Verona Rugby, la Top 12 nel mirino
Dopo la retrocessione dello scorso anno, riparte la stagione per il Verona Rugby. Obiettivo Top 12.
Dopo la retrocessione dello scorso anno, riparte la stagione per il Verona Rugby. Obiettivo Top 12.
«Ricominciamo». Non sappiamo se Adriano Pappalardo sia un appassionato rugbista , ma il vocione cavernoso del cantautore salentino potrebbe efficacemente accompagnare la nuova avventura del Verona Rugby; quella, si spera, della risalita nel salotto buono della palla ovale italiana dopo la dolorosa retrocessione maturata nello sfortunato spareggio con la Lazio. Nessuna reticenza, nessun arzigogolo lessicale, ma spazio ai toni espliciti nel giorno della presentazione della nuova stagione al Payanini Center: l’obiettivo conclamato e condiviso da staff tecnico, proprietà e dirigenza, è la promozione nel Top 12. E per restarci su solide basi, stavolta.
Si riparte dagli errori del recente passato, dalla ricostruzione di un gruppo più coeso e volitivo: «Lo scorso anno ci è mancata l’identità – ha ammesso il presidente Raffaella Vittadello – La lezione del passato ci è servita: avviamo un progetto a medio e lungo termine, questa società ha voglia di dare ancora molto». «Non vediamo l’ora di iniziare – ha ribadito l’head coach Zane Ansell – Veniamo da un buon precampionato in cui si è già visto un umore diverso rispetto a una anno fa». «Abbiamo privilegiato i valori umani, partendo dalla conferma di chi ha mostrato di credere nel nostro progetto» ha aggiunto il ds Paolo Borsatto, che nell’occasione ha annunciato l’arrivo nei prossimi giorni di un secondo straniero dal Sudafrica.
Tre i comuni denominatori: la conferma dello zoccolo duro, l’innesto di giovani fatti in casa, e l’arrivo di pedine in grado di conferire solidità e qualità al pacchetto. Della vecchia guardia, sono rimasti il capitano Federico Silvestri, Michele Mortali, Luca D’Agostino, Andrea Buondonno e Ruben Riccioli, un lusso per la categoria. Sono arrivati il pilone scozzese Steven Longwell, il giovane pilone Gianmario Ferrari, la seconda linea Giacomo Riedo, il centro Gino Lupini (suo zio Tito giocò con la maglia azzurra il primo mondiale della storia del rugby nel 1987 in Nuova Zelanda), la terza linea Alessio Ponzi e l’apertura Pietro Gentili. Rientro alla base per Mauro Paghera e Toni Pauletti. Sulla carta, una squadra ben assortita in un mix tra giocatori d’esperienza e di prospettiva.
Ma al di là dell’impostazione tecnica, è su valori quali la motivazione e il senso di appartenenza che il nuovo Verona Rugby è stato forgiato. «È stato un anno difficile, ma istruttivo – ha sottolineato nel suo intervento il presidente del Comitato Regionale Veneto della FIR, l’ex azzurro Marzio Innocenti – Ora viene il momento di costruire il futuro: questo club è un motore per tutto il rugby italiano, un esempio da seguire». E allora, ricominciamo. Già da domani pomeriggio alle 15.30 al Payanini Center contro la rampante formazione Cadetta del Petrarca Padova per un battesimo in grande stile.