Quando il cinema potrebbe andare… ko
La vita non è solo un match di box, ma anche un combattimento di wrestling": "Una famiglia al tappeto" esce in questi giorni al cinema ma in pochi se ne accorgeranno.
La vita non è solo un match di box, ma anche un combattimento di wrestling": "Una famiglia al tappeto" esce in questi giorni al cinema ma in pochi se ne accorgeranno.
I film “tratti da una storia vera” sono diventati ormai un vero e proprio genere, nel quale naturalmente confluiscono innumerevoli sottogeneri, anche se il più ridicolo rimane sempre quello horror («Caspitina se fa paura questo film, pensare poi che è una storia veramente accaduta fa venire i brividi!» «Ma se la protagonista ha appena girato la testa di 360 gradi ed è ancora viva!» «Vabbè, ma guarda che è possibile, è capitato anche a un amico di mio cuggino…»). Questa volta tocca alla vita della giovane wrestler Soraya-Jade Bevis, che i quattro o cinque fan italiani sopravvissuti di questo sport-spettacolo conosceranno come Paige.
Ricordo che, tra gli anni ’80 e ’90, molti miei amici non perdevano un appuntamento che fosse uno di wrestling della WWE alla televisione; conoscevano a memoria i nomi di tutti gli atleti e scommettevano su chi avrebbe vinto la volta successiva. Già all’epoca la cosa mi lasciava a dir poco perplesso, perché era talmente evidente la finzione che proprio non capivo come si potesse fare il tifo per incontri studiati, coreografati e concordati a tavolino. Gente unta, muscolosa, gradassa, dagli improbabili tagli di capelli e con costumini che evidenziavano le sgradevoli conseguenze degli anabolizzanti, aizzavano la folla adorante con frasi ad effetto come se fossero in una recita-parodia di un film sui gladiatori. Infatti poi successe che molti wrestler vennero scambiati per attori, con risultati altalenanti e non sempre per merito o demerito loro.
Chi nel tempo si tirò fuori affermandosi a Hollywood, sia come attore che come produttore, è quella montagna sacra di Dwayne Johnson, ai sudaticci tempi del ring conosciuto come The Rock. Per chi ancora lo denigra pensando che sia solo muscoli e pelata, consiglierei di vedere il sottovalutato Pain & Gain – Muscoli e denaro (2013) del solitamente spendaccione Michael Bay – quello dei Transformers, per intenderci -, qui alle prese con un soggetto “tratto da una storia vera” (ma dai?!?) dagli inaspettati risvolti tarantiniani e scorsesiani. Per la prima volta mi accorsi dell’autoironia di Johnson e delle sue capacità recitative, anche se non credo che ci potrebbe rimanere male se qualcuno gli dovesse dire che non sarà mai Marlon Brando.
Dwayne Johnson produce questo piccolo film sui sogni di gloria di una disagiata famiglia inglese, che pare uscita da una vecchia pellicola di Stephen Frears (The Snapper, 1993); dal degrado della piccola città di Norwich, che sembrerebbe voler sotterrare qualsiasi speranza di un futuro migliore, allo scintillio del grande spettacolo americano le capriole e le cadute da fare e subire non saranno poche, ma varranno tutti gli sforzi profusi. Come vedete è un racconto abbastanza classico di una storia narrata già tante volte per il grande schermo, ma non si può non provare simpatia per tutto il cast e per l’operazione in generale, sebbene la prima parte si avvantaggi di una scrittura più brillante e sincera e la regia dell’attore-regista Stephen Merchant non faccia nulla per scostarsi da un buon prodotto di stampo televisivo.
Johnson torna anche ad interpretare The Rock, ma il compito più arduo spetta alla brava Florence Pugh (recentemente vista anche nella parte della protagonista del notevole “Midsommar – Il villaggio dei dannati”) che deve dare carattere e fisicità alla sua Paige riuscendo ad essere più che convincente.
Corto circuito: il capofamiglia è interpretato dal simpatico attore e sceneggiatore inglese Nick Frost, conosciuto anche per aver fatto coppia con l’amico fraterno Simon Pegg nella “Trilogia del cornetto” (L’alba dei morti dementi del 2004, Hot Fuzz del 2007 e La fine del mondo del 2013) e non solo, quindi quando sullo schermo mi è apparso quello che nel film dovrebbe essere suo figlio mi è venuto automatico pensare che fosse, nella realtà, proprio il figlio naturale di Simon Pegg, data l’incredibile somiglianza tra i due. Ho dovuto attendere l’intervallo per fare una breve ricerca su Internet e vedere che Jack Lowden non ha alcun legame di parentela con Simon Pegg, anche se sono in molti a chiamarlo “Mini Simon”.
Una famiglia al tappeto esce da noi in estate quando potrebbe trovare un po’ di visibilità data la scarsissima offerta e i molti cinema chiusi, altrimenti dubito che qualcuno se ne sarebbe mai accorto; diciamo che non avrebbe sfigurato in una rassegna dedicata allo sport o tra i tanti titoli di un cineforum, ma se lo aspetterete in televisione nessuno vi potrà biasimare.
Voto: 3/5
Una famiglia al tappeto
Regia di Stephen Merchant con Florence Pugh, Jack Lowden, Dwayne Johnson, Thomas Whilley, Vince Vaughn, Tori Ellen Ross, Nick Frost, Lena Headey, Olivia Bernstone, Stephen Merchant e Paul Wight.