L’antico detto al cuor non si comanda non è sicuramente di moda in casa gialloblù. Dopo aver raggiunto la serie A passando per l’impervia scorciatoia dei playoff, il popolo dell’Hellas chiedeva a gran voce la conferma di Alfredo Aglietti sulla panchina scaligera. Arrivato in punta di piedi, il tecnico originario di San Giovanni Valdarno è riuscito in poche settimane nell’impresa di ridare speranza e fiducia ad una squadra in piena crisi d’identità. Un probabile fallimento sportivo si è trasformato in un grande successo e la tifoseria, da mesi in preda ad una galoppante disaffezione, è tornata a riempire gli spalti del Bentegodi. Due piccioni con una fava. In cuor suo, inutile negarlo, l’ex giocatore gialloblu ai tempi di Cesare Prandelli, confidava di essersi meritato la possibilità di rimanere al timone della prima squadra anche per la prossima stagione. Una convinzione rafforzata anche da un indice di gradimento che non si vedeva in riva all’Adige sin dai tempi di Andrea Mandorlini. Il suo legame affettivo con la piazza, del quale non ha mai fatto segreto sin dal suo arrivo a Verona, rappresentava l’equazione perfetta.
La meritocrazia e il mondo del calcio, però, non sono mai andati particolarmente d’accordo. Lo spartito anche in casa scaligera ha subito un brusco e repentino cambiamento. Maurizio Setti, dopo alcuni giorni di attenta e, almeno si spera, ponderata riflessione, presi in mano carta e penna, ha deciso di scrivere un finale completamente diverso. Il patron gialloblù, ignorando quello che era il sentimento espresso dalla piazza, ha spiazzato tutti, dando il classico benservito al buon Aglio e virando con decisione sul croato Ivan Juric. La scelta decisamente controcorrente ha lasciato l’amaro in bocca a molti tifosi i quali, forse anche in maniera affrettata, hanno subito manifestato il loro disappunto. Evidentemente la società non ha creduto in Aglietti al punto da rinnovargli incondizionata fiducia. Se questa è stata la chiave di lettura, meglio così.
L’ex allenatore del Genoa, società dalla quale si svincolerà il prossimo 30 giugno in virtù della scadenza naturale del contratto, è balzato agli onori della cronaca qualche stagione fa per aver condotto in seria A, per la prima volta nella sua storia, il Crotone. Il risultato ottenuto gli è valso la panchina del Grifone, dove ha trascorso gli ultimi tre anni, collezionando ben tre esoneri e alcuni successivi subentri. In mezzo anche una salvezza che gli ha garantito la conferma quando la rescissione contrattuale sembrava essere una formalità. Numeri alla mano, tuttavia, più ombre che luci. Le statistiche, infatti, parlano di solo 9 vittorie su 51 incontri con ben 28 sconfitte. Un curriculum tutt’altro che esaltante ma che non differisce
di molto, nella sostanza, da quello del suo predecessore. Appena la notizia è diventata di pubblico dominio, ancor prima che la stessa trovasse ufficialità, il futuro allenatore scaligero è finito nel tritacarne mediatico dei cosiddetti tifosi da tastiera. Il rancore, forse mai sopito nei confronti di Setti, ha risvegliato nei sostenitori più accaniti tutta quell’acredine accumulata in queste ultime due stagioni, che solo la promozione in serie A pareva aver temporaneamente smorzato.
La scelta operata dalla società ha, peraltro, tutto l’aspetto di una mossa azzardata. I numeri, come detto, non sono certo il cavallo di battaglia di Juric, anche se (a dirla tutta) fino ad un mese fa non lo erano nemmeno quelli di Aglietti. Crediamo sia comunque ingiusto crocifiggere il nuovo tecnico prima ancora che costui metta piede in città, basandosi solo sui risultati conseguiti in passato. Volendo trovare una diversa chiave di lettura, preso atto dell’intenzione della società di non proseguire con l’allenatore della promozione, avrebbe avuto probabilmente maggior senso affidarsi ad un allenatore di esperienza. I nomi di Beppe Iachini e Francesco Guidolin, circolati più volte in questi giorni, visto il loro curriculum avrebbero potuto rappresentare il profilo più adatto. La società ha, invece, deciso diversamente ed è quindi inutile lasciare spazio a contestazioni sterili ed inutili. Al popolo gialloblù non resta che concedere a Juric la possibilità di giocarsi le proprie carte. A dire chi avrà avuto ragione ci penserà solamente il campo. Le polemiche, almeno per ora, possono rimanere fuori dalla porta.