In pieno stato confusionale
In questo inizio di stagione le Rosse escono in pieno stato confusionale dal confronto con le Mercedes. Ora serve una decisa inversione di rotta.
In questo inizio di stagione le Rosse escono in pieno stato confusionale dal confronto con le Mercedes. Ora serve una decisa inversione di rotta.
La Ferrari esce dal confronto con le Mercedes nel Gp di Spagna – e più in generale da questo inizio di stagione – come un pugile suonato dalle sberle di Mike Tyson. Stesa al tappeto e in pieno stato confusionale. Le sonore cinque vittorie a zero (doppiette per la precisione, record assoluto) che le “Frecce d’Argento” hanno rifilato alle “Rosse” nelle cinquina di inizio, non lasciano spazio a molte interpretazioni. Squadra, vettura e piloti del team di Brackley sono stati finora semplicemente perfetti, mentre dalle parti di Maranello nessuno può ritenersi esente da colpe. Una situazione alquanto fosca che presenta inquietanti analogie con altre brutte vicende vissute in passato dalla Scuderia Ferrari, che gli appassionati non più giovanissimi hanno ancora ben presenti.
Una su tutte la lontana stagione 1991, quando una serie di circostanze molto simili alle attuali si verificarono dalle parti di Maranello. In quell’anno in Ferrari erano reduci da un’annata dove con una prima guida come il pluricampione francese Alain Prost e una vettura molto valida avevano lottato a lungo per la conquista del mondiale piloti. (la scorsa stagione è successa proprio la medesima cosa con il tedesco Sebastian Vettel ). Le premesse erano più che buone tanto che per affiancare il francese si puntó su un giovane molto promettente come Jean Alesi, che l’anno prima aveva messo in mostra le sue doti alla guida di una modesta Tyrrel (un pò come è successo quest’anno con la scelta di Lecrerc, la scorsa stagione in gara con una Sauber). Tutto andò, invece, a catafascio. La vettura del ‘91 si rivelò molto meno innovativa delle dirette concorrenti McLaren e Williams, a tal punto da indurre i tecnici di Maranello a varare una nuova monoposto a metà campionato. Una scelta che non risollevò affatto le sorti di una stagione terminata con zero vittorie all’attivo. Dopo dopo le prime gare la dirigenza del Cavallino, spinta da un comune malcontento sempre più grande tra appassionati e addetti ai lavori, licenziò in tronco il direttore sportivo Cesare Fiorio chiamando al suo posto il direttore tecnico Claudio Lombardi che si trovò a ricoprire il doppio ruolo. ( esattamente come Mattia Binotto chiamato al posto del ds Arrivabene, non confermato ad inizio stagione). Infine, ad una sola gara dal termine, il tragicomico allontanamento di Prost, reo nella conferenza stampa al termine del Gp del Giappone, di aver paragonato la guida della sua monoposto alla guida di un camion. Una lunga serie di scelte compiute da una dirigenza sicuramente non all’altezza. Solo il successivo arrivo di Luca Cordero di Montezemolo, riuscì con il tempo nell’ardua impresa di ricostituire un team vincente.
Secondo molti, dopo la prematura scomparsa del presidente Sergio Marchionne, in casa Ferrari manca oggi una vera guida in grado si dirigere la gestione sportiva con polso e a detta di molti oggi sembra mancare alla Ferrari una vera guida, che sappia condurre con polso fermo e scelte chiare un’efficace gestione sportiva. Le dichiarazioni contraddittorie dei piloti e, soprattutto, del ds Binotto, raccolte prima e dopo il Gp di Spagna, riguardo alle prestazioni attese e a quelle effettivamente verificatesi, lasciano piuttosto sconcertati. Difficile, a questo punto, pensare a repentini cambi di rotta. Analogamente l’affermazione a quanto pare verosimile – che la SF90 è nata con difetti congeniti di difficile soluzione –. Ora il calendario delle gare prevede una serie di tracciati maggiormente favorevoli (Montreal e Silverstone ). La speranza, che è anche un auspicio, è quella di ottenere risultati più consoni e iniziare a salire sul podio.