macabre versione polka col colbacco: “Lei non si preoccupa?”, spia russa nella m***a: “Servirebbe?”

– entità di sclero alta: Maisie Williams, al secolo Arya Stark ne il Trono di Spade, puntata 8.3. Strega non si capisce bene se buona o malefica nel bel mezzo della battaglia “winter is coming” in cui migliaia di morti viventi inarrestabili e risorgenti peggio delle fenici stanno massacrando ‘ndo cojo cojo style tutti gli umani : “Cosa si dice al signore della morte?”, Arya Stark nella m***a: “Not today (Non oggi)”.

Spoiler: il film di Troisi lo sapete come finisce. In quello delle spie la suddetta si fa un po’ di galera ma alla fine si salva. In GOT un po’ non ce la fanno ma un tot sì, e il Cavaliere della Notte alla fine crepa quando meno te lo aspetti. Morale: se in film stat veritas (vabbé, è parafrasi libera, ma sta a guarda’ il dettaglio ora), certo ci segniamo e ci ricordiamo tutt(e le misure)o, ma la nevrosi non servirebbe, anche perché (speriamo che) non oggi. “Not today”, guys, “not today”. Valevole anche per l’imminente trasformazione collettiva in censori, inquisitori o fan del ritorno del ventennio del secolo scorso. Sui balconi, meglio prenderci il sole, annaffiare le piante o, se proprio volete, cantarci qualcosa. Sperando solo che sia musica decente e non Gigi d’Alessio. Bontà vostra, che già siamo depressi. Daje tutti. 

P.S. Aggiunta dell’ultim’ora: sullo sclero e l’ansia utile pure Zerocalcare (sisisisi lo so, è sempre lui) e la seconda puntata del suo diario della quarantena: https://www.ilpost.it/flashes/zerocalcare-video-quarantena-coronavirus-propaganda-live/

Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri, CommediaInferno, Canto I