Mezzogiorno di suono
Alla fine del nostro evento "Noi siamo!" di sabato scorso si è esibita la band dei Seymour. Questo il racconto del loro concerto.
Alla fine del nostro evento "Noi siamo!" di sabato scorso si è esibita la band dei Seymour. Questo il racconto del loro concerto.
«Quando suonate?» «Sabato a mezzogiorno?» «Cos’è? L’anticipo di A?»
E invece è proprio così, sono le 12.20 e siamo al Cohen. Fuori, i ragazzi dei Seymour scalpitano. Chi sta con la famiglia, chi scherza con gli amici, chi stempera con una birra. Arriva l’applauso, si chiude l’intervento di Paolo Biondani alla presentazione de “Il Nazionale”, «Andiamo».
Attorno a loro, i manifesti di Bowie, Pearl Jam e tanti altri, la cornice del Cohen è perfetta per questa Prima, la prima volta in acustico, la prima volta con la nuova voce Alberto Giuliano.
I ragazzi sistemano gli strumenti, si guardano un po’ increduli e via, senza intro e presentazioni. Il pubblico, inizialmente distratto dal buffet, si avvicina, da fuori entra anche qualche curioso, la musica è coinvolgente.
Nove i pezzi in scaletta, tutti in inglese, potrebbero rappresentare un problema, ma basta aspettare la hit Paradise (la più radiofonica della tracklist del gruppo) perché l’iniziale imbarazzo dei ragazzi si sciolga a suon di note e gli sguardi seri, concentrati, lascino spazio ai sorrisi divertiti.
È forse questa la sensazione più forte.
Leopoldo alla chitarra fisso con lo sguardo verso Giovanni, il bassista, sguardo complice nei vari assoli, sguardo rilassato non appena il pubblico inizia ad applaudire. Il sopracciglio arricciato di Ernesto, al pianoforte, che si stempera. Gli occhi chiusi in alcuni momenti di Gianluca, il batterista, si spalancano e la voce di Alberto, inizialmente strozzata dall’emozione si libera completamente.
Un’alchimia vincente, da una certa nota in poi. Danno proprio l’impressione di divertirsi e il pubblico capisce e apprezza, anche nelle canzoni più blande come The Shady Side. Sembra che tutto il Cohen si stia divertendo e sì, è solo mezzogiorno di un sabato italiano.
È proprio sul finale, con Black bass e While you were che Giuliano si lascia andare, con la prima quasi recitando, con la seconda, effettivamente più scanzonata, saltando sul palco.
C’è tempo e spazio per una sorpresa, una cover in italiano, una vecchia canzone degli Anita Ci potrai trovare lì, che sembra suonare come un appuntamento al prossimo atteso concerto.