Di Gennaro: «Hellas inizio positivo»
Intervista sul nuovo Hellas di Juric con Antonio Di Gennaro, indimenticato protagonista dello scudetto scaligero, oggi apprezzato commentatore televisivo al seguito della nazionale azzurra di Roberto Mancini.
Intervista sul nuovo Hellas di Juric con Antonio Di Gennaro, indimenticato protagonista dello scudetto scaligero, oggi apprezzato commentatore televisivo al seguito della nazionale azzurra di Roberto Mancini.
L’inizio della neopromossa squadra di Juric in questo campionato di serie A può essere considerato tutto sommato positivo. Ne abbiamo parlato con Antonio Di Gennaro, ex gialloblù, indimenticabile protagonista dello scudetto del 1985, oggi apprezzato commentatore televisivo per la RAI al seguito della nazionale azzurra di Roberto Mancini.
Il nome di Juric è stato accolto con scetticismo. Alcuni quotidiani hanno giudicato insufficiente il mercato gialloblù tanto da identificare la squadra tra le principali candidate alla retrocessione. Dopo otto giornate, il giudizio merita di essere sicuramente rivisto.
« Un pizzico di scetticismo se vogliamo era quasi scontato viste le ultime due precedenti esperienze in massima serie, culminate in altrettante retrocessioni. Nonostante questo la squadra è partita molto bene. Juric ha saputo trasmettere la giusta mentalità. I gialloblù hanno disputato fino ad ora tutte gare di qualità. Contro Milan e Juve, inoltre, non meritavano decisamente di perdere. Peccato, invece, per la sconfitta di Napoli. L’attuale classifica, comunque, è sicuramente meritata. »
In questo primo positivo scorcio di campionato i gialloblù hanno mostrato una ritrovata solidità difensiva e mentre rimane ancora da migliorare l’aspetto offensivo. Ti faccio, inoltre, due nomi: Kumbulla e Amrabat.
«La solidità difensiva per una squadra che si deve salvare rappresenta una condizione essenziale. L’attacco in questo momento rappresenta l’aspetto da migliorare. Sarà importante crescere sotto questo punto di vista perchè alla lunga rischia di diventare un problema. Per quanto riguarda Kumbulla è un giocatore molto interessante che nonostante la giovanissima età, essendo nato nel 2000, mostra già di possedere ottime doti tecniche e un’invidiabile personalità. Amrabat non lo conoscevo in quanto avevo avuto modo di vedere solo il fratello maggiore. Sono rimasto piacevolmente stupito da questo giocatore, un centrocampista di qualità e quantità, bravo a difendere e far ripartite l’azione. Gli manca per ora qualche gol ma sono certo che arriveranno. Stepinski, invece, in questo momento fa un grande lavoro per la squadra, molto gradito all’allenatore, ma non ha ancora trovato la via del gol. L’importante, però, è che si sblocchi presto perchè questo è il suo mestiere. Spenderei, infine, una parola per Veloso, un giocatore che, forse, a Genova hanno considerato oramai in fase calante e che invece sta dimostrando di disporre ancora pienamente delle sue indiscusse qualità tecniche »
Il gioco della squadra di Juric trova le sue fondamenta in corsa ed intensità. Tale aspetto, tuttavia, oltre a portare a qualche fallo di troppo, è sicuramente dispendioso sotto il profilo delle energie.
« Corsa, pressing e intensità sono caratteristiche peculiari del gioco di Gasperini del quale Juric è stato per anni collaboratore, dopo esserne stato fidato giocatore in campo. In buona sostanza l’attuale allenatore gialloblù segue quasi specularmente le orme del suo “maestro” e visti i risultati raggiunti da quest’ultimo la strada mi sembra quella giusta. Le squadre di Juric, comunque, sono sempre partite tenendo ritmi alti. E’ stato così a Genova e anche nell’anno di Crotone. La presenza di preparatori atletici molto competenti, tuttavia, consente oggi di poter programmare il lavoro sul campo in modo di mantenere sempre una buona condizione atletica. L’assenza di impegni di Coppa e una rosa molto ampia fanno poi il resto »
Il terreno di gioco del San Paolo si è confermato campo tabù per i colori gialloblù visto che l’ultima vittoria del Verona risale al lontano gennaio 1983. Era quello il primo anno di A dell’era Bagnoli. Una squadra, della quale anche tu facevi parte, che qualche anno dopo avrebbe conquistato uno storico scudetto. Quale era il vostro segreto?
« Eravamo appena saliti dalla serie B ma la nostra mentalità, inculcataci da Bagnoli, era quella di andare su tutti i campi cercando di fare risultato. Sapevamo difendere quando era necessario farlo ma una volta riconquistata palla eravamo pronti a ripartire. Senza dimenticare la presenza di giocatori esperti e di qualità come Marangon, Sacchetti, Fanna o il povero Dirceu, tanto per citarne alcuni »
Parliamo ora di nazionale azzura, che hai ora la possibilità di seguire da vicino nella veste di commentatore tecnico, peraltro molto competente.
« In questi due anni Mancini ha fatto un ottimo lavoro. Dopo la pesante mancata qualificazione ai mondiali di Russia era necessario ridare nuovo entusiasmo a un ambiente decisamente depresso. Il nuovo commissario tecnico è riuscito proprio in questo, creando un gruppo coeso, che lavora bene insieme, anche divertendosi. E questo ha portato a un’importante striscia di risultati positivi che ha consentito alla nazionale di qualificarsi per il prossimo Europeo con ben due giornate di anticipo. Certo, vincere non è mai semplice perchè le partite bisogna giocarle, quindi non bisogna mai dare nulla per scontato. Arrivare primi, ci consente di ambire ad essere testa di serie, un aspetto molto importante in ottica sorteggio dei gironi. In Italia ci sono molti giovani bravi. Si tratta di un fattore importante, non solo in vista del prossimo campionato europeo ma anche dei mondiali del 2022. Aggiungo una parola per Verratti, da alcuni criticato, che si sta invece confermando centrocampista dotato di tecnica e ottima visione di gioco. »
Nel recente turno di qualificazione, ha suscitato stupore il comportamento dei giocatori della Turchia, che al termine dei due incontri hanno rivolto al pubblico il saluto militare, collegato all’attuale guerra in corso contro il popolo curdo. Sport e politica dovrebbero sempre rimanere separati.
« Sono pienamente d’accordo perchè sport e politica non devono mai avere nessun collegamento. Lo sport, inoltre, al contrario della guerra, ha il compito di unire ed aggregare non certo di creare assurde divisioni. Questi comportamenti sono assolutamente da condannare. L’auspicio è che situazioni come questa non abbiano a ripetersi. La politica deve sempre rimanere fuori dai campi di gioco. »