Serenity, una frittatona insapore
Nonostante un cast di tutto rispetto –Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Diane Lane e Djimon Hounsou –, la pellicola più che un thriller sembra una parodia del noir.
Nonostante un cast di tutto rispetto –Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Diane Lane e Djimon Hounsou –, la pellicola più che un thriller sembra una parodia del noir.
ATTENZIONE: la recensione può contenere indizi e spoiler sulla stupida trama di un film che potreste risparmiarvi.
Un po’ ovunque ho letto che le stroncature della critica americana a Serenity sono state eccessive; ecco, “ovunque” si sbaglia alla grande. Mi dispiace, ma davvero non comprendo come si possa salvare una pellicola che fa acqua da tutte le parti, dal risibile soggetto alla fastidiosa sceneggiatura. “Eh, però gli attori quanto belli sono?”; sì, ok, ma non potreste comprarvi “Cioè” e appendere in cameretta un loro poster che si fa prima?
La trama in breve.
Matthew McConaughey è un pescatore figo pazzesco, ma incredibilmente solitario e tormentato, con l’ossessione del tonno un po’ come tutti i single quando devono rimediare qualcosa per cena. Matt si intrattiene di tanto in tanto con la sua trombamica Diane Lane, figa pazzesca di mezza età, che di mestiere fa quella che lo aspetta nel suo appartamento al porto. A un certo punto si presenta Anne Hathaway, l’ex moglie biondo platino e figa pazzesca, che gli offre soldi in cambio di un piccolo favore in nome dei vecchi tempi: ammazzare il violento attuale marito in cambio di denaro sporco e della possibilità di rivedere il figlio che ebbero anni prima.
Non vi racconto altro, ma se avete come un sentore di “già visto” non sbagliate, soprattutto ascoltando gli inascoltabili dialoghi che vorrebbero rifarsi a un genere noir che il povero regista Steven Knight (Locke, ma come sceneggiatore anche La promessa dell’assassino, Millennium – Quello che non uccide e Allied: un’ombra nascosta) tenta di replicare sfociando nell’involontaria parodia; il colpo di coda di questo già imbarazzante prodottino da grandi saldi di fine stagione arriva nel twist finale che, nel magico mondo lisergico dell’autore, avrebbe dovuto in qualche modo giustificare quanto subito fino a quel momento, nonché stupire il pubblico. Non accade nulla di tutto ciò. Gli spettatori, se un pochino smaliziati, già a metà film hanno subodorato qualche cosa, anche se nella loro testa una vocina continuava a rigettare i sospetti con un “Ma no, non è possibile che sia così stupido, dai!”. Possibilissimo, invece.
L’incapacità di gestire due generi cercando di unirli senza averne le capacità è evidente nel risultato finale; non puoi pensare di prendere in giro tutti per un’ora e mezza e poi, negli ultimi dieci minuti, girare al volo la già indigesta frittatona come se niente fosse. E, infatti, la frittatona è rimasta incollata al soffitto di questo castello di carta, causandone il crollo definitivo.
Vi dico solo una cosa: Rod Serling, l’autore di Ai confini della realtà, si sarà rivoltato nella tomba. Se Serenity fosse stato scritto meglio sarebbe stato un discreto episodio della citata serie, ma così è proprio qualcosa da dimenticare.
Voto: 1,5/5
Serenity – L’isola dell’inganno
Regia di Steven Knight
Con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Diane Lane, Jason Clarke, Djimon Hounsou, Jeremy Strong e Charlotte Butler