Gli scontrini, Richard Gere e Roy Batty
Nel paese dell' "E allora [xyz]?" il dilemma attuale è più che mai amletico: "Essere [benaltristi] o non essere [benaltristi]?"
Nel paese dell' "E allora [xyz]?" il dilemma attuale è più che mai amletico: "Essere [benaltristi] o non essere [benaltristi]?"
Essere benaltristi o non essere benaltraristi? Questo è il dilemma che oggigiorno balena più che mai nelle menti di numerosi abitanti di un’italica penisola in cui si è ormai elevato il «E allora il/la/gli/le/i [inserire un/a termine/espressione a scelta] ? » ad argomentazione dialettica generalizzata.
Praticata da mo’ sia dai protagonisti della politica e dai loro esperti della comunicazione che da numerosi cittadini comuni quando parlano di politica, in altri ambiti la tendenza al benaltrismo spinto – che non è ahimè una pratica sessuale – dovrebbe in teoria limitarsi al periodo dell’infanzia o della prima adolescenza. Tipo quando tuo fratello, la cui stanza sembra quella di un unno devastatore, dice alla madre una roba come «ma perché devo mettere in ordine IO? E allora [xyz]? Guarda che casino che c’ha, e ci fuma pure di nascosto, altro che i miei calzini in giro», con conseguente rivisitazione del capitolo quarto della Genesi [quello della cosuccia tra Caino e Abele, ndr]. Dopodiché, se è sopravvissuto alla fraternità fratricida di cui sopra e arrivato più o meno sano (di mente) ad un’età adulta, uno dovrebbe sapersi prendere le sue responsabilità, tanto più che pure da adolescente i calzini puzzolenti in giro per la stanza ti toccava metterli a posto comunque, perché in un paes, ops in una casa civile la madre non faceva sconti a nessuno dei due unni.
E invece no. Complice una madre figurata che nella maggior parte dei casi sembra più occupata a guardare dall’altra parte, forse scoraggiata dalla quantità e dallo scarso QI dei suoi unnetti, il nostro fratello unno cresciuto [d’ora in poi FUC] continua imperterrito a non occuparsi dei calzini suoi neanche se in torto, e questo grazie a strategie dialettiche devianti di comprovata efficacia.
Esempio 1. Repertorio del passato/presente/futuro prossimo e anche venturo : stai al bar/ristorante e chiedi lo scontrino che il FUC ha opsss distrattamente dimenticato di farti. Se esemplare civilizzato, il nostro te lo fa senza battere ciglio. Se non civilizzato, se ne esce con una battutina che genera una discussione di matrice benaltrista: vabbé che sarà mai uno scontrino, vabbé se li facesse tutti chiuderebbe perché le tasse sono troppe, vabbé si andasse a controllare i [categoria professionale a vostro piacimento] che non pagano niente o non fanno niente e sono pagati invece che massacrare la gente onesta come lui che fa andare avanti il paese, vabbé e allora i marò e il Pd e l’Europa e Soros e i dinosauri e tanto adesso c’è la crisi e dobbiamo preoccuparci di quella o tanto adesso ci sono le vacanze e dovremmo goderci quelle e invece la gente romper er ***** con gli scontrini e allora Bibbiano?
Esempio 2. Stretta attualità cronachistico-modaiola: Richard Gere sale sulla Open Arms con 121 migranti a bordo in attesa di un porto in cui attraccare e fa un discorso di accoglienza e solidarietà. Se esemplare civilizzato, il FUC può ignorare la cosa, magari continuando a prendere il sole ballando l’inno di Mameli al Papeete. Se un po’ civilizzato, può a. fare quello che hai visto sulla bacheca Fb di un amico, cioè scrivere un pippone sul fatto che ‘sto tizio certo sta qui, ma sulla frontiera messicana a parlare per i profughi messicani non ci va, vabbé buoni tutti così e guardasse casa sua e pensasse agli affari suoi, vabbé ma allora chi lo paga, vabbè ma allora i terremotati e gli italiani che non arrivano a fine mese e le vecchiette e Bibbiano ?. In alternativa, posta meme tipo “Richard Gere e le Ong: pessimo film”. Se non civilizzato, risponde roba tipo “Fantastico, si porti i migranti a Hollywood”.
Esempio 3. Pura invenzione circolare. In una notte cupa e tempestosa non Snoopy ma un ricercato pluriomicida braccato dalla polizia esplicita su un tetto i suoi pensieri: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo…come… lacrime nella pioggia. È tempo di morire». Se esemplare civilizzato, il FUC riconosce la citazione e punto. Se non civilizzato, potrebbe fare un pippone sul solito extracomunitario criminale che visto che sta morendo cerca di impietosire la gente con una storia di vita difficile, roba tipo “intanto umani lo dici ai tuoi fratelli, che fa tanto radical chic con tutti sti slogan di restare quello e quell’altro quando signori miei i problemi qui sono ben altri eh. E comunque ricordatevi che questo una volta accolto ha ammazzato uno che era praticamente suo padre. E poi vabbé i raggi B e il tonno di auser, che saranno roba africana – però se mangiava il tonno proprio morto di fame non era, perché sennò mangerebbe solo pane, altro che tonno –, ma adesso non pietisca con le sue colombe e i suoi momenti perduti e la sua pioggia – cosa crede, che qui non piova?. Perché anche noi ne abbiamo perdute cose che voi stranieri. Basta vedere i terremotati che hanno perduto le case o la gente che ha perduto i risparmi o le famiglie di Bibbiano che hanno perduto i bambini. Figuriamoci, questo qui vuole solo campare sulle spalle degli italiani dopo aver passato la vita a far festa sulle navi al largo di Orione, che non si sa bene dov’è ma sarà sicuramente un posto esotico quando qua ci sono pensionati che non riescono ad andare neanche in gita al lago”.
Essere o non essere, questo è [ora più che mai] il dilemma.
Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.
Dante Alighieri, Commedia. Inferno, Canto I