Primo bilancio in casa gialloblù
Dopo quasi un terzo di stagione in casa gialloblù è tempo di un primo bilancio. Gli aspetti positivi non mancano, come le aree di miglioramento.
Dopo quasi un terzo di stagione in casa gialloblù è tempo di un primo bilancio. Gli aspetti positivi non mancano, come le aree di miglioramento.
Il campionato si ferma nuovamente per gli incontri delle nazionali, suddivisi tra qualificazioni ai campionati europei e vari trofei continentali. Le dodici partite sin qui disputate rappresentano quasi un terzo di stagione. Il momento per tracciare un primo bilancio è senza dubbio quello giusto.
COSA FUNZIONA
L’aspetto positivo di maggior rilievo è senza dubbio la ritrovata identità. Ivan Juric, con grande determinazione, è riuscito in breve tempo nel compito non certo facile di portare tutti i giocatori a bordo del suo progetto tecnico. Chi sino a ora è andato in campo ha dimostrato di aver ampiamente assimilato la mentalità del proprio allenatore. Intensità, concentrazione, grinta e dinamismo sono i principali comandamenti impartiti alla squadra dall’ex allievo di Gian Piero Gasperini, del quale l’uomo di Spalato ne rappresenta una specie di alter ego. I maggiori vantaggi di questo nuovo atteggiamento sono andati senza dubbio a beneficio della fase difensiva. Una granitica linea a tre difensori, alla quale si aggiunge un’ermetica cerniera di centrocampo, hanno contribuito a innalzare davanti a Silvestri una specie di “linea Maginot” pressoché invalicabile, tale da rendere la difesa gialloblù, la seconda meno battuta del torneo dopo quella della Juventus, con solamente undici reti subite.
COSA NON FUNZIONA
C’è anche il rovescio della medaglia. Il tema, ben noto, è quello rappresentato da una eccessiva sterilità offensiva. Sono solo dieci, infatti, le reti messe a segno dalla squadra di Juric, peggio dei gialloblù hanno fatto solamente Udinese, Sampdoria e Spal. Si tratta di un aspetto senza dubbio da non sottovalutare, soprattutto in ottica futura. L’allenatore gialloblù, più volte stuzzicato sul tema, non è mai parso particolarmente preoccupato. Il problema, tuttavia, esiste e prenderlo “sottogamba” potrebbe risultare molto pericoloso. Le considerazioni in proposito convergono prevalentemente sul materiale a disposizione. Stepinski, per il quale la società ha sborsato una cifra ragguardevole, non è mai stato un bomber da doppia cifra. L’ex centravanti del Chievo, inoltre, risente forse di un modulo che prevede una solo attaccante centrale al quale viene chiesta anche una fattiva partecipazione alla fase difensiva con la conseguenza di veder venir meno la necessaria lucidità in zona gol. Alle sue spalle scalpita fin troppo Di Carmine che tra panchine e infortuni ha visto il campo molto meno di quanto si aspettava. Un suo presunto “mal di pancia” sembra, peraltro, essergli costato le ultime due tribune e non è da escludere per lui una cessione a gennaio. Di Pazzini, infine, si è già detto sin troppo, anche in tempi passati. Inutile, almeno per ora, tornarci sopra. Dei tre, nessuno è andato ancora a segno. L’unico ad averlo fatto è stato sino ad ora il giovane Salcedo, un classe 2001 che lo scorso anno giocava nel campionato Primavera. Per controbilanciare tutto questo, però, bisogna tener conto con estrema onestà intellettuale dell’alto numero di pali e traverse colpito dai gialloblù. Segnale chiaro questo, di come la squadra sia in grado di creare occasioni da rete. Il calcio, si sa, vive molto di episodi. A volte gira, a volte no. Basta un niente, quindi, per invertire qualsiasi trend positivo o negativo.
TURNOVER
Un ultimo aspetto, infine, che solleva pareri contrastanti è il cosiddetto utilizzo ridotto delle seconde linee. Ben cinque giocatori, infattti, hanno sin qui disputato tutte le partite (Faraoni, Silvestri, Rrhamani, Amrabat e Lazovic, ndr) mentre Veloso (infortunio) e Kumbulla (squalifica e infortunio) ne hanno saltate solamente due. Con una rosa di quasi 30 effettivi, in campo vanno più o meno sempre gli stessi giocatori. Questo tipo di scelta se da un lato aumenta l’amalgama di chi gioca dall’altro può rappresentare un doppio fattore negativo perché oltre ad usurare oltremisura i cosiddetti titolari, rischia di arrugginire coloro che attendono impazienti il proprio turno. Una maggior dose di turnover – le alternative non mancano di certo – potrebbe essere di aiuto per portare tutti più vicini ai medesimi standard qualitativo e quantitativo.
I risultati per ora danno comunque ragione all’allenatore. Il campionato, però, è ancora molto lungo e il tempo per ciascuno della rosa di riuscire a ritagliarsi il proprio spazio c’è tutto. Le due chiavi di volta del prossimo futuro, dato per assodato il consolidamento della già ottima fase difensiva, diventano senza dubbio una maggior prolificità in zona gol e una gestione ottimizzata del turnover. Il rispetto o meno di tali obiettivi, tradotto poi in risultati, potrebbe diventare giocoforza la linea guida del prossimo mercato di gennaio.