Kazinsky torna a Verona, obiettivo i playoff
In piena emergenza Coronavirus, con i campionati sospesi, arriva in gialloblù Kaziyski, fortissimo schiacciatore bulgaro.
In piena emergenza Coronavirus, con i campionati sospesi, arriva in gialloblù Kaziyski, fortissimo schiacciatore bulgaro.
In barba al Coronavirus che incombe minaccioso, oltre che sulla salute pubblica, anche sulla regolare disputa dei vari campionati e manifestazioni sportive, Matej Kaziyski sbarca a Verona. Ancora una volta, la cosa avviene a stagione in corso. Se ne parlava da tempo e chissà se tali indiscrezioni abbiano in qualche modo influenzato il lavoro in palestra della squadra in questi mesi, in perenne attesa del campionissimo e della sua leadership. Il momento tanto atteso dai tifosi è dunque arrivato in una domenica di inizio marzo, forse quando ormai si pensava che la società non sarebbe più intervenuta sul mercato. La presenza del bulgaro a Verona rilancia a questo punto, almeno in parte, l’hype del progetto BluVolley, fiaccato da risultati fin qui non del tutto sufficienti per le aspettative di inizio stagione e dalle dichiarazioni delle scorse settimane della società veronese che aveva iniziato a spostare l’attenzione verso la prossima stagione, ipotizzando la possibilità di competere per il titolo, puntando su un presunto raddoppio del budget di spesa. Nel linguaggio sportivo, con la squadra ancora coinvolta in una difficile corsa playoff e reduce da gare piuttosto deludenti, le parole del presidente Stefano Magrini erano risuonate quasi come una piccola resa anticipata, una specie di bandiera bianca issata sulla stagione 2019/2020. Ecco quindi, che l’ingaggio di Kaziyski, pur paventato da più fonti, arriva forse quando meno lo si attendeva, a “sconvolgere” questo finale di stagione, peraltro reso già convulso da rinvii e annullamenti di gare, in questo momento di piena emergenza, provocato dal rischio di epidemia globale.
Kaziynski da solo può alzare il livello di rendimento della squadra in questo finale di corsa playoff, può aumentare il numero di appassionati presenti alle gare (a meno che non si debba giocare a porte chiuse, rischio più che concreto), ma difficilmente potrà permettere a Calzedonia di togliersi qualche soddisfazione aggiuntiva. In parole povere, tutto ciò significa speranze di entrare tra le prime quattro ridotte al lumicino, con lo schiacciatore bulgaro o senza. L’insegnamento ci arriva già dal campionato scorso quando, con la squadra più vicina per rendimento ai top team rispetto a quest’anno – dunque con un compito teoricamente più semplice e per giunta con un anno in meno sulla carta di identità – l’annessione di Kaziynski al roster non permise una migliore conclusione della stagione.
E allora perché ingaggiarlo ora? Innanzitutto serve fare una premessa: gli ottimi rapporti che lo legano al tecnico gialloblùStoitchev, con il quale condivide a Sofia una scuola di pallavolo, rendono possibile l’operazione, viceversa del tutto infattibile. Ad attenta analisi, l’unica motivazione convincente in merito a tale ingaggio, è relativa alla necessità di offrire segnali di salute progettuale e restituire buone sensazioni, riguardo alla capacità di investimento della cordata di imprenditori che guida BluVolley. Un acquisto finalizzato al morale – verrebbe da dire – mentre come operazione sportiva solleva qualche ragionevole perplessità. Sembra un investimento con sufficienti probabilità di non produrre adeguati dividendi, direbbe un operatore borsistico. Parliamo in fondo di un giocatore di 36 anni, vincente e carismatico quanto si vuole, che sicuramente saprà farsi carico di responsabilità agonistiche e di guida del gruppo, ma con poche possibilità di cambiare le sorti della stagione. La pallavolo è sport collettivo per eccellenza e pensare che un singolo faccia la differenza, inserendosi in organico proprio a ridosso delle gare decisive, appare quasi utopistico. Si aggiunga che la carriera di Matei volge oramai al termine. Lo sa bene anche lui stesso e lo dimostra attraverso la scelta di aggregarsi a Calzedonia per il secondo anno consecutivo a stagione in corso. Tornare in Italia anche quest’anno sarà per l’atleta bulgaro un’esperienza sportiva che non potrà aggiungere o togliere alcunchè al suo fenomenale palmares, se non in termini di ingaggio e di opportunità di rimanere nella pallavolo che conta il più a lungo possibile. Dopo tante stagioni ad alto livello con alle spalle diversi riconoscimenti individuali e vari trofei nazionali e internazionali, è iniziata inesorabile la sua naturale parabola discendente. Pur tenendo conto dell’età e dell’usura dopo tante tante stagioni di vertice, il declino appare anche nelle sue statistiche di rendimento, che vedono nell’ultima esperienza con Calzedonia una perdita di efficienza in attacco pari al 4%, rispetto alle sue ultime stagioni a Trento, ma addirittura del 9- 10% rispetto alle sue migliori stagioni in Italia. Difficile ipotizzare che il trend possa invertirsi a 36 anni, soprattutto per un atleta che ha fatto dei fondamentali offensivi il suo punto di forza. La questione, quindi, non è certo marginale. anche perché Kaziynski, idolo di una generazione di pallavolisti, non è più quello di un tempo.
La citata stagione 2014/2015 è stata fino a oggi per il forte schiacciatore bulgaro quasi come il canto del cigno, dopo una carriera piena di trionfi. In Italia, inoltre, dove ha vissuto i suoi anni più belli, ha vinto ben 4 Scudetti, 3 Champions League e 4 Mondiali per Club, apponendo la sua firma indelebile nell’epopea del volley trentino che, per qualità, organizzazione, efficienza e coesione, rimane uno degli esempi di successo più significativi del panorama sportivo nazionale. Matei, però, è stato anche il simbolo di una Bulgaria capace di impensierire le grandi potenze pallavolistiche mondiali, conquistando tre podi in rassegne internazionali. Unico affresco incompiuto della sua carriera sono state le Olimpiadi: il 5° posto di Pechino rimane forse troppo poco per chi, nel suo paese, è stato pure eletto Man of the Year (2010).
Godiamoci dunque, se la SuperLega potrà tornare a giocare a porte aperte, questi suoi ultimi spezzoni di carriera. Ne potremo apprezzare, anche in questa circostanza, la professionalità, la capacità di stare in campo, l’attitudine a dirigere un gruppo con la propria leadership e la sua indiscutibile tecnica. Sbaglieremmo, viceversa, se ricercassimo nelle sue prossime gesta il giocatore di un tempo, così come sarebbe quasi inopportuno, in virtù della sua presenza, tornare a nutrire ambizioni di vertice. Squadre come Trento, Modena, Perugia, ma soprattutto Civitanova, appaiono, nonostante tutto, ancora di un altro pianeta.