Scaligera: game over
Anche quest'anno il sogno promozione della Scaligera si infrange allo scoglio dei quarti di finale.
Anche quest'anno il sogno promozione della Scaligera si infrange allo scoglio dei quarti di finale.
Il sogno di poter rivedere dopo tanti anni – seppur in una categoria inferiore – un remake delle storiche sfide fra i giganti giallo blu e i “cugini“ trevigiani, si infrange sul parquet di Treviglio. A vestire i panni del giustiziere il ventiduenne Lorenzo Caroti che, dopo un inguardabile 1 su 19, è salito agli onori della cronaca al crepuscolo del tempo supplementare, mettendo la sua firma in calce al successo orobico nella gara-5 di questa interminabile sfida play-off. Due incredibili canestri dalla linea dei tre punti che hanno significato per Verona l’ennesima eliminazione dalla lotta per salire in A1. É stato questo l’amaro esito della sfida spareggio che si è consumato in un PalaFacchetti gremito all’inverosimile. 81 a 76 il punteggio finale per i padroni di casa all’over time, dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi sul 68 pari.
Anche in questa occasione non mancano i rimpianti per gli scaligeri. Come già successo in gara-4, Verona si è dimostrata incapace nel concretizzare le occasioni che via via riusciva a fatica a procurarsi, dimostrando ancora una volta quella carenza di personalità che rappresenta un po’ il leitmotiv di tutta la stagione. Alti e bassi, infatti, si sono ripetuti con frequenza anche sul parquet bergamasco. A tal proposito è significativo come più di una volta Dalmonte abbia rimarcato la principale caratteristica dimostrata dalla sua squadra nell’arco della stagione, ovvero quella di distribuire i punti su tanti giocatori con almeno cinque di questi spesso in doppia cifra. Nella serata decisiva, tuttavia, è successo l’esatto contrario. L’intero peso dell’attacco è rimasto sulle spalle del povero Ferguson, autore di ben 31 punti, con un ragguardevole 55% dalla grande distanza. Degli altri il solo Vujiacic ha superato la doppia cifra con undici punti, peraltro quasi tutti realizzati nell’arco dei primi due quarti. Treviglio, invece, sospinta a gran voce da un intero paese – quasi un abitante su dieci mercoledì era sui gradoni del palazzetto – ha confermato la sua capacità di portare pressione sul portatore di palla avversario, situazione questa che ha costretto i giganti gialloblu a soluzioni forzate e spesso al limite dei 24 secondi. Gli orobici, inoltre, hanno dimostrato una maggiore facilità sia nell’arrivare sotto canestro sia nel liberare i tiratori dalla distanza.
Le cattive condizioni fisiche di alcuni giocatori – su tutti Poletti e capitan Amato al rientro dopo tre gare di stop – scesi in campo evidentemente non al meglio, non possono certo rappresentare un alibi. Coach Dalmonte, che al termine della partita si è interamente addossato le responsabilità, non ha sfruttato appieno la profondità della panchina di cui disponeva, non riuscendo a porre adeguato argine alle prestazione del già citato Caroti e dei non ancora ventenni Palumbo e D’Almeida. Una nota positiva, invece è arrivata dagli spalti, dove nonostante la tensione e l’increscioso episodio di gara uno – lancio in campo di un bicchiere di birra da parte di un tifoso gialloblù, subito identificato ed isolato dal resto della tifoseria – si è potuto assistere ad un bel momento di sport e passione con le due tifoserie pronte ad incitare i propri beniamini e capaci di riconoscere sportivamente le capacità dei rispettivi avversari.
E adesso? Adesso la palla passa alla società. L’obiettivo dichiarato era, all’interno di un progetto triennale, di raggiungere almeno le semifinali, migliorando così quanto fatto la scorsa stagione, per poi cercare la risalita in A1 nella stagione 2019/ 2020. Quarti o semifinali, a mio avviso, cambia poco, ma sembra evidente la necessità di arrivare ad alcuni chiarimenti. Da da un po’ di tempo ci sono voci su un avvicendamento del direttore sportivo Daniele Della Fiori, la cui figura è strettamente legata a quella del coach, legato a Verona, però, da un altro anno di contratto. Il nucleo dei giocatori italiani è sicuramente più che buono tanto da non ritenere auspicabile una nuova rivoluzione, sulla scia di quanto visto in questi ultimi anni. Come sempre la scelta dei due stranieri sarà condizionata dalle dinamiche di questo particolare mercato. La famiglia Pedrollo, a più riprese nel corso degli anni, ha lanciato appelli per convogliare forze fresche in società al fine di poter far crescere il movimento ma l’appello è rimasto spesso inascoltato. Ci aspetta quindi un’altra lunga estate..