Verona e l’anno che verrà
Stadio, viabilità, cultura, sicurezza. Quali sono i principali temi su cui si dovrà confrontare la Giunta nel 2020?
Stadio, viabilità, cultura, sicurezza. Quali sono i principali temi su cui si dovrà confrontare la Giunta nel 2020?
Il 2020 sarà un anno importante per Verona e la sua Giunta, tempo di nuove sfide e temi rilevanti all’ordine del giorno. Il sindaco Federico Sboarina non si ricandiderà nel 2022, per sua stessa ammissione, ma più che per valutare i futuri effetti elettorali della sua Amministrazione, i mesi a cui andiamo incontro saranno davvero importanti per i cittadini. In sintesi, citiamo alcune delle principali questioni sul tavolo.
Il nuovo Bentegodi
Tra le decisioni mediaticamente più in vista, ma forse meno determinanti per sancire il buon governo della città, abbiamo la questione stadio. Il tema interessa, e molto, ai tifosi e alla Giunta che vorrebbe fregiarsi per l’eternità dell’appellativo di Madre del nuovo stadio. Che il Bentegodi sia antiquato e inadatto alle esigenze di società sportive e tifosi è fuori discussione. Lo si era capito subito dopo Italia ’90. A Milano e Roma, tra San Siro e Olimpico, la situazione è simile, ma ancora si è al nulla di fatto, pur in un contesto decisamente più favorevole da un punto di vista commerciale. A Milano, Inter e Milan, con il sindaco Sala, stanno vagliando vari progetti, mentre a Roma la situazione societaria della squadra giallorossa, principale sponsor del nuovo stadio, è al momento talmente intricata da non lasciar spazio a voli pindarici di nessuna natura. Ipotizzare per il Bentegodi scenari simili a uno Juventus Stadium, che è uno stadio privato ed è un caso di successo al momento imitato solo da Udinese e Atalanta, appare azzardato, specie a Verona priva di un Ronaldo, di Coppe Europee e già satura di centri commerciali e affini. Lo stato dell’arte, unico aspetto certo della vicenda, è che è già stata costituita la società Nuova Arena di Verona srl e avrà il compito di partecipare a un Project Financing che ha l’obiettivo di demolire e costruire un nuovo stadio, il quale rimarrà di proprietà comunale. Azioni esclusivamente speculative in arrivo? Possibile. Nel frattempo, il Comune risulta tutt’ora creditore verso Hellas e Chievo di svariati milioni di euro per l’affitto dello stadio, elemento che dovrebbe porre più di un interrogativo in merito all’opportunità di tale opera. Lo stadio serve? Chi si può accollare l’onere di apportare i capitali necessari? Se sì, a quale tornaconto mira? Quest’ultimo, in caso, sarà compatibile con la pubblica utilità? Domande che meriteranno una risposta e che proveremo senz’altro a fornire nei prossimi mesi.
Turismo e cultura
Verona è candidata a Capitale della Cultura 2021. La concorrenza non le manca, con altre 43 località italiane in lizza, tra cui un’agguerritissima L’Aquila. A Palazzo Barbieri sarà determinante definire una strategia che miri a rafforzare gli elementi di merito della città. Servirà andare oltre all’Arena, a Giulietta e Romeo, forse anche oltre alle celebrazioni congiunte tra Verona, Firenze e Ravenna per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Occorrerà proporre e valorizzare la città scaligera con gusto e originalità, qualità che le recenti amministrazioni raramente hanno dimostrato di possedere in ambito culturale. Verona candidata come Capitale della cultura è un’opportunità che si lega fortemente a una più generale valorizzazione turistica. È sotto gli occhi di tutti che la nostra città negli anni abbia sempre più abbracciato il “mordi e fuggi”, venduta – o meglio svenduta – in pacchetti come Cenerentola tra mete quali Venezia e Firenze, propagandata quasi unicamente come città dell’amore, Romeo e Giulietta, l’Arena e null’altro. Chi sta guadagnando da questo tipo di turismo sono certamente i B&B, la ristorazione stile fast food e i venditori di chincaglieria, chiamata all’uopo “souvenir”. Le botteghe storiche e l’artigianato locale, invece, stanno trovando poca gratificazione da questo stile di promozione turistica, stretti nella morsa delle marche griffate e di propri prodotti che hanno tempi di “degustazione” molto più lunghi. Con la netta evidenza che le botteghe storiche stanno progressivamente scomparendo. Colpa certamente di una tendenza planetaria originata dalla mobilità low cost, ma anche da scelte politico amministrative non lungimiranti e che trovano chiara rappresentazione nei famigerati banchetti di Piazza delle Erbe, ormai stabilmente colonizzati dalle cineserie (“Verona ai Veronesi!” diceva qualcuno). La sensazione è che l’operato di questa Giunta nel 2020 non si discosterà molto da quanto visto nel recente passato, ma confidiamo che la competizione in corso per diventare Capitale della Cultura sia occasione e spunto per il cambiamento di rotta (sempre che non si torni a parlare di ruota panoramica).
