Baci amari da Perugia
Il Chievo cede a Perugia. Errori in attacco e difesa incidono sul risultato e condizionano la buona prova delle formazione-cantiere di Marcolini.
Il Chievo cede a Perugia. Errori in attacco e difesa incidono sul risultato e condizionano la buona prova delle formazione-cantiere di Marcolini.
La sensazione è stata quella di trovare una mosca sul dolce. Perdere fa male ma quando una sconfitta arriva dopo esserti a lungo pregustato un risultato positivo, l’effetto è ulteriormente sgradevole.
Michele Marcolini non deve abbattersi dopo questo kappaò e sicuramente non lo farà. A lui occorre fare i complimenti per come ha preparato la squadra e la partita. Il Chievo a Perugia ha dimostrato di avere ben inteso quel che il mister richiede sul piano tattico e caratteriale. E se vogliamo, ha avvalorato il lavoro di questo mese e mezzo attraverso una compattezza superiore alle aspettative. Il cartello “lavori in corso” per larghi tratti è sembrato più virtuale che reale.
Sul terrificante terreno del Renato Curi, la squadra di Massimo Oddo è andata a rimorchio dei gialloblù, padroni del campo nella prima parte di gara ma alla lunga vittima di sé stessi. Gran pressing, verticalizzazioni costanti ma anche errori sotto porta e in difesa. Centimetri e movimenti individuali sbagliati che hanno modificato la percezione di una prestazione gradevole sul piano del gioco. Nonostante il mercato sempre aperto e il futuro a punto interrogativo su alcuni elementi, sebbene fossero noti i limiti d’organico e di esperienza in alcune posizioni – in difesa, in primis – con una potenziale candidata alla promozione, il Chievo ha saputo imporre la propria cifra tecnica e caratteriale, soprattutto dalla cintola in su.
È mancata la concretezza, questo è certo. Se il primo tempo poteva finire con un ampio margine di vantaggio, il secondo non doveva terminare con una sconfitta per quanto si è visto nei novanta minuti. Dopo una partenza in scioltezza, con un Giaccherini in gran condizione, quando al quarantacinquesimo minuto Meggiorini (il migliore in campo, secondo noi) e soci sono passati alla cassa, invece di ritirare il primo premio si erano già dovuti accontentare di quello di consolazione.
Troppe le occasioni clamorose mancate, poi punite dalla sorte dallo sfortunato rimpallo sul braccio di Leverbe in area che è costato il rigore del pareggio umbro. Nella ripresa il caldo e il campo hanno ridimensionato i ritmi. Il calo fisico si è reso evidente in chi nella prima frazione aveva speso molto. Senza grossi patemi dalle parti Šemper, Esposito e compagni hanno fatto girare la palla senza disunirsi mai. Poi è arrivato l’ingenuo intervento di Leverbe du Dragomir, il secondo rigore di Iemmello e il forcing finale col miracolo di Vicario a negare a Djordjević il gol del pari.
L’umore sotto i tacchi non cancella ciò che di buono è emerso. A partire dai movimenti della squadra, l’impegno e le potenzialità rispetto alla categoria. Semmai, il risultato negativo oltre i propri demeriti può contribuire a rispondere a Marcolini e Pellissier su dove eventualmente ritoccare l’organico. Che a Perugia ha dimostrato di avere dei valori, come noto, ma anche alcuni limiti.
Se crescere in termini di esperienza e numerici in particolare nel settore arretrato era ben evidente fin dalla vigilia della gara – l’arrivo di Väisänen è una buona notizia – idealmente occorrerebbe anche, al contrario, aggiungere una forza fresca nel reparto di chi le palle deve concretizzarle in gol, considerata l’età media del pacchetto tra trequartisti e attaccanti, in prospettiva del lungo e insidioso campionato da affrontare. Nel frattempo, venerdì sera si riparte subito. Con l’Empoli, ancora una volta, cinismo ed esperienza saranno le portate principali su cui si giocherà la partita.
(Foto: AC ChievoVerona)