La comunicazione in UK e Cina fra Brexit e virus
Gran Bretagna e Cina, in questo momento, sono accomunate da una strategia comunicativa e politica efficace, volta a stravolgere il percepito delle loro azioni.
Gran Bretagna e Cina, in questo momento, sono accomunate da una strategia comunicativa e politica efficace, volta a stravolgere il percepito delle loro azioni.
Boris Johnson e Xi Jinping hanno una affinità: il dono di trasformare i disastri da loro stessi combinati in successi. Questa loro capacità si è legata ad una caratteristica fondamentale dell’epoca della “post – verità”, ovvero quella che l’opinione pubblica dagli eventi non discerne la Realtà, quanto piuttosto ciò che in qualche modo conferma le sue convinzioni pregresse e molto spesso aprioristiche. Caratteristica questa dell’agire umano che era già stata indagata in campo artistico da Ernst Gombrich, il quale con i suoi studi nel campo della percezione delle arti visive aveva dimostrato che nessun artista può rappresentare “ciò che vede” a prescindere da “ciò che sa”. Motivo per il quale i bambini nei loro disegni rappresentano le montagne marroni, mentre in realtà non le vediamo mai di quel colore. Ma i piccoli sanno che esse sono fatte “di terra” e che la terra è color marrone.
Il capolavoro comunicativo di Boris e dei conservatori britannici è stato quello di esser riusciti a far credere a una vasta parte dell’opinione pubblica del loro paese che i danni causati da decenni di distruzione sistematica del sistema produttivo e dello Stato Sociale operata dai governi conservatori in United Kingdom fosse colpa dell’Unione Europea. A partire dal governo Thatcher negli anni 80 la Gran Bretagna ha dismesso quasi completamente il suo apparato industriale, per dare vita a un’economia basata prevalentemente sul terziario e i servizi finanziari. Questo, va detto, con la lungimiranza data dalla consapevolezza che nello scontro con le economie “emergenti”, dal costo del lavoro incommensurabilmente più basso rispetto a quello delle economia avanzate, l’industria europea ne sarebbe uscita perdente. Parallelamente è stata avviata una sistematica operazione di tagli allo stato sociale, i quali tra le altre cose hanno comportato la diminuzione dei fondi per le forze dell’ordine e conseguentemente un minor controllo del territorio. Le tensioni sociali derivanti da queste operazioni hanno causato il risentimento che è l’humus in cui il populismo ha prosperato. E, paradossalmente, sono state usate dagli stessi conservatori che le hanno causate attraverso le loro politiche economiche come strumento di mobilitazione del consenso. Così, i tagli alla sanità pubblica inglese sono stati dipinti non come l’effetto delle politiche di rigore di bilancio conservatori, ma come conseguenza dell’obbligo di versare nelle casse della UE di 350 milioni di sterline alla settimana. La cifra è un fake, che ripetuto come mantra durante la campagna elettorale per il leave è diventato realtà. Quello dei fondi alla sanità è stato uno degli argomenti polemici principali di Nigel Farage e del suo movimento pro Leave. Cosa ancora più interessante, la Realtà nel dibattito Leave – Remain è stata consapevolmente ricoperta da una cortina fuffogena che ne ha sfocato i contorni. Prova del fatto ne è che la campagna elettorale dei pro leave” per qualche tempo fu dominata – ci credereste? – dalla curvatura delle banane ammessa dalla UE. Argomenti vitali per il destino di una nazione.
Ma veniamo ora alla Cina. La nazione del Dragone è responsabile dell’esplosione della peggiore pandemia dai tempi della Spagnola, l’epidemia di Corona Virus che sta mettendo a dura prova l’Italia. Questo virus è un caso da manuale di spillover zoonotico, ovverosia di migrazione di un agente virale da specie a specie, e si è diffuso nel mondo grazie al miglior alleato nella diffusione delle epidemie (dopo le processioni religiose) che un agente patogeno possa avere: un governo totalitario, il quale per sua natura è opaco e refrattario alla circolazione di informazioni che in qualche modo possano danneggiarlo. Le autorità cinesi hanno mentito consapevolmente (quindi in maniera dolosa) sulla genesi dell’epidemia, prima negandola e poi minimizzandola, timorose che nel caso di una sua esplosione avrebbero potuto perdere il prezioso know-how di imprenditori e tecnici occidentali fondamentali per l’economia del Dragone. L’epidemia scoppia in Cina a novembre 2019, ma fino ai primi mesi del 2020 la comunità internazionale è tenuta all’oscuro della sua reale entità.
Nel frattempo si diffonde nel globo, colpendo come purtroppo sappiamo l’Italia in maniera drammatica. Sulle prime la Cina ha negato l’evidenza dell’esistenza del virus. Il medico oftalmologo che per primo aveva ipotizzato che ci si trovasse di fronte a un nuovo agente virale inizialmente è stato minacciato dalla polizia e per qualche tempo addirittura tratto in arresto. All’inevitabile diffondersi della pandemia le autorità cinesi hanno reagito mettendo in scena una narrazione che ha le stesse caratteristiche di quella utilizzata dai Brexiter: utilizzare i disastri da loro stessi combinati come strumento di mobilitazione del consenso. Così si propaganda la narrazione che un virus che si è incubato a causa di un sistema illiberale, opaco e restio a diffondere le informazioni è stato debellato in Cina proprio grazie al suo sistema illiberale, ovverosia le dure misure messe in atto dalle autorità cinesi per contenere l’epidemia. Vi ricorda qualcosa questo giochetto propagandistico? A Boris molto. Poi, grazie alla politica a bassa intensità di impegno e alto rendimento di immagine, consistente “nell’aiuto internazionale” la Cina si compera l’opinione pubblica italiana al modico prezzo di un aereo carico di mascherine e un pugno di medici e infermieri, la cortina fuffogena che serve per far dimenticare le proprie pesanti responsabilità. Tutto ciò nel plauso quasi incondizionato di larghi settori della popolazione dello Stivale, la quale è corale nello stigmatizzare la poca generosità nei confronti dell’Italia da parte della UE rispetto alla munificenza cinese. Operazione riuscita perfettamente perché la Cina sa benissimo quanta ostilità ci sia nell’opinione pubblica di diversi paesi europei nei confronti delle istituzioni comunitarie.
Sfruttare a proprio favore i danni fatti: Boris e Xi ci sono riusciti benissimo. Sfruttando anche e soprattutto i nostri meccanismi mentali che prediligono le narrazioni che confermano le nostre convinzioni aprioristiche, nella fattispecie quella che la UE sia la fonte di tutti i mali che affliggono oggi l’Europa. Per quanto, ed è doveroso ricordarlo, nel modo reale, alla Cina dovrebbero essere chiesti i danni da parte della comunità internazionale per il disastro immane del quale è la responsabile.