Arsenale e bastioni
Viene da sorridere nell’elencare la loro valorizzazione tra i temi all’ordine del giorno. Ognuno ha la propria coperta di Linus: come Messina ha il suo Ponte sullo Stretto, a Verona si parla da decenni di Arsenale e Bastioni e mai si è fatto nulla di concreto. Il progetto presentato anche in occasione del nostro incontro “Succede a Verona” dedicato al mondo della cultura appare simile, in tutto e per tutto, a quello proposto da Tosi nella precedente amministrazione e poi bocciato. L’occasione era ghiotta per creare un polo museale di primissimo livello insieme a quello del limitrofo “Grande Castelvecchio”, ma sono state fatte scelte diverse. Eppure, a ogni nuovo anno, la speranza che sia quello buono per una riqualificazione si riaccende. Per i bastioni c’è il progetto, firmato dal consigliere comunale di maggioranza Andrea Velardi, dello “Street park” e del bando che dovrebbe assegnare a una quindicina di associazioni i luoghi delle mura, in pieno stile Sboarina: delegare ai privati per non scegliere. Con sano realismo va però detto che la questione oggi è più che mai retrocessa nell’ordine di priorità, chissà che Sboarina & Co. non ci sorprendano.
Viabilità e stato di salute dell’aria
La Giunta sarà poi senz’altro impegnata sui grandi temi tradizionali legati alla viabilità e alla conseguente salubrità dell’aria. Per evitare fraintendimenti diamo subito per estraneo alle competenze e responsabilità di Palazzo Barbieri il discorso inquinamento, problema quantomai complesso e articolato, ma che giocoforza deve essere affrontato a livello nazionale ed europeo. Poco possono fare provvedimenti di limitazione del traffico, utili solo alla pubblica sensibilizzazione, ma di scarso impatto potrebbero risultare anche i più rivoluzionari interventi nei sistemi di viabilità cittadina, qualora circoscritti alla nostra città. Verona d’altro canto rimane una delle città del Nordest con minore utilizzo dei mezzi pubblici e della bicicletta, aspetto questo che incide anche sull’inquinamento acustico, sul congestionamento della rete viaria e il conseguente danno economico. La filovia, i cui cantieri sono già comparsi in alcuni quartieri, con la generale disapprovazione dei cittadini, nel lungo periodo non risolverà la questione, anzi qualcuno stima che in determinate strade la compresenza del filobus metterà sotto ulteriore stress la viabilità. Il 2020 sarà dunque un anno di innovazione nelle politiche dei trasporti o ci affideremo esclusivamente ai monopattini lasciati in eredità dal 2019? Anche in questo caso conviene confidare in qualche colpo a sorpresa perché di progettualità risulta al momento difficile parlare.
La sicurezza
Per finire, e come poteva altrimenti mancare, il tema sicurezza, onnipresente nelle agende dei governanti. Ci siamo chiesti se sia giusto ritenerlo una priorità. Se è vero che nell’Indice della criminalità pubblicato da “Il Sole 24ore”, Verona nel 2019 si è attestata al 37esimo posto su scala nazionale, sostanzialmente stazionaria, altrettanto vero è che in un quinquennio le denunce a Verona si sono ridotte di circa un migliaio l’anno per ogni 100.000 abitanti. In sostanza: la criminalità, contrariamente alla percezione collettiva, è in diminuzione, ladri d’appartamento e d’auto su tutti. La criminalità, d’altra parte, muta, cambia forma. La Giunta in carica sarà chiamata ad occuparsi di ben altri fenomeni rispetto a furti e scippi, e che stanno emergendo con vigore. Su tutti va segnalato quello delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia del territorio, movimento silente, ma invasivo, che nel giro di pochi anni potrebbe stravolgere il sistema, se non arginato in tempo.