Il coro che stroppia
Torniamo sull'affaire Balotelli, che da 24 ore sta letteralmente spaccando l'opinione pubblica in città. Come intervenire?
Torniamo sull'affaire Balotelli, che da 24 ore sta letteralmente spaccando l'opinione pubblica in città. Come intervenire?
Fiumi di parole cantavano tanti anni fa i Jalisse. E fiumi di parole sono effettivamente già stati detti e scritti nelle ultime 24 ore sulla “scabrosa” vicenda che vede Mario Balotelli oggetto di cori razzisti da parte di un gruppetto di “tifosi” veronesi allo Stadio Bentegodi domenica, nella sentita sfida contro il Brescia. Già, Balotelli. Da anni c’è un’attenzione mediatica su di lui e tutto quello che fa, esattamente come accade ai tifosi dell’Hellas, che in passato si sono resi protagonisti di qualche eccesso (per usare un eufemismo) e che ora sono sempre e comunque sotto i riflettori nazionali, come ha ben descritto Lorenzo Fabiano nel suo articolo.
Ecco, a prescindere dall’episodio in sé, ancora sotto indagine, e dal fatto che nel caso specifico si stia parlando di un manipolo ridotto di spettatori (dieci, quindici al massimo, su quasi ventimila presenti), riteniamo che sia necessaria ancora una volta una presa di posizione ferma da parte della città e delle sue istituzioni, oltre che da parte della stessa società dell’Hellas Verona. E, magari, anche dalla stragrande maggioranza dei tifosi, che, finalmente stanchi, dovrebbero prendere le opportune distanze da questo gruppetto di “cretini”, che di certo non rappresentano tutta la tifoseria gialloblù e ancor meno la città.
In queste situazioni come al solito l’opinione pubblica tende a spaccarsi in due fazioni nette: se da una parte c’è chi tende a puntare il dito sulla vicenda in sé, condannandola per quella che è senza se e senza ma, dall’altra si arriva perfino a dire che il problema non sussiste. Ecco. Vorremmo anche noi, a questo punto, schierarci timidamente al fianco di coloro che non accettano più compromessi. Che non sono più disposti a giustificare nulla di quanto accade al Bentegodi e dintorni. Che sono stanchi che queste persone, per quanto poche, agiscano indisturbate da anni, in nome di chissà quale libertà di espressione e di chissà quale diritto alla «goliardia», al grido di «in fondo non facciamo male a nessuno». Come dichiarato stamattina, fra un «negro» e un «Balotelli non sarà mai del tutto italiano», da Luca Castellini, capo ultrà dell’Hellas e coordinatore per il Nord Italia di Forza Nuova. Che ora si starà gongolando sicuramente per il clamore mediatico che hanno sollevato le sue deliranti affermazioni. Ecco, che sia chiaro: non è affatto vero che non fate del male a nessuno. Anzi. Non solo fate del male in primis a voi stessi (ma di questo, in fondo, poco c’importa), ma fate soprattutto male alla società civile veronese, quella che voi dite di amare sopra ogni altra cosa, ai bambini che vengono allo stadio insieme ai loro genitori e che loro malgrado sono obbligati ad ascoltarvi e, in generale, a tutti coloro che vogliono anche solo andare a vedere una partita per divertirsi e passare un paio d’ore in compagnia. Senza i mille mal di pancia che voi, per quanto pochi, riuscite a generare.
E poi basta con la retorica del «Soli contro tutti» e del «Noi odiamo tutti». Basta con la politica (di destra o di sinistra) nelle curve. Basta. È solo calcio. Nient’altro che calcio. Tutto il resto non c’entra nulla. Si può tifare con calore e passione. Si può anche mandarsi a quel paese, per carità, sfogando le proprie frustrazioni settimanali. Ma il limite della decenza già superato in passato – ricordate Superga? E Pessotto? E Lentini? E il povero Pier Mario Morosini, preso di mira in una trasferta livornese di qualche anno fa, in B? – e in qualche modo sempre tollerato è stato già abbondantemente travalicato. Questi eventi, fateci caso, sono ciclici. Quando pare che finalmente tutto possa andare per il meglio (era da tempo, in effetti, che la tifoseria dell’Hellas si stava distinguendo per la correttezza dei propri comportamenti) esce fuori sempre il manipolo di “fenomeni” a rovinare tutto. Tanto che ieri è bastato davvero poco per scatenare, in qualche caso anche in malafede, i media nazionali.
Ormai ci vuole un nonnulla per trascinare l’intera città in una gogna mediatica che onestamente non si merita. Se non, forse, per il fatto di non aver fatto abbastanza per isolare e neutralizzare la parte più bieca del tifo veronese. Il troppo, come dice il proverbio, stroppia e la goccia questa volta ha fatto alzare una decisa levata di scudi. Eccessiva, sia chiaro, rispetto a quanto effettivamente successo – per chi era allo stadio nulla, ma qualche video in rete testimonia che sotto sotto qualcosa sia pur di non eclatante dev’essere in effetti successo –. In questo senso, se proprio si vuole trovare un lato positivo della faccenda, non si può che sperare che da qui in poi si facciano, al di là dei fiumi di parole, azioni mirate a sensibilizzare, a limitare, ma anche e soprattutto a punire. Perché purtroppo certe persone non capiscono altro linguaggio che quello. Ma che non si tratti del solito “fattore emotivo” a far agire. Fattore emotivo che poi nel tempo si spegnerà come spesso accaduto in passato, lasciando tutto così com’è.
E allora occorre non abbassare mai la guardia, mettendo in atto iniziative non isolate, ma una serie, volte a educare e a far capire. Un’azione libera e coordinata da Hellas e istituzioni. Succederà? Speriamo presto. A margine di tutto, peraltro, sono passate quasi inosservate le parole, pesanti come pietre, dell’allenatore dell’Hellas Verona Ivan Juric, che a commento di quanto successo, ieri sera, ha anche affermato che «tutto il clima in Italia va verso questi insulti razzisti e la gente dà la colpa dei problemi agli stranieri, così è più semplice». Affermando, in pratica, che in questo Paese si sta progressivamente sdoganando il razzismo. Una riflessione importante, che arriva da un uomo di calcio e un tecnico che, per sua stessa ammissione, è sempre stato additato (proveniendo dai Balcani) come “zingaro di m…”.