Il “contagio(n)” cinese è roba da film
In questi giorni in Cina (ma non solo) è tornato l'interesse per un film di Sodebergh di alcuni anni fa e dalla trama a dir poco profetica.
In questi giorni in Cina (ma non solo) è tornato l'interesse per un film di Sodebergh di alcuni anni fa e dalla trama a dir poco profetica.
L’autoflagellatore di zebedei Tafazzi sarebbe molto orgoglioso del popolo cinese. È notizia di questi giorni, infatti, che il film più visto in Cina risulta essere “Contagion”, diretto nel 2011 da Steven Soderbergh e interpretato da un cast di “all stars”, come da tradizione hollywoodiana quando si tratta di titoli catastrofici.
La trama la ricorderete tutti, ma in caso contrario il titolo parla già da solo: un virus mortale si diffonde ad una velocità incredibile, contagiando la popolazione mondiale. Più che un film sembra un documentario e forse proprio per questo motivo fa ancora più paura; non ci sono gli zombie di “”World War Z” (2013) con Brad Pitt che tenta di salvare il mondo da un virus mangiacervelli e non c’è neppure Dustin Hoffman che caccia in elicottero una scimmietta in “Virus letale” (1995), ma l’approccio al tema è molto scientifico e verosimile, se non veritiero. Il fatto poi che il tutto parta da un pipistrello, come con il Coronavirus, lo rende profetico e attuale più che mai.
Quando nel 2006 mi recai per la prima volta in Cina ricordo che, guardando le condizioni igieniche di un mercato all’aperto, dove le mosche svolazzavano sulla carne malamente macellata e gli schizzi di sangue colpivano i volti di chi mozzava le teste dei pesci e non solo, pensai ad una cosa del tipo «Se un giorno dovesse nascere un virus mortale, sicuramente partirebbe da qui!».
Successivamente ebbi modo di visitare altri Paesi come il Vietnam, la Cambogia e la Thailandia e allargai il pensiero a quasi tutta l’Asia. Di sicuro è una visione molto semplicistica e banale della cosa, da uomo della strada in trasferta non abituato a vedere certe immagini, ma vi garantisco che alcuni mercati fanno davvero molta impressione per gli odori e per tutti i liquidi che si riversano con indifferenza tra un banco e l’altro.
Distinguere tra realtà e finzione, però, è fondamentale per evitare il panico e per non bruciare la casa del vicino, quindi è auspicabile che questo ritorno della pellicola citata sia più un modo per esorcizzare la paura, che non per cavalcarla.
Ma i cinesi non sono i soli ad amare “Contagion”, perché anche negli Stati Uniti è rientrato nella Top 10 dei film più visti su iTunes.
Quanto vogliamo scommettere che ci sarà un ritorno a questo tema nelle prossime produzioni cinematografiche? La capacità di monetizzare sulle disgrazie fa parte del DNA di Hollywood da sempre, inutile fare i moralisti, anche perché probabilmente noi saremmo in prima fila con gli occhi incollati allo schermo in attesa che il Matt Damon della situazione prenda a calci nel sedere il malefico virus.
Ora dobbiamo solo confidare che, nella realtà, gli americani non si comportino come nei loro innumerevoli B-Movie, pigiando sul pulsantone rosso e nuclearizzando il problema alla radice; speriamo che nessuno dia queste idee al Presidente “Ciuffo ribelle con boccuccia a culo di gallina”, perché da come vanno le cose c’è ben poco da scherzare…
Ma se nel frattempo provassimo a lanciare sulla Cina il buon Burioni? Magari riuscirebbe a “blastare” il virus con una battuta…
(Le foto sono di Corrado Benanzioli)