Intervista a Stuart Milk, presidente della Harvey Milk Foundation.
Lo scorso 18 maggio 2019, si è unito al Verona Pride 2019 anche il noto attivista statunitense per i diritti umani Stuart Milk, scrittore, attuale presidente della Harvey Milk Foundation e nipote dello storico leader politico per i diritti civili Harvey Milk, a cui è ispirato l’omonimo film con Sean Penn. Nel corso degli anni, Stuart ha difeso la comunità LGBT nelle sedi di governo principali di molti paesi esteri, tra cui anche l’Italia.
Milk, cosa pensa del movimento LGBT a Verona e perché lei è qui oggi?
«Questa è la mia quinta volta qui a Verona ed è l’undicesima che la Milk Foundation appoggia il movimento LGBT in Italia. È particolarmente importante per noi, dal momento in cui è qui che si trova il centro Milk LGBT ma anche perché Verona è conosciuta in tutto il mondo come la città dell’amore, dell’amore che va diffuso, e credo sia necessario ricordarlo. Per quanto riguarda il movimento LGBT è fondamentale fare tre passi in avanti se ne facciamo due indietro, non solo per guadagnare il terreno perso, ma anche per riuscire ad andare sempre avanti. Sono qui per appoggiare la comunità LGBT a livello internazionale, perché nel campo dei diritti civili tutti, a livello mondiale, rischiamo di perdere qualcosa.»
Abbiamo lottato per l’uguaglianza, sopratutto per i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Non abbiamo, però, lottato abbastanza contro la transfobia, la bifobia e l’omofobia. Cosa pensa dell’attuale condizione della comunità LGBT a livello mondiale e della lotta all’omofobia in generale?
«La questione delle nozze gay va avanti da quando mio zio è stato ucciso con quei proiettili e continua a essere un fatto di rilevanza… Sono convinto che laddove ci sono i matrimoni gay ci sia anche molta più tolleranza, più accettazione, meno attacchi e meno omofobia. Venerdì 17 maggio ne abbiamo avuto un esempio con il primo Paese asiatico che riconosce i matrimonio gay: Taiwan. Perciò stiamo facendo grandi progressi. Il fatto che abbiamo ottenuto più uguaglianza nella questione dei matrimoni non significa, però, che il lavoro sia finito: dobbiamo ricordarci che se il movimento LGBT va avanti, è compito nostro assicurarci che anche tutte le altre minoranze lo facciano, vale a dire i migranti, le persone di colore e molte altre.»
Cosa accomuna, secondo lei, tutte queste minoranze?
«Non ci sono nemici che possano dividerci o metterci gli uni contro gli altri se c’è l’amore ed è questa la nostra battaglia più grande: assicurarci di lavorare tutti insieme in modo collaborativo. Se unissimo tutte le minoranze, cosa succederebbe? Saremmo la maggioranza. Dobbiamo quindi liberarci dai bulli del mondo, che non sono solo quelli che troviamo tra i banchi di scuola: ci sono bulli che hanno in mano grandi poteri, come i presidenti di alcuni Paesi del mondo, ma noi tutti possiamo alzarci in piedi e fermarli.»
Nella foto di copertina attivisti del gruppo Pinkrefugees, che hanno aperto il “Verona Pride 2019”.