Crawl, intrappolati nella trama
Non nominare il nome di Spielberg invano è un comandamento che viene poco osservato quando si parla di famelici animali in acque agitate.
Non nominare il nome di Spielberg invano è un comandamento che viene poco osservato quando si parla di famelici animali in acque agitate.
Uno non può neanche distrarsi un attimo che subito a Hollywood salta fuori il genio che ricicla per l’ennesima volta lo stesso soggetto, modificandolo giusto quel qualcosina per evitare cause legali; ero fermo a Shark, film del 2012 che raccontava di gente intrappolata con degli squali nei sotterranei di un supermercato allagato a causa di uno tsunami, ma ora spunta fuori questo Crawl – Intrappolati che parla di un padre e di una figlia intrappolati con degli alligatori nel sottoscala della casa allagata a causa di un uragano. Dai, non storcete il naso: sono due soggetti diversissimi tra loro, è talmente evidente!
Più claustrofobico e con una situazione molto più intimista di quanto mi aspettassi (non avevo ancora letto la “trama”), Crawl – Intrappolati è uno di quei lavori considerati a basso budget, eppur ben realizzati anche a livello di effetti speciali (scordatevi il nonno di tutti i film come questo, ovvero lo squalo in gomma di Spielberg: altri tempi!). Chiaramente quando dico a “basso budget” intendo per Hollywood: con i 13,5 milioni di dollari che hanno speso, in Italia ci facciamo una dozzina di pellicole, anche se non necessariamente migliori, comunque.
Non l’avrei mai detto, ma il film intrattiene in modo onesto, fa sobbalzare meccanicamente sulla poltrona anche quando ci si aspetta di sobbalzare (questa reazione pavloviana sarebbe da studiare più a fondo), rende “abbastanza” credibile l’incredibile una volta accantonata quella vocina che vi dice «Tu con un morso di una lucertolina sul dito correresti urlando al Pronto Soccorso, mentre questi tizi con mezzo corpo dilaniato vincerebbero senza tante storie il decathlon su una gamba sola, cioè quella che gli è rimasta…» e, considerando ciò che esce in questo periodo, non reputo sprecati i soldi del biglietto d’ingresso. Almeno non del tutto, diciamo. Sì, perché la sceneggiatura accontenta il palato più degli alligatori che quello dei due funzionali protagonisti, costretti alla solita tiritera tra padre e figlia che ritrovano, in una situazione di pericolo, la complicità di un tempo (non è uno spoiler, ma l’ABC di un qualsiasi “popcorn movie” estivo americano…).
Fino ad ora ho nominato unicamente due attori, ma non temete che nel film non ci sono solo Kaya Scodelario (la saga di Maze Runner) e Barry Pepper (una carriera lunghissima, da Nemico pubblico a Salvate il soldato Ryan, da Il miglio verde a Maze Runner, pure lui, infatti), no, tranquilli che già percepisco la vostra ansia del dover affrontare un’ora e mezza con due volti sempre inquadrati sul grande schermo; c’è pure un cane. Tutte le altre figure umane di passaggio sono solo cibo take away per gli alligatori, con la profondità psicologica di una bistecca, ma almeno i simpatici rettili dai 78 affilatissimi denti non sono poi così schizzinosi e, almeno loro, sanno accontentarsi.
Dirige il tutto Alexandre Aja che, parafrasando ciò che si dice di quel tizio del quale ora non rammento il nome, “ha fatto anche cose buone”, solo che lui le ha fatte veramente: Alta tensione (2003) e, soprattutto, il notevole remake de Le colline hanno gli occhi (2006), ma poi si è perso tra gli inconsistenti Riflessi di paura (2008) e Piranha 3D (2010), più un altro paio di titoli che neppure lui si ricorda. Crawl – Intrappolati è un giretto in giostra durante un’afosa serata estiva e, come tale, dev’essere preso. In alternativa la solita combo pizza più gelato, ma poi non lamentatevi dei chili presi.
Voto: 3/5
Crawl – Intrappolati
Regia di Alexandre Aja con Kaya Scodelario, Barry Pepper, Morfydd Clark, Ross Anderson, Jose Palma, George Somner