Valentina, musicista veronese in Canada
Com'è il Canada? Ce lo racconta Valentina, una musicista veronese alla scoperta dello Stato della foglia d'acero.
Com'è il Canada? Ce lo racconta Valentina, una musicista veronese alla scoperta dello Stato della foglia d'acero.
Per più di un secolo il sogno dei migranti italiani è stato l’America. Chi mai avrebbe considerato il Canada, appena sopra, così vicino ma culturalmente così lontano? Parliamone con Valentina, veronese doc, laureata in canto popular music, che ci racconta com’è vivere nella terra degli aceri…e non solo.
Chi è Valentina?
«Sono nata e cresciuta a Verona, ho deciso di trasferirmi a Montrèal, Canada, per un’esperienza all’estero. In Italia ho conseguito il diploma in scienze sociali a indirizzo musicale e, successivamente, mi sono laureata al Conservatorio di Trento in Canto popular music. Un giorno di circa due anni fa, col mio ragazzo ho ho preso la decisione di provare una nuova esperienza in un Paese estero. L’Italia mi è sempre piaciuta, ma penso che alcune volte sia necessario “cambiare aria” per capire davvero come gira il mondo e per arricchire il proprio bagaglio linguistico, culturale e personale.»
Valentina e il Canada: che cosa lì unisce?
«Ora le cose che ci uniscono sono molte. Penso ad esempio agli amici trovati qui: avere una città così multiculturale a portata di mano ti permette di conoscere persone da ogni parte del mondo e parlare tutte le lingue del mondo. Anche la possibilità di trovare un lavoro in modo facile e veloce è un altro aspetto positivo di questo Paese.»
Il Canada è nell’immaginario alci, neve e succo d’acero. Quanto corrisponde al vero?
,«Nessuna obiezione riguardo alla neve. Corrisponde al vero. Le temperature qui d’inverno toccano i -35°C e la neve compare a dicembre per andarsene ai primi di maggio. Pupazzi di neve e attività invernali sono sicuramente un modo per passare il tempo a Montrèal. Lo sciroppo d’acero non è difficile da trovare. Al supermercato con la stessa quantità e varietà con cui in Italia trovi farina, pasta o caffè, qui trovi sciroppo d’acero. A colazione non manca mai assieme ai pancake, uova e bacon. Appena si esce dalla città si trovano anche molte Cabane à sucre: posti in cui lo sciroppo d’acero la fa da padrone e viene proposto come accompagnamento a ogni piatto servito. Queste attività molto caratteristiche si trovano generalmente immerse in un bosco di aceri da cui, appunto, viene ricavato lo sciroppo dopo un’attenta e tradizionale lavorazione. Le alci, invece, non sono molto frequenti (anche se ci sono). Noi viviamo a Montrèal – metropoli che conta circa 1,8 milioni di abitanti – quindi risulta difficile incontrare un alce per strada! Uscendo un po’ dal centro può capitare di intravederne qualcuna. Sicuramente nei boschi a poche ore da qui non mancano.»
Com’è la vita e la gente del Canada?
«Arrivare in un Paese così distante da casa ti porta a cambiare le tue priorità e il tuo modo di pensare. La cultura delle persone, il loro modo di approcciare sono diverse. Non necessariamente peggiori, semplicemente diverse. Conoscere gente da ogni parte del mondo qui è normale al punto tale che è difficile trovare un “vero” canadese. La comunità italiana a Montrèal, ad esempio, è molto estesa. Organizzano molte feste ed eventi che richiamano l’Italia. Qui ogni regione Italiana ha una propria associazione, Veneto compreso. Gli italiani all’estero cercano sempre di aiutare gli ultimi arrivati offrendo loro il vino prodotto nelle cantine come si faceva una o due generazioni fa da noi. Dal palermitano al bolzanino qui si sentono tutti orgogliosissimamente italiani senza distinzioni. Come dicevo qui trovi gente emigrata da ogni parte del mondo negli anni. Forse proprio per questo c’è un senso di aiuto verso il prossimo che in Italia è difficile da trovare. Socializzare a Montrèal non è un grande problema. Oltre alle relazioni umane, la vita a Montrèal è più monotona di quella italiana. A causa del lungo inverno e delle temperature rigide è difficile trovare mercatini o attività da fare all’aria aperta. Non mancano i parchi e le piscine ma, visto il clima, sono utilizzabili solo 4 mesi all’anno.»
Cosa ti è mancato di Verona?
«Il clima, la famiglia, “il bello”. La neve è inizialmente meravigliosa, ma dopo cinque mesi in cui trovi la tua auto sepolta dalla neve inizi a desiderare con tutta te stessa un po’ di sole e mare. Vista la distanza da casa, la nostalgia delle persone della tua famiglia è sicuramente importante. Siamo tornati in Italia per le feste di Natale ma sicuramente non è come vivere accanto ai tuoi parenti. Forse in questo caso una città più vicina –penso a una qualsiasi città europea – renderebbe questo aspetto meno impegnativo. “Il bello” è molto difficile da spiegare soprattutto a chi è uscito poche volte dall’Europa. In breve potrei dire che noi siamo abituati “al bello” che ci circonda. Non necessariamente mare, lago e montagna ma anche la piazza del vostro paese, la vostra città, i “mercatini” sul lago, uno spritz con gli amici! A Verona ci sono centinaia di monumenti storici immensamente belli. Ammetto che quando abitavo a Verona non apprezzavo pienamente la bellezza di questi ma, dopo aver vissuto un anno in Canda, quando sono tornata, rivedere l’Arena è stata una sensazione indescrivibile. La città con i suoi vicoletti antichi e con tutta la sua storia è una bellezza inestimabile del nostro Paese che troppe volte viene sottovalutata. Qui non esiste questa concezione. La parte vecchia di Montrèal somiglia allo stile francese ma sicuramente è ben distante da qualsiasi stile europeo. Se qualcuno ha visitato l’America può capire. Il bello italiano ed europeo è una meraviglia che non può trovare confronti in America.»
Cosa non ti è mancato affatto?
«La chiusura mentale delle persone e la diffidenza verso il prossimo. La popolazione qui è tutta immigrata o figlia di gente immigrata precedentemente. Sono sicura che questo è la motivazione che spinge tutte le persone a fidarsi del prossimo ed aiutare qualsiasi persona si trovi in difficoltà. Noi siamo italiani da moltissime generazioni e, quindi, è difficile comprendere la situazione in cui si trovano alcune persone in cerca di aiuto che magari vengono da altri Paesi. Non è facile aiutare il prossimo e l’italiano è quasi sempre diffidente a causa delle esperienze passate. Premesso tutto questo, trovo che in Italia, o almeno a Verona, la diffidenza e la chiusura mentale siano troppo accentuate.»
Concludendo, come ti vedi nel tuo futuro?
«Aprirò una mia scuola di musica a Sommacampagna, dove impartirò lezione di pianoforte e canto frutto della mia esperienza come insegnante in Canada. La mia scuola sarà diversa poiché tratterà di benessere attraverso la musica, massaggi sonori con campane tibetane e agopuntura con diapason– (una tecnica molto efficace volta ad aiutare tutte le persone a raggiungere un profondo stato meditativo e di benessere psicofisico –studiato in questi due anni in Canada che mi hanno dato la possibilità di ottenere un diploma come sonoroterapeuta, professione praticata a Montrèal anche negli ospedali.»
Cosa riporterai in Italia della tua esperienza all’estero?
«Questi 2 anni a Montrèal mi hanno cambiato molto. Mi hanno aperto la mente, mi hanno fatto apprezzare l’Italia e mi hanno fatto conoscere molti amici da ogni parte del mondo. Certo, ora sto per tornare in Italia. Non mi sento di aver fallito, ma è semplicemente arrivato il momento di riavvicinarmi alla mia famiglia e al mio Paese. Porto nel cuore il Canada e tutti gli insegnamenti di vita che mi ha dato. Porto nel cuore i miei amici conosciuti qui, la mia grande e immensa famiglia. Porto nel cuore le immense nevicate, tutti i miei studenti, la mia bellissima esperienza lavorativa. Non credo sarà un addio ma un arrivederci. Arrivederci Canada!»