Le Sardine "nuotano" anche a Verona
Intervista a chi, a Verona, ha raccolto la sfida di riempire le piazze contro Salvini. O - meglio - per contrapporre un'idea di bellezza e solidarietà all'odio social che imperversa altrove.
Intervista a chi, a Verona, ha raccolto la sfida di riempire le piazze contro Salvini. O - meglio - per contrapporre un'idea di bellezza e solidarietà all'odio social che imperversa altrove.
Giovedì 21 Novembre mi sveglio e mi accorgo subito di una novità, dal momento che, visti i miei hobby, sono molto attivo sui social. C’è l’avviso di un invito, da parte di una mia amica, ad entrare in un nuovo gruppo dal titolo “Sardine di Verona” con – in quel momento – duecento iscritti. Vado al lavoro e nel frattempo lancio un post sul nuovo gruppo dicendo la mia. Ogni tanto guardo Facebook durante la giornata e mi accorgo con sorpresa che questo gruppo viaggia al ritmo di un nuovo iscritto al secondo. Mi accorgo di una ridda di commenti e di post e verso sera decido che voglio capire chi c’è dietro questo movimento. Dopo un po’ di ricerche lo trovo e lo chiamo. Si chiama Jacopo Buffolo e ha una voce giovane, cordiale. Ci accordiamo per vederci in serata. Sono quasi le 21.30 di quel giorno e il “gruppetto” intanto è arrivato a 7000 iscritti. Ci incontriamo in stazione. Faccia sveglia, sguardo acceso, due occhi brillanti. Quasi impaurito, intimidito. Lo faccio salire in macchina e iniziamo subito a parlare.
Che cosa state combinando, Jacopo?
«Eh, qui non ci stiamo più dietro. Siamo in 4/5, e per fortuna che abbiamo trovato, strada facendo, molti altri che hanno deciso di darci una mano. Ad un certo punto abbiamo dovuto bloccare il gruppo, troppa gente postava, troppa gente diceva la sua, troppi personaggi in cerca di visibilità. Che piaccia o non piaccia, il nostro obiettivo non sono i social, ma la piazza. I social sono solo uno strumento.»
Raccontaci chi sei…
«Ho 23 anni e non mi sono mai avvicinato con decisione a un partito. E’ da quando sono al Liceo, però, che mi interesso di politica. Sono stato anche a Roma per un progetto con la rete degli studenti e ora faccio il servizio civile, frequento l’Università a Padova e mi impegno in progetti politici universitari.»
E questa cosa delle sardine come nasce?
«Io e altri due amici abbiamo visto quello che è successo a Bologna e Modena, ci siamo parlati e abbiamo lanciato l’idea del gruppo
stamattina. Dopotutto, se non a Verona, di questi tempi, dove?»
E cos’è successo?
«Lo hai visto anche tu. Quattro ragazzi di Bologna hanno lanciato un flash-mob in contrapposizione alla presentazione della Lega al Paladozza. Lo hanno fatto quasi per caso, per gioco, e si sono ritrovati in ventimila. E’ stato un colpo di genio. “6000 sardine” contro Salvini. Nessuna bandiera, nessuno partito, nessun insulto. E’ venuto il momento di combattere
l’inerzia, l’odio sui social ha stufato. Ed è venuto anche il momento di dimostrare con civiltà che siamo più di loro. Subito dopo la riuscita della manifestazione anche i ragazzi di Bologna sono stati travolti da un’onda incredibile, Mattia e altri due organizzatori sono andati alla trasmissione di La7 “Piazza Pulita” a raccontare quello che è successo. Ci siamo mossi dal basso, è nata una pagina Facebook “6000 sardine”, sulla quale c’è l’unico “manifesto” ufficiale del gruppo. Noi qui a Verona vorremmo semplicemente proseguire quel percorso nella città forse più difficile, ma di cui in realtà conosciamo benissimo l’anima e le dinamiche. E sarebbe bello anche a Verona riuscire a risvegliare le coscienze, guardarci negli occhi, contarci. Sentire l’energia. Far capire che grande imbroglio stiamo vivendo, a partire dai social e dall’odio costante e a caciara, su argomenti serissimi, alimentata dalla “Bestia”. Non siamo un partito enon vogliamo esserlo.
Vogliamo solo mandare un segnale di civiltà. Far tornare l’amore per la bellezza, per la non violenza, per la creatività e per l’ascolto. Il populismo si batte solo se si va sul loro campo e ormai è troppo tardi per tornare indietro. E in una settimana abbiamo raggiunto un risultato che nessuno si aspettava.»
Nel frattempo che la discussione procede, mi accorgo che si è fatto un po’ tardi. Montiamo in macchina, ormai mi sento già lo Zio di questo ragazzo, c’è poco da fare, sono un sentimentale. Mentre lui continua a lavorare sul suo Smartphone, io lo guardo, gli do qualche consiglio, faccio il gas in autostrada. Non riesco a mettere musica, la discussione verte solo su come indirizzare le cose, sentiamo entrambi nell’aria quella ventata
travolgente e quella necessità di fare ordine. Sì, lo ammetto, mi sento un po’ sardina anch’io. Un tricheco più che altro, in mezzo alle sardine.
E ora che succederà?
«Stiamo pensando al giorno in cui faremo la manifestazione. Deve essere presto, subito, al massimo la settimana prossima. Bisogna battere il ferro finché è caldo. Sul dove, siamo ancora indecisi. Vorremmo spiazzare, essere innovativi un pochino anche lì. Tanti dicono già Piazza Bra, Piazza Dante e via dicendo ma sono luoghi abbastanza scontati. E non abbiamo voglia di andare sotto Palazzo Barbieri. Vorremmo risvegliare tutti, anche quelli che sono costretti ad andar via. Noi non abbiamo né l’ambizione né le capacità di costruire chissà che, ma ci stanno già dicendo che siamo la nuova antipolitica, che siamo bravi solo a manifestare. Ma noi vorremmo solo essere quello, un segnale di rinascita della Politica con la P maiuscola.
Salvini è stato bravo a risvegliare i demoni, ma come politico è scarso. E a sinistra sono vecchi e anche i giovani ci diventano in fretta, magari con lotte e istanze anche corrette, ma con un linguaggio che non attecchisce più e che è spesso perdente in partenza. Anche il Governo è uno zombie che cammina. Bisogna ripartire dal basso, recuperare il popolo, e costruire un linguaggio nuovo, civile.»
Amen, penso io. Mi spiega la strada, arriviamo a casa sua, sono quasi le due di notte. E’ stata una bella chiacchierata.
«Hai il mondo in mano, Jacopo, amalo. Ama la vita e vedrai che cosa ti porterà» gli dico, per salutarlo. «Certo zio. Non sei un boomer. Intendo i vecchi, quelli che postano anche sul gruppo le solite faccine. Ci hanno lasciato in mano un ambiente devastato, la crisi economica e ora ci bombardano pure sui social» mi risponde lui.
«Ahhh…Guarda che i miei vecchi hanno fatto il sessantotto, voi ve lo sognate eh…”, concludo. «Ma questo è un po’ il nostro sessantotto.» fa lui. E sorride.
Il giorno dopo, quando mi sveglio, entro nel gruppo e scopro che è ormai arrivato a novemila iscritti. NOVEMILA. Nel frattempo, a Piazza Pulita, Mattia, il trentaduenne “ fondatore” del movimento di Bologna, ha “spaccato” con la sua semplicità. E a Verona, L’Arena e il Corriere di Verona ne parlano già in prima pagina. Quando avverrà la manifestazione andremo anche noi de Il Nazionale in piazza (per raccontarvi quanto succede) e anzi, a dirla tutta, chi scrive si sento anche lui un po’ sardina, oggi. O tricheco? Beh, a dirla tutta non fa poi molta differenza.