Proposta di legge Megalizzi sulle college radio
Presentata una proposta di legge che porta il nome di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista radiofonico universitario, a un anno dalla sua tragica morte per mano di un terrorista.
Presentata una proposta di legge che porta il nome di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista radiofonico universitario, a un anno dalla sua tragica morte per mano di un terrorista.
Era l’11 dicembre del 2018 quando in una strada di Strasburgo, rallegrata dal clima natalizio dei tradizionali mercatini, una follia cieca ha stroncato la vita di Antonio Megalizzi – morto poi in ospedale il 14 –, giovane giornalista radiofonico italiano e con lui quella del collega Bartek, risparmiando poco dietro di loro due giovani colleghe.
Antonio Megalizzi, vittima di vile atto di terrorismo, un anno dopo è ancora vivo nella memoria di molti di noi. Grazie anche alle numerose iniziative che, fin dalle prime settimane dopo la tragica scomparsa, si sono susseguite quasi a non voler spegnere i riflettori su una morte così assurda.
Antonio era parte di una grande, grandiosa, famiglia, quella dei cosiddetti radiofonici universitari, affiliati a Raduni, l’associazione che dal 2006 unisce chi nelle college radio – per dirla all’americana – fa i primi passi del giornalismo e dell’intrattenimento culturale on air.
Le radio universitarie (quelle associate a Raduni a oggi sono 32, una per ogni realtà universitaria italiana, pubblica o privata) sono un fenomeno che in Italia è arrivato tardi rispetto al resto del mondo; si parla della fine degli anni Novanta per la prima college radio made in Italy, ovvero Facoltà di frequenza dell’università di Siena. Seguita a cascata da Teramo, Verona, Padova, Pavia etc.
Antonio, di fatto – pur avendo studiato sia a Verona sia a Trento – era entrato in contatto con Raduni e il circuito solo sul finire dei suoi studi, in occasione del progetto Europhonica per il quale – tra il 2017 e il 2018 – si recava più o meno una volta al mese a Strasburgo o a Bruxelles da dove trasmettevano, dal Parlamento, i ragazzi di Raduni insieme a colleghi di altre nazioni europee.
Un progetto interculturale che permette – ancora oggi, infatti, fortunatamente è attivo – di divulgare tematiche europee con professionalità e un linguaggio poco burocratico. Per Antonio era una vera e propria missione, il giornalismo, e nello specifico questa esperienza europea. Un’esperienze che, per lui e Bartek, è stata fatale ma che non ha fermato altri giovani giornalisti nel portare avanti il progetto in nome, anche, proprio di Antonio europeista convinto e appassionato.
Il suo ricordo, dicevamo, non si spegne e dopo decine di intitolazioni di aule, qualche premio per tesi di laurea e, da pochi giorni, una Fondazione creata dai familiari, dalla fidanzata e dagli amici e colleghi più cari, arriva ora anche una proposta di legge.
Una proposta che ha un cuore tutto veronese perché l’idea parte proprio da Fuori Aula Network, FAN, la web radio studentesca dell’ateneo scaligero attiva dai primi anni del 2000 e tra le più “storiche” del network. Lo spunto nasce, dopo il tragico evento, da chi anima FAN e ha trovato nella determinazione di Alessia Rotta, deputata scaligera del PD, una sponda concreta. L’onorevole Rotta, coadiuvata dal team di Raduni forte delle competenze nel settore, ha voluto allargare alla firma anche di colleghi parlamentari di altre forze politiche a riprova che una legge simile è rappresentativa di tutti gli schieramenti, uniti per dare forza alle radio universitarie.
La proposta di legge è stata presentata il 19 novembre scorso nella sala stampa della Camera dei Deputati, con l’obiettivo di istituzionalizzare questo mezzo di comunicazione comunitario che da quasi vent’anni fa un servizio pubblico, divulgando la ricerca scientifica e unendo generazioni universitarie, non solo di studenti ma anche docenti e personale che negli atenei lavora.
La legge, che si compone di 4 articoli, prevede l’istituzione di un fondo di 3 milioni di euro per la cui copertura finanziaria si provvederà, previo passaggio nella legge di bilancio, dal 2020 con le risorse del fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.
In attesa ora di emendamenti e di passaggi formali è chiaro che un grande passo è stato fatto per dare sostegno economico a realtà che, proprio come i media pubblici, fanno attività informativa utile e di valore con, in più, un aspetto formativo che le rende uniche e indispensabili.
Il 14 dicembre non sarà certo un anniversario più dolce grazie a questa proposta di legge ma c’è una nuova luce accesa su chi, come Antonio, dedica anima e corpo a fare un giornalismo di approfondimento, rivolto alle nuove generazioni e volto a raccontare un’Europa inclusiva.
Quella luce si spera rischiari il buio del dolore e della rabbia